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HUMANDROID (Chappie)

Creato il 09 aprile 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Humandroid_Teaser_Poster_Italia_midSci-fi del futuro prossimo, il terzo prodotto di Blomkamp non convince del tutto

Terzo film diretto dal sudafricano Blomkamp, Humandroid narra le gesta del robot Chappie, “neonata” intelligenza artificiale, che prende coscienza di sé e mette alla berlina la brutalità umana, che corrompe la purezza infantile del protagonista con false promesse di eternità.

Johannesburg 2016. La società Tetravaal, a causa della dilagante criminalità metropolitana, progetta dei robot umanoidi, che invadono le strade e ristabiliscono l’ordine. Dean, giovane ingegnere che li ha ideati, ha però l’ambizione di creare un’intelligenza artificiale in grado di provare emozioni. Dean riesce nel suo intento, ma la Tetravaal rigetta la sua idea, così il giovane progettista decide di impiantare il suo software in un robot destinato al macero. Tuttavia Deon verrà rapito e l’umanoide cadrà nelle mani di un gruppo di delinquenti.

Le pretese nei confronti di Blomkamp erano, sono e saranno sempre alte. Probabilmente tutto ciò è causato dal fatto che il suo debutto dietro la macchina da presa (District 9) ha ridefinito l’universo sci-fi, declinandone la sua valenza simbolica e politica. Purtroppo però dopo il suo brillante e rivoluzionario esordio, Blomkamp non ha trovato le giuste argomentazioni per accattivare il pubblico in modo convincente. E se Elysium pareva una dissertazione in un futuro, distopico e malato, sulla diversità (sociale, nella perfetta “piramide” orizzontale) già affrontata in modo più pregnante in District 9, Humandroid è il film che lo riporta indietro nel tempo e che gli permette di allentare le redini e far leva sull’ironia e sulla violenza delinquenziale. Tuttavia spaccando idealmente il suo prodotto in due tronconi (una prima parte in cui si assiste alla crescita psichica di Chappie e una seconda nella quale l’azione e la violenza divengono unici metri di giudizio nelle slumdog sudafricane), il regista mette troppa carne al fuco, accatasta temi e argomentazioni, senza il giusto approfondimento. Ciò che fuoriesce dall’operazione robotica di Blomkamp è tantissimo intrattenimento giocoso e divertente, ma superficialità d’intenti e di innovazione tematica (si ha la perenne impressione di aver già visto qualcosa a riguardo, ad esempio Blade Runner?). La coscienza come flusso di dati, analizzabili da un computer qualunque e trasferiti tramite una comune chiavetta usb, diviene  lo strumento per rendere appetibili e comprensibili le sue argomentazioni.

Humandroid esibisce l’eterno dubbio delle potenzialità di un’intelligenza artificiale che supera le umane capacità, ma nonostante ciò ci si ritrova di fronte un prodotto sterilmente action e che fa leva nuovamente sulla criminalità underground sudafricana (anche se District 9 estremizzava il contesto in modo più convincente).

Pellicola che si ferma a metà strada tra il film per famiglie Corto Circuito e il cult Blade Runner, ma senza sfociare nel deserto tecnologico e distopico di Terminator, Humandroid sviscera le leggi della robotica e le ribalta, trova il bandolo della matassa (riuscendo a toccare le corde del cuore con il disincanto del protagonista), ma lo perde quando esibisce diversi passaggi a vuoto e svolte narrative forzate. Prediligendo un’ambientazione cyberpunk, Humandroid è ambizioso nel suo voler mischiare ingranaggi e sangue, byte e neuroni. Inoltre bazzicando dalle parti del libero arbitrio, della violenza e dell’imperfezione umana si fa manifesto della brutalità dell’essere umano, elettosi costruttore e fustigatore divino al tempo stesso. Film che richiama la tenerezza e il sacrificio del miglior prodotto diretto da Blomkamp, Humandroid è una pellicola riuscita a metà; ci si aspettava di più da Blomkamp. Forse ci si aspetterà sempre qualcosa di più.

Uscita al cinema: 9 aprile 2015

Voto: ***


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