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Hugo Cabret, ovvero come Scorse capitombolò

Creato il 10 febbraio 2012 da Persogiadisuo

HUGO CABRET di Martin Scorsese USA, 2011 con : Asa Butterfield, Ben Kingsley, Chloë Moretz, Sacha Baron Cohen, Jude Law Hugo Cabret, ovvero come Scorse capitombolò

Hugo Cabret, ovvero come Scorse capitombolòCANDIDATO A 11 PREMI OSCAR tra cui 

MIGLIOR FILM, REGISTA, SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

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Hugo Cabret, ovvero come Scorse capitombolòTRAMA

Hugo Cabret è un ragazzino orfano che vive nell’orologio della stazione di Montparnasse a Parigi e un giorno ruba un topo meccanico in un chiosco di giocattoli mentre il bottegaio lo sta guardando..

Primo colpo di scena: l’uomo lo blocca e lo sgrida (ma dai?!), sequestrandogli tutto ciò che ha nelle tasche, compreso un taccuino a cui lui tiene tanto. Il ragazzino glielo chiede, lo insegue, ma gli viene sbattuta la porta in faccia e visto che lui ci tiene tanto a quel taccuino e glielo chiede piangendo, il simpatico vecchietto glielo riporta carbonizzato. Per fortuna Hugo incontra la figlioccia dell’uomo, Isabelle, che guardacaso ha proprio la chiave che a Hugo serve per aprire il cuore dell’automa lasciatogli dal padre ora morto. Guardacaso l’automa li conduce a casa di Isabelle, dove i due trovano dei disegni e per questo Hugo viene allontanato tra urla e pianti perché è una persona davvero crudele..

I due ragazzini vanno in biblioteca e in un libro leggono che il padre adottivo di Isabelle, George Méliès, è un regista creduto morto. Guardacaso dietro di loro spunta l’autore del libro che guardacaso è il fan numero 1 di Méliès e che guardacaso conserva un sacco di cimeli di Méliès proprio lì in biblioteca e parla loro del magico cinema di Méliès…

Mi fermo qua.

Hugo Cabret, ovvero come Scorse capitombolòHugo Cabret, tratto da La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Bryan Selznick, una graphic novel per bambini, è uno dei film più irritanti, noiosi, ridicoli e banali degli ultimi mesi.

Hugo Cabret, ovvero come Scorse capitombolòPurtroppo lo è dalla prima scena e rimane tale per tutta la lunga durata del film e sebbene sia difficile credervi, visto che alla regia c’è un genio come Martin Scorsese e alla sceneggiatura uno del calibro di John Logan (Il Gladiatore, L’ultimo samurai, The Aviator, Sweeney Todd), non vi è nemmeno una scena completamente soddisfacente.

Hugo Cabret, ovvero come Scorse capitombolòPiù che una delusione, un disastro che lascia a bocca aperta per quanto non riuscito in tutte le sue parti. Se poi si considerano le 11 candidature all’Oscar, allora si può rimanere a bocca aperta anche per tutto l’anno!

Che i film per bambini siano diventati a tutti gli effetti film per l’intera famiglia l’hanno dimostrato ampiamente la Dreamworks e la Pixar, mentre Scorsese riesce nell’ardua impresa di fare un film insopportabile per un pubblico adulto e noioso ed eccessivamente ingenuo perfino per un pubblico infantile che ha nel suo bagaglio la visione di almeno un paio di film. Perché questo basta per rendere Hugo Cabret qualcosa di superato.

La sceneggiatura è infatti la sagra del già visto o meglio di quello che non vorremmo mai vedere: tutto è scontato, prevedibile, ridondante, terribilmente fastidioso e quindi del tutto irrispettoso nei confronti del pubblico infantile, che non è più così naif come lo immaginano Scorsese e Logan. Non c’è infatti forse nulla di male nel rispettare e ribadire ad oltranza tutti gli stereotipi della fiaba e del racconto di formazione alla Dickens, ma l’ingenuità del tutto rende la pellicola a tratti indigeribile.

L’intento metacinematografico di educare all’amore per il cinema è nobilissimo e condividibile, seppur troppo calcato e alla lunga purtroppo didascalico, addirittura didattico. Quindi noioso per i non cinefili che invece trovaranno noioso tutto il resto.

Difficile che il pubblico possa rimanere meravigliato oggi di fronte all’antica magia dei film di Méliès, sebbene riproposti in 3D; di sicuro però il film può incuriosire, far riflettere sulla storia del cinema e sul ruolo che il cinema ha e ha avuto nelle nostre vite e in quelle degli altri, nel corso della storia (bellissima la proiezione di Arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat, però anche questa ripetuta più volte finché l'effetto meraviglia non scompare). In questo senso il film va di pari passo con The Artist, con questo effetto nostalgico che sembra aver invaso il mondo dei cineasti. E a proposito di nostalgia, qualche mese fa era Woody Allen a condurci per una Parigi anni ’20..

Una Parigi, o meglio una parte di essa, ovvero la Gare de Montparnasse, che grazie ai fidi Dante Ferreti e Francesca Loschiavo aderisce perfettamente allo stile del film: un giocattolone volutamente scenico, innaturale e sontuoso come erano i set di Méliès.

Tralasciando i contenuti, si potrebbe sempre sperare nella forma, visto che stiamo parlando di un grande maestro, ma questa volta anche dal punto di vista tecnico il film non convince.

La fotografia e il montaggio non stupiscono, gli effetti speciali a volte sono perfino modesti, per non parlare dei costumi: come si può nominare agli Oscar un film in cui il protagonista indossa per tutto il tempo lo stesso abito sgualcito? Sarà allora forse per gli uomini vestiti da gambero o da sirene? Forse. E che dire della colonna sonora di Howard Shore, un compositore straordinario (La trilogia de Il signore degli anelli, Il Silenzio degli innocenti)? Il fatto che abbia deciso di musicare anche The Twilight Saga: Eclypse deve averlo segnato: le musiche sono infatti bellissime perché ricordano moltissimo quelle di Yann Tiersen per Il Favoloso mondo di Amélie, col solito binomio Francia-Fisarmonica: insomma tutt’altro che uno score degno del titolo di migliore colonna sonora originale dell’anno.

Scorsese però rimane sempre un grandissimo nel dirigere i propri attori, no?

Hugo Cabret, ovvero come Scorse capitombolòNon in questo film: il giovanissimo protagonista è straordinario, Ben Kingsley offre un’ottima prova, ma Chloë Moretz non è molto in parte e lo stesso vale per Sacha Baron Cohen, che nel film occupa un ruolo importante: quello del villain tonto in stile Banda Bassotti, roba che oramai anche nei fumetti di Topolino risulterebbe fuori luogo.

Stesso discorso per tutti i personaggi di contorno, da Christopher Lee a Emily Mortimer, purtroppo mortificati da una sceneggiatura che ha ignorato la caratterizzazione dei personaggi.

Meritano infine una menzione di disonore due scene oniriche totalmente inutili in cui Scorsese ha voluto solamente inserire un po’ di fracasso ed effetti speciali, convincendo i produttori (tra cui Johnny Depp) a sborsare altri milioni al cospiscuo budget, arrivato così a 150 milioni di dollari per questo suo omaggio al cinema di Méliès che era artigianale, semplice e magico come questo film non è.

 VOTO: 5+


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