Roma 14 dicembre 2013
Oh, se avessi le sue ali, vento,
e se potessi sfrecciare senza indugio sulla via
saprei bene dove dirigere il mio volo.
E se sedessi su, su queste nubi quiete
che corrono per l’universo azzurro
saprei bene dove far correre il mio sguardo.
Se potessi comporre, sorgente, un canto
con la tua voce
tenero e dolce da far scorrere lacrime
saprei a chi far udire il mio canto.
Se potessi sorridere dolcemente come stella,
sorridere luminosa da commuovere chiunque;
saprei a chi mandare un sorriso d’amore.
E se avessi una mano tanto calda e forte e tenera
da carezzare via dolore e rimpianto
saprei chi guarire e sostenere.
Vedo e sento dove l’anima mia vorrebbe dirigersi
se il desiderio profondo del cuore potesse decidere;
so che volerebbe senza indugio in seno a te.
Hulda “la nascosta”, pseudonimo e nome parlante di Unnur Benediktsdottir Bjarklind, è in Islanda la prima donna che riesce a farsi spazio in un universo letterario esclusivamente maschile.
Nei lavori di Hulda è riconoscibile un doloroso percorso di crescita: nel primo libro Poesie, la voce è quella di una donna che non dubita delle proprie possibilità, ma che, se pure piena di aspirazione e di ideali, percepisce una limitazione, ancora non ben messa a fuoco; incompresa, inascoltata, spesso si paragona a un uccello dalle ali tappate, e il suo sogno di libertà è simile a un volo.
Questo post lo dedico alla mia Josephine, augurandole di volare sempre più lontano. Sempre più lontano.
A domani
Lié Larousse