Hunger Games ti colpisce nel profondo.
La vita scandita dalla ricerca del cibo, dalla preoccupazione di non trovarne abbastanza, dalla possibilità di perdere chi ami, da pensieri fissi e martellanti che agiscono da motore per ogni azione dei protagonisti, adolescenti senza adolescenza, ragazzi senza orpelli, troppo tesi a sopravvivere per vivere, cacciatori impavidi, ma timidi agnelli di fronte alla più piccola forma di gentilezza. Non c’è posto per il superfluo negli Hunger Games, niente scarti, ogni cosa conquistata nell’arena è finalizzata ad uno scopo ben preciso.
I 24 Tributi che lottano per la vita non possono permettersi concessioni alla morale, alla compassione, all’amore. Eppure, nonostante il buio sovrasti le vite di tutti, la forza dei legami – familiari, di amicizia e il germe di una passione più adulta - apre degli squarci sfolgoranti nella storia, la fiducia nell’altro vince la convenienza, la vulnerabilità di un sentimento diventa roccaforte inespugnabile.
“Il sindaco sale sulla pedana e comincia a leggere […] Racconta di Panem, la nazione risorta dalle ceneri di un luogo un tempo chiamato Nord America. Elenca i disastri, le siccità, gli uragani, gli incendi, l’avanzare dei mari che inghiottirono buona parte della terraferma, la lotta brutale per le poche risorse rimaste. Il risultato fu Panem, una splendente Capitol City attorniata da 13 Distretti, che portò pace e prosperità ai suoi cittadini. Poi vennero i Giorni Bui, la rivolta dei Distretti contro la capitale. Dodici furono sconfitti, il tredicesimo distrutto. Il Trattato del Tradimento ci diede nuove leggi, per assicurare la pace e per ricordarci ogni anno che i Giorni Bui non dovranno più ripetersi, e ci diede anche gli Hunger Games. […] Come punizione per la rivolta ognuno dei 12 Distretti deve fornire due partecipanti, un ragazzo e una ragazza, chiamati tributi. I ventiquattro tributi vengono rinchiusi in un’ampia arena all’aperto che può contenere di tutto, da un torrido deserto a una landa ghiacciata. Per varie settimane i concorrenti devono combattere sino alla morte. L’ultimo tributo ancora in piedi, vince. Prendere i ragazzini dai nostri distretti, obbligarli a uccidersi l’un l’altro sotto gli occhi di tutti… è così che Capitol City ci ricorda che siamo totalmente alla sua mercè.”
Paura e Rabbia. Rassegnazione e Rivalsa. Sospetto e Fiducia. Queste sono soltanto alcune delle reazioni che suscita la lettura di Hunger Games, brutalmente “I Giochi della Fame”, primo libro pluripremiato di una trilogia che prosegue con La ragazza di Fuoco, pubblicato nel 2010, e Mockingjay, uscito negli Stati Uniti ad agosto di quest’anno, ma ancora inedito in Italia: tutti frutti della felice ispirazione della scrittrice americana Suzanne Collins. Ho voluto inserire subito un lungo estratto del libro, non tanto perché sintetizza bene la trama, quanto per la capacità di evocare l’atmosfera di cupezza e precarietà nella quale si muovono i personaggi di questo primo capitolo.Ma è pieno di calore Hunger Games.
Certo, siamo distanti anni luce dalle smielate e spiattellate dichiarazioni d’amore adolescenziale, tipiche di alcuni romanzi di genere, fioriti sugli scaffali dopo l’uragano Twilight. Aprirsi ai sentimenti può costare la vita, nell’Arena e fuori, ma la delicatezza con la quale l’autrice permette all’amore di Peeta di farsi timidamente strada nell’anima guardinga di Katniss funziona più di qualsiasi dichiarazione urlata. Scritto con penna asciutta, diretta, essenziale esattamente come il mondo che descrive, Hunger Games offre l’immagine di una società che in questo momento vedo vicina in modo inquietante… e paragonare i Giochi ad una forma estrema di Grande Fratello potrebbe essere drammaticamente profetico.
La scrittura è talmente visiva e il plot così forte e multistrand, che non poteva rimanere ignoto a Hollywood. Il 23 marzo 2012 esce infatti in USA l’omonimo film con protagonista la brava e promettente Jennifer Lawrence (Un gelido inverno) nel ruolo di Katniss Everdeen, mentre Josh Hutcherson (I ragazzi stanno bene, Aiuto Vampiro) vestirà i panni di Peeta Mellark. La regia è stata affidata a Gary Ross (Seabiscuit, Dave: Presidente per un Giorno, Pleasantville, Big), regista sensibile che ci lascia sperare in un film che possa essere qualcosa di più di un blockbuster. Potete vederne qui uno sneak peak, mentre, se volete saperne di più sulla trilogia e sulla sua autrice, Suzanne Collins …Buoni Hunger Games e “may the odds be ever in your favor”.
Con “Hunger Games” si inaugura su Cronache Letterarie la rubrica “young adult”, dedicata a fantasy, vampiri, licantropi, fate etc. Teoricamente per lettori dai 9 ai 17 anni, ma in realtà accolta da un pubblico molto più vasto. La scrive Alessandra Silveri, esperta e drogata del genere.