Magazine Cinema
di Neill Blomkamp (Usa/Sudafrica, 2015)
con Sharlto Copley, Dev Patel, Hugh Jackman, Sigourney Weaver, "Ninja", Yolandi Visser
durata: 120 minuti
★☆☆☆☆
Ci sono film che a volte ti fanno proprio incazzare di brutto... ma che, paradossalmente, ti servono anche da lezione e ti aiutano nel tuo 'lavoro' di recensore dilettante, facendoti capire che non è utile nè serio sbilanciarsi in critiche entusiastiche verso questo o quel regista subito dopo la sua opera prima, nemmeno fosse Orson Welles in persona! E' il caso di Humandroid, terzo film da regista dell'ormai sopravvalutatissimo Neill Blomkamp, cineasta sudafricano autore di un folgorante debutto nel 2009 con District 9 (che aveva fatto gridare al miracolo quasi mezzo mondo), cui era seguito però il deludente Elysium, ipertrofico baraccone hollywoodiano a largo budget, che aveva immediatamente raffreddato gli entusiasmi...
Ecco. se Humandroid doveva essere il 'film della verità', diciamo pure che Blomkamp ce lo siamo giocato definitivamente: il film è di una bruttezza imbarazzante, non solo nei contenuti ma anche nella forma, inspiegabilmente sciatta e grossolana, e stavolta non certo per scelta autoriale come in District 9 (la cui confezione finto-trash era, invece, davvero geniale). Humandroid segna un'ulteriore e clamoroso passo falso nell'involuzione stilistica di Blomkamp, anche rispetto al già citato Elysium (patinato, ma comunque dignitoso), evidenziato sia da un'assoluta mancanza di spunti creativi che, soprattutto, da una messinscena svogliata, trasandata, in certe parti perfino volgare e disgustosa, che raramente mi era capitato di vedere in una produzione americana.
Così, il già deboluccio e stravisto tema di fondo (l'intelligenza artificiale) diventa il pretesto per imbastire una trama fragile e sconclusionata costruita intorno alla figura di un robot-bambino, il tenero Chappie, automa in grado di pensare come un essere umano allo stato infantile, che viene rubato da una banda di delinquentelli di mezza tacca e sfruttato per compiere rapine... tutta la vicenda è ambientata in un presente distopico (esattamente come in District 9) dove la criminalità è ridotta ai minimi termini grazie all'impiego, perlappunto, di robot-poliziotti praticamente indistruttibili ma non intelligenti come Chappie, il cui cervello è stato manipolato (illegalmente) dal 'solito' scienziato idealista dal cuore tenero che (avevate dubbi?) farà di tutto per riprendersi la sua creatura e, allo stesso tempo, gettare le basi per una società illuminata e non tenuta a bada con la repressione.
Quello che disturba (parecchio) in Humandroid, è il contrasto tra il facile e scontato buonismo di fondo della pellicola (lontana anni-luce dal realismo cupo e opprimente di District 9, e degna del peggior ultimo Spielberg) e la resa in immagini della stessa, infarcita di effettacci speciali spesso ai limiti del disgusto e di scene inutilmente violente ed efferate la cui unica funzione è quella di 'distrarre' lo spettatore da una storia assolutamente non coinvolgente e senza la giusta tensione filmica, dovuta anche allo scarso spessore dei personaggi e la poca verve degli interpreti principali (quasi tutti sprecati in ruoli insignificanti, vedi gli inutili 'camei' di Hugh Jackman e Sigourney Weaver, messi lì solo a scopo commerciale. Alla fine gli unici a salvarsi sono due rapper sudafricani prestati al cinema, tali "Ninja" e Yolandi Visser, ed è tutto dire...).
Traspare evidente, insomma, tutto il disagio di un regista che non riesce a ritrovare lo spunto autoriale di un tempo (anche se, alla fine, si tratta solo di cinque anni fa) e si arrabatta a svolgere un 'compitino' nel quale non crede più nemmeno lui, trasmettendo questa svogliatezza anche al resto del cast. Ne viene fuori un film senz'anima e senza cuore, violento, confuso e poco coraggioso, senza un filo d'ironia volontaria, superficiale nei contenuti e nei dettagli, che non aggiunge un solo fotogramma degno di nota alla filmografia di genere, rifugiandosi in innumerevoli e facili deja-vu (da Robocop, a Terminator, a Corto circuito, per non parlare di Pinocchio...). E che si candida, fin da ora, ad essere la delusione dell'anno.
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