Credit: NASA / ESA
Il 18 dicembre, come promesso, il telescopio spaziale Hubble ha provato a cercare la cometa ISON un'ultima volta ma senza successo.
La delusione, però, non è stata troppa.
Dal 28 novembre scorso, infatti, quando la cometa ha affrontato il perielio, le speranze di poterla ancora seguire nei cieli erano andate progressivamente svanendo.
Gran parte della ISON sembrava perduta ancor prima di aver raggiunto il punto più vicino al Sole e quel che era sopravvissuto al passaggio, un piccolo nucleo o solo di alcuni frammenti, è andato dissipandosi nei giorni successivi.
L'immagine in apertura è un mosaico delle ultime osservazioni del telescopio spaziale Hubble.
Tracce di galassie, stelle, riflessioni generate all'interno della fotocamera ma niente che assomigli lontanamente alla ISON o a qualche suo residuo.
Ciascun quadrante è il risultato di due esposizioni: se qualcosa della cometa fosse rimasto allora sarebbe apparso nello stesso punto almeno in due scatti distinti.
Hubble ha anche provato a riprendere immagini con esposizioni diverse, rendendo le stelle come deboli striature per cercare di scovare possibili frammenti.
Credit: NASA / ESA
Credit: NASA / ESA
C'è da dire, comunque, che qualche incertezza rimane.
La direzione di puntamento del telescopio, per esempio, è stata prevista dall'astronomo Hal Weaver tramite gli ultimi dati disponibili, in base ai quali sono state ricavate due possibilità.
Il Dr. Weaver ha anche stimato che gli oggetti più deboli ripresi da Hubble in queste foto, sarebbero stati di magnitudine 25 e questo significa che il telescopio avrebbe potuto vedere frammenti più grandi di 160 metri.
Non è possibile, quindi, escludere categoricamente che qualche residuo della ISON esista ancora. D'altra parte frammenti della cometa sono rimasti visibili per molti giorni dopo il perielio: quel materiale potrebbe ancora esistere.