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Sei meno nove, l’ora del bacio

Creato il 23 giugno 2015 da Media Inaf

Times Square, New York, 14 agosto 1945. È il giorno del V-J, il Victory over Japan Day. Le radio giapponesi hanno trasmesso la voce dell’imperatore Hiroito dare l’annuncio della resa. Le radio americane, a loro volta, mandano in onda quella del presidente Truman che dichiara la fine della Seconda guerra mondiale. La piazza sta per essere invasa dalla folla festante. I fotografi lo sanno, annusano la Storia, quella con la ‘esse’ maiuscola. Cercano le prospettive migliori per immortalarla. Una potrebbe essere lì, qualche metro a sud della 45esima, dove la Broadway e la Settima s’incrociano. Da lì basta puntare l’obiettivo verso nord e si ha tutta Times Square nel mirino. Ed è lì che si trova in quel momento, con la sua inseparabile Leica IIIa (numero di matricola: 238716), vuoi per fiuto vuoi per caso, il fotografo di Life Alfred Eisenstaedt.

Times Square, New York, 14 agosto 1945. Un giovane vestito da marinaio incrocia una giovane in abiti bianchi da infermiera. Forse lui si chiama George, è appena uscito da un cinema, in compagnia della futura moglie Rita, e ha bevuto qualche drink di troppo per celebrare la giornata. O forse no. Forse lei si chiama Greta, è un’igienista dentale, e ha approfittato della pausa pranzo per unirsi ai festeggiamenti. O forse no. Fatto sta che in quel momento i due s’incontrano, preso dall’euforia dei festeggiamenti lui la stringe a sé, lei s’abbandona alle sue braccia in un accenno di casqué. E si baciano.

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E quella scena e quella Leica, in quel momento, s’uniscono. Come le labbra dei due giovani protagonisti. Dando origine a quello che rivaleggia con l’omonimo dipinto di Klimt, e con la scena sotto la pioggia in Colazione da Tiffany, sul podio dei più celebri baci della storia. What’s in a kiss, dimmi cosa c’è in un bacio, cantava Gilbert O’Sullivan senza ottenere risposta. Ebbene, in quel bacio di Times Square, qualunque cosa ci sia, c’è abbastanza da aver reso quel momento un’icona del secolo scorso, venduto in milioni di copie, affisse in altrettante camerette, e celebrato persino nei Simpsons.

Ma quand’è quel momento? Il giorno lo sappiamo, certo, ma l’ora? La domanda non è così peregrina. Una “datazione” precisa potrebbe aiutere a rispondere a un quesito ancora aperto e sul quale si sono scontrate, nel corso dei decenni, versioni contrastanti, con strascichi anche legali. Ovvero: chi sono i due giovani che si baciano? I candidati sono tanti, si contano almeno una decina di “marinai” e tre “infermiere”. Per stabilirne l’identità, oltre a confrontare le testimonianze, sono state eseguite misure antropometriche, si sono confrontati tatuaggi, s’è chiesta persino una consulenza a un’artista forense. Ma la risposta definitiva ancora non l’abbiamo. Riuscire a stabilire l’ora esatta del bacio permetterebbe una radicale scrematura fra i pretendenti.

Qualcuno ci ha provato cercando di decifrare l’ora segnata dall’orologio nell’insegna “Bond”. Purtoppo, mentre la lancetta dei minuti s’aggira chiaramente attorno ai ‘50’, quella delle ore è assai più indefinita, lasciando aperte tre possibilità: attorno alle 16:50, alle 17:50 o alle 18:50. E a questo punto è entrata in azione la scienza. Tre ricercatori, Donald Olson e Russell Doescher del dipartimento di fisica della Texas State University e l’astrofisico Steven Kawaler della Iowa State University, hanno spostato lo sguardo un poco più in alto, là dove una strana ombra viene proiettata sull’edificio in secondo piano. Analizzando centinaia di foto d’epoca, i tre sono riusciti a stabilire con certezza l’origine di quell’ombra: una grande insegna pubblicitaria, a forma di ‘elle’ rovesciata, dell’Astor Hotel. Ricostruendo poi il tragitto del Sole, in quel pomeriggio di 70 anni fa, sul cielo di New York, è stato possibile usare quell’insegna come fosse una meridiana, fino a far combaciare l’ombra della simulazione esattamente con l’ombra della foto in quel momento del 14 agosto 1945: le 17:51, secondo più secondo meno.

L’intera indagine è ripercorsa dai tre scienziati nell’ultimo numero di Sky & Telescope, e il risultato sta già contribuendo a scartare alcuni pretendenti e a mettere in dubbio i ricordi di altri. «La ricostruzione, ampiamente condivisa, illustrata nel libro The Kissing Sailor, che vede George Mendonça baciare Greta Zimmer attorno alle due di pomeriggio, è esclusa dall’analisi astronomica. Nel suo resoconto, Greta Zimmer ricorda che avvenne sul finire della pausa pranzo, iniziata all’una, e che dopo il bacio tornò in ufficio, dove il dentista le chiese d’annullare tutti gli appuntamenti del pomeriggio. Cosa che non può certo essere avvenuta dopo sei di pomeriggio. Questi dettagli del suo resoconto sono del tutto incompatibili con la luce del sole e le ombre», spiega Olson, «che dimostrano come il bacio della foto abbia avuto luogo alle 17 e 51. Inoltre, se George Mendonça è il marinaio che dà il bacio, non può aver visto lo spettacolo delle 13:05: doveva essersi recato al Radio City per la proiezione delle 16:07».

Insomma, di quel bacio sappiamo dove è stato scambiato, sappiamo da chi è stato immortalato, e ora sappiamo anche quando. Iniziamo a sapere chi non c’è, ma ancora non sappiamo chi sono, quei due giovani amanti d’un attimo. Questo l’astronomia non può dircelo. Ed è probabilmente un bene, così che possiamo continuare a riconoscervi una parte di noi.

Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Malaspina


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