Hunger

Creato il 17 gennaio 2012 da Misterjamesford
Regia: Steve McQueenOrigine: UkAnno: 2008Durata: 96'
La trama (con parole mie): siamo agli inizi degli anni ottanta, e molti irlandesi repubblicani in carcere invocano lo status di prigionieri politici in modo da non essere considerati alla stregua dei comuni criminali attuando spesso e volentieri scioperi legati a privazioni che possano divenire i loro strumenti per combattere dall'interno delle celle.
Bobby Sands, alla ricerca di un impatto sempre maggiore, decide di dare il via ad uno sciopero della fame prolungato che possa finalmente portare un riconoscimento alla condizione sua e dei suoi compagni: lo attenderanno quasi settanta giorni di agonia e lotta.

In attesa che il discusso Shame faccia il suo ingresso al saloon, approfitto dell'occasione per riesumare l'esordio del talentuoso Steve McQueen dietro la macchina da presa, una pellicola d'impatto enorme premiata qualche anno fa a Cannes con la Camera d'oro e ancora oggi oggetto di culto per molti rappresentanti della blogosfera e non.Questo recupero, tra l'altro, parte con un rimprovero che faccio a me stesso, come una sorta di sonora bottigliata autoinflitta: sono, infatti, stato combattuto fino all'ultimo a proposito del voto da assegnare a questa pellicola, ben conscio del fatto che avrebbe meritato o sonore bottigliate o almeno tre whisky, testimonianza di un valore indiscutibile del risultato dalla stessa raggiunto.Invece, per una volta indeciso, ho alla fine optato per una più politica valutazione di mezzo che potesse premiarne l'indubbia bellezza estetica e l'interpretazione strepitosa di Michael Fassbender - ai livelli di quella che Christian Bale sfoderò per L'uomo senza sonno - ma segnare allo stesso tempo il limite che il lavoro di McQueen non è stato in grado di superare.Infatti, se da un lato l'occhio del regista londinese è indiscutibile, così come la sua abilità con la macchina da presa - testimone la terrificante sequenza dell'omicidio del secondino Lohan -, dall'altro il dubbio che tutto sia ridotto ad un mero esercizio di stile è  ricorrente, specie considerata la lentissima prima parte - a tratti addirittura noiosa - in grado di rievocare le meraviglie di Un condannato a morte è fuggito di Bresson senza minimamente riuscire nell'intento di eguagliarne - anche solo parzialmente - la potenza.Una sensazione simile a quella che risveglia il contenuto etico dell'opera, che ha il grande pregio di mostrare la (dis)umanità di una e dell'altra parte senza riuscire a trasmettere allo spettatore partecipazione emotiva, di qualsiasi genere essa possa essere, rischiando al contrario di rimanere imprigionato nell'algida sensazione di sospensione che avvolge la pur intensa escalation della parte conclusiva, legata a doppio filo all'evolversi dello sciopero della fame di Bobby Sands, una delle tante personalità complesse legate ad una causa che generò veri e propri eroi popolari così come atti di efferatezza sconsiderata, che si trattasse di compiere un attentato o incarcerare senza processo dei sospettati.Resta comunque strabiliante l'utilizzo della fotografia, vero e proprio strumento di comprensione e specchio dei protagonisti della vicenda, così come il lavoro sul cast, eppure il risultato risulta simile a quello che lascia in bocca e nello stomaco un cocktail presentato alla grande ma decisamente annacquato, in grado soltanto in parte di rendere giustizia ai talenti di regista e protagonista, alla vicenda - umana in particolare - che racconta, ma soprattutto al pubblico: con una dose maggiore di coraggio e di cuore, probabilmente, McQueen sarebbe riuscito a confezionare una pellicola destinata a fare storia, invece della consueta opera prima da regista indipendente di culto che colpisce ma solo e soltanto in superficie.E' confortante, di contro, fare comunque tesoro delle riflessioni suscitate dalla lotta di Sands e dal racconto degli McQueen e Fassbender: da un lato abbiamo un gruppo di uomini convinto e disposto a lottare fino alla morte affinchè sia riconosciuto loro un diritto che diviene non solo politico, ma addirittura morale, e dall'altra quegli stessi uomini, di fatto terroristi o sostenitori di una guerra che, inesorabilmente, ha mietuto troppe vittime innocenti - da entrambe le parti - e che personalmente non mi sento di giudicare alla stessa stregua dei criminali comuni, bensì decisamente peggio, per quanto indubbiamente perseguitati e vessati essi siano stati, figli di un'epoca e di una geografia - soprattutto religiosa - di violenza inaudita ed assurda.Il dialogo con il prete - impressionante per lo sforzo richiesto agli interpreti dato il lunghissimo piano sequenza, gestito senza dubbio malissimo rispetto all'economia della scrittura dell'opera, che risulta quasi muta nella prima parte, per poi perdersi in questo confronto così parlato da ricordarmi The sunset limited, per poi tornare all'epica silenziosa con lo sciopero di Sands - racconta così la vicenda di un'Irlanda che noi potremo sempre e soltanto conoscere da spettatori: quello che speravo potesse non essere il punto di vista di Steve McQueen.Ma a volte, la speranza finisce sepolta sotto troppe intenzioni.Cattive o buone che siano.
MrFord
"We are the outcasted ancient descendantsthe ones who've been calling andwould you still die for the dead yet still livingstarved of a time that's now comewe are the children... The hungry children."Misfits - "The hunger" -

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