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Hunger Games – Il canto della rivolta // Book review

Creato il 28 febbraio 2014 da Silviaraffa

Hunger Games 3

“Mi chiamo Katniss Everdeen. Ho diciassette anni. Sono nata nel Distretto 12. Ho partecipato agli Hunger Games. Sono fuggita. Capitol City mi odia. Peeta è stato fatto prigioniero. Si pensa che sia morto. È molto probabile che sia morto. Forse è meglio che sia morto…”

Ancora una volta Katniss Everdeen è salva. E’ uscita viva ancora una volta dall’arena che faceva da “palcoscenico” per la 75° edizione degli Hunger Games, l’Edizione della Memoria.

Ma a che prezzo? Lei è viva, le sue ferite esteriori sono curabili; è dentro che tutto è frantumato in mille pezzi. E’ accaduto troppo e troppo in fretta: il distretto 12 è stato ridotto in cenere; il distretto 13 esiste davvero e i pochi sopravvissuti del 12 si sono rifugiati li guidati da Gale; Peeta non è con lei, è stato catturato da Snow;  e soprattutto lei è la Ghiandaia Imitatrice e deve assumere il ruolo importantissimo che le viene chiesto cioè quello di guidare la rivolta, di unire i distretti in modo che insorgano e si liberino dall’oppressione e dalla schiavitù di Capitol City. Il senso di colpa, però, in lei è troppo forte. Non è riuscita, infatti, a portare a termine l’unica missione che si era ripromessa: salvare Peeta a costo della sua stessa vita. Ha fallito ed è stata ingannata da colui che credeva suo amico oltre che mentore Haymitch.
Si aggira per il sotterraneo distretto 13 con al polso il suo braccialetto con su scritto “mentalmente confusa” senza trovare pace e continuando a cadere in uno stato mentale caotico e sconnesso. La ragazza di fuoco sta lentamente riducendo in cenere.

Quando alla fine accetta il suo ruolo, le ricadute sono cosi frequenti che diventa chiaro a tutti che prima di poter liberare i distretti è necessario liberare la mente di Katniss dalla sua preoccupazione per Peeta, strappandolo dalle grinfie di Snow e portandolo al distretto 13, affinché lei sproni i ribelli e possa davvero iniziare la guerra contro Capitol City.
Quello che si trova davanti, però, è un Peeta ben diverso da quello innamorato che avrebbe dato la sua vita per lei: non è più il dolce Peeta, ma qualcosa di terribilmente cambiato.

La guerra può davvero iniziare, ma tutto è confuso, ingarbugliato. Il dubbio si insinua nelle menti di tutti, la follia, la confusione mentale sono al centro di tutto. Di chi ci si può davvero fidare? Chi è il vero nemico, gli abitanti di Capitol City o i ribelli? Si tratta davvero dell’inizio di una ribellione che libererà Panem dal dispotico potere di Snow o si tratta solo di una versione su larga scala degli Hunger Games, dove l’intera Panem  (Capitol City in particolare, con i suoi congegni mortali) è l’arena e i tributi sono tutti i cittadini?

Molti cadranno prima che i piani di Snow e della presidente del distretto 13, Coin, vengano alla luce. E alla fine cosa resterà? Chi canterà vittoria?

“Hunger Games – il canto della rivolta”, scritto da Suzanne Collins, è il terzo e ultimo libro della saga che ha già venduto milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in 40 paesi. Il titolo originale è “Hunger Games - Mockingjay”.  “Mockingjay” è una parola coniata dalla stessa autrice e in italiano è stata tradotta come “ghiandaia imitatrice”.

Devo dire che se i primi due libri mi erano piaciuti molto, quest’ ultimo l’ho trovato davvero incredibile. Vi sono vari colpi di scena e il racconto invoglia ad andare avanti velocemente per scoprire come tutto potrà avere una soluzione. Nonostante ciò, ammetto che il finale mi ha lasciato la sensazione di qualcosa di irrisolto. Si, Katniss ha scelto colui che speravo scegliesse, ma c’è un qualcosa che manca, che sottolinei che la decisione presa non è stata dettata semplicemente dalle circostanze. Forse però è stata la giusta conclusione, perché in realtà i temi importanti del libro sono ben altri. L’amore, la scelta tra i due pretendenti non sono l’argomento centrale della storia. Per quanto si tratti di un romanzo ambientato in un futuro lontano, offre infatti molti spunti di riflessione sulla nostra società attuale, su quanto ci sia di morboso nel guardare dei tizi rinchiusi in “arene” (case, fattorie, spiagge e reality show simili…) aspettando non che si uccidano tra loro, ma che comunque in qualche modo facciano qualcosa di inaspettato che ci incolli al televisore; oppure l’insensatezza delle guerre che hanno come unico risultato quello del distruggerci a vicenda, grazie anche all’uso di armi sempre più sofisticate e distruttive. Voi cosa ne pensate? Pensate che si tratti semplicemente di un romanzo per ragazzi o che ci sia qualcosa di più?

 


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