La scena è quella classica del più pirotecnico fra i botti astronomici: l’esplosione d’una supernova. Solo che questa volta potremmo avere la “foto del petardo” quand’ancora era integro. Un sogno per gli astronomi, che non essendo fino a oggi riusciti a incastrare gli oggetti responsabili di quelle esplosioni note come supernove di tipo Ia – in questo caso, per l’esattezza, una mini-supernova detta di tipo Iax – devono accontentarsi di supposizioni. A scattarla, quasi senza volerlo, è stata la Wide-Field Camera 3 del telescopio spaziale Hubble. E a compiere il lavoro di analisi, descritto oggi sulle pagine di Nature, un team di ricercatori guidato da Curtis McCully, studente di dottorato alla Rutgers University, nel New Jersey. Se la scoperta sarà confermata, rappresenterà una tappa fondamentale nel percorso verso la comprensione delle supernove.
Ma andiamo per ordine. È il mese di gennaio del 2012 quando gli astronomi del progetto Lick Observatory Supernova Search (LOSS) individuano i resti evidenti di un’esplosione di supernova nella galassia NGC 1309, a 110 milioni di anni luce da noi. Battezzata SN 2012Z, all’analisi spettroscopica mostra i tratti tipici delle supernove di tipo Iax. Meno energetiche delle “cugine” di tipo Ia, queste mini-supernove sono relativamente rare – gli astronomi ne hanno individuate una trentina – e dopo l’esplosione possono lasciarsi alle spalle una nana bianca superstite: per l’appunto, una “stella-zombie”.
A rendere questo evento diverso dagli altri è una fortunata coincidenza: pochi anni prima, in particolare a cavallo fra il 2005 e il 2006 poi ancora nel 2010, quella regione della galassia NGC 1309 venne fotografata più volte da Hubble. Non appena McCully e colleghi se ne rendono conto, si mettono a scartabellare nel catalogo del telescopio spaziale per recuperare le preziose immagini precedenti all’esplosione. E dopo averne migliorato il contrasto ecco apparire un oggetto caratteristico, esattamente nei dintorni del punto in cui è esplosa la supernova.
«Sono rimasto assai sorpreso nel vedere qualcosa proprio lì, nella posizione della supernova. Basandoci sulle precedenti esperienze nella caccia ai progenitori di normali supernove di tipo Ia», spiega McCUlly, «ci aspettavamo che anche in questo caso il sistema progenitore fosse troppo debole per risultare visibile. Quando la natura ci sorprende è sempre un’emozione».
Ancora più emozionante, però, potrebbe rivelarsi quello che si potrà intravedere verso la fine del 2015, quando la luminosità della supernova non sarà più accecante com’è ora. Se l’ipotesi dei ricercatori è corretta, il misterioso progenitore all’origine della supernova doveva essere un sistema binario formato da una nana bianca e da una stella compagna, di circa due masse solari, formata principalmente di elio. E al ricalar delle tenebre uno dei due oggetti, per quanto stremato dall’esplosione, potrebbe tornare a brillare.
Per saperne di più:
- Leggi su Nature l’articolo “A luminous, blue progenitor system for the type Iax supernova 2012Z“, di Curtis McCully, Saurabh W. Jha, Ryan J. Foley, Lars Bildsten, Wen-fai Fong, Robert P. Kirshner, G. H. Marion, Adam G. Riess e Maximilian D. Stritzinger
Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Malaspina