Magazine Cinema
(Hunger Games: Mockinjay - part 2)
con Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Donald Sutherland, Julianne Moore, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Philip Seymour Hoffmann
durata: 137 minuti
★★★★☆
Non è bello iniziare una recensione con una (piccola) polemica, me ne rendo conto, ma mi serve per chiarire meglio ciò che sto per dirvi: chi ha criticato Il canto della rivolta parte II per il finale banalissimo e sdolcinato (come effettivamente è, ci mancherebbe) probabilmente non si è reso conto dell'intera portata dell'opera oppure non ha voluto capirlo, per pregiudizio o partito preso. Esattamente come chi, ormai quattro film fa, liquidava sbrigativamente questa saga come un clone del nipponico Battle Royale, senza neppure documentarsi sullo sviluppo dei tre capitoli successivi... a mio parere, insomma, trovo ingeneroso e ingiusto giudicare questi quattro episodi e le quasi dieci ore complessive di visione in base agli ultimi dieci minuti dell'ultimo episodio, oppure fossilizzarsi sulla trama del primo film ignorando tutto il resto. Sarebbe come guardare la pagliuzza senza accorgersi della classica trave. Spero di essermi spiegato.
Questo per dire che, al netto del prezzo da pagare allo star-system hollywoodiano (cioè, perlappunto, il finale) l'ultimo episodio degli Hunger Games è la degna conclusione di un'opera complessivamente importante e adulta, ben sopra la media dei prodotti concorrenti (i vari Harry Potter, Twilight, Divergent e compagnia) e che non ha davvero nulla da invidiare ai grandi classici della fantascienza distopica. Il fatto, poi, che la stessa opera assuma le sembianze di un blockbuster da multisala, dichiaratamente volto a catturare un pubblico giovane, in questo caso è anche un gran merito: avercene, per quanto mi riguarda, di prodotti del genere che cercano di parlare agli adolescenti usando il loro linguaggio e facendogli prendere coscienza delle storture della società e dei rischi cui ci esponiamo comportandoci in un certo modo... in fin dei conti, la fantascienza ha sempre fatto questo: estremizzare i concetti ed immaginare tanti futuri alternativi, quasi sempre peggiori, proprio per metterci in guardia sui problemi del presente.
La seconda parte de Il canto della rivolta è il film più cupo e meno edificante della serie: è un film di guerra a tutti gli effetti, violento e per nulla incline al romanticismo. E', anzi, un film dichiaratamente politico, che prosegue il discorso iniziato nel capitolo precedente (ovvero mostrandoci i sotterfugi e i colpi bassi che avvengono nelle oscure stanze del potere e facendoci capire quanto, spesso, sia sottile la differenza tra dittatura e rivoluzione, dove chi agisce per rovesciare un tiranno lo fa soltanto per prenderne a sua volta il posto...). Ma è anche è una potente allegoria delle paure e delle inquietudini del nostro tempo, e qui il pensiero non può non andare ai tragici eventi di questi giorni: vediamo i protagonisti camminare per strada in preda alla paura, in totale insicurezza, costretti loro malgrado a non fidarsi di nessuno e temere pericoli ovunque, perchè questo è ciò che genera una società basata sul terrore e l'ordine precostituito. Ci sono immagini forti, di inusitata drammaticità (pensiamo allo sgancio dei palloncini-bomba sulla folla, oppure la folla stessa che nel finale è pronta ad acclamare una nuova, probabile figura dispotica) certamente non abituali in una pellicola definita superficialmente "per ragazzi", in realtà molto più complessa di ciò che appare.
L'ultimo Hunger Games è una profonda riflessione sul tempo e sulla storia. E come la storia insegna, in certe situazioni critiche si sente un disperato bisogno di simboli positivi, di qualcuno disposto a rimettere insieme i pezzi di un puzzle ormai rotto, disposto (anche) a sporcarsi le mani per un fine nobile. Katniss Everdeen, la Ghiandaia Imitatrice, emblema della Resistenza, è anch'essa un'eroina molto diversa da come ci immaginiamo: è un personaggio forte ma controverso, determinato ma fragile, prima manovrato (dal tiranno Snow, dal subdolo Plutarch, dalla perfida Coin) poi ribelle a tutto tondo, che nel corso dei quattro film prenderà coscienza a poco a poco del suo ruolo (all'inizio combatte "solo" per la sua famiglia, poi per i suoi "compagni di lotta", poi per la gente del suo distretto, alla fine per tutto il pianeta), ben lontano comunque dello stereotipo del supereroe senza macchia e senza paura tipico di queste storie.
La bella Katniss è infatti una figura tormentata, piena di dubbi, che si interroga continuamente sul senso e sulla giustezza delle sue azioni. Ricorda parecchio, a mio giudizio, il Batman crepuscolare e molto "umano" di Christopher Nolan (sempre apprezzato - come icona - su queste pagine). Merito di una Jennifer Lawrence straordinariamente bella e in parte, nel ruolo a lei evidentemente più congeniale: tutto si potrà dire di questa ragazza (onnipresente, pasticciona, poco femminile, sopravvalutata) ma non che non sappia fare il suo lavoro. La Lawrence attrice è un'autentica macchina da recitazione, che davvero non sbaglia mai un colpo. E già soffriamo di nostalgia pensando che non la rivedremo più con il suo arco sempre pronto a far male, in una serie che ha dimostrato quanto l'appellativo di "cinema commerciale" sia in certi casi tutt'altro che dispregiativo.
Sì, come dice anche la cara collega Lisa, del blog In Central Perk, la nostra Katniss ci mancherà davvero...
VEDI (SE VUOI) LE RECENSIONI DEGLI EPISODI PRECEDENTI :
HUNGER GAMES (di Gary Ross)
HUNGER GAMES: LA RAGAZZA DI FUOCO (di F. Lawrence)
HUNGER GAMES: IL CANTO DELLA RIVOLTA PARTE I (di F. Lawrence)
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