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Un gruppo di amici bloccati nei pressi di un campo di mais dopo un incidente stradale, trovano rifugio in una vecchia casa colonica, ma scoprono ben presto che l'abitazione si trova al centro di una zona attraversata da misteriose forze soprannaturali.
Il punto debole, anzi debolissimo di "Husk", uscito fresco fresco dall'After Dark Horror Festival 2011, risiede in una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti, come una bagnarola gettata in pieno oceano. E l'Oceano è nientemeno che quello, archetipico, dell'America rurale dei vari "Jeepers Creepers" et similia. Brett Simmons, che è anche sceneggiatore, assumendosi quindi tutte le responsabilità relative alla scrittura filmica, non ha tuttavia la potenza visionaria di un Victor Silva, e si limita a costruire un improbabile labirinto di foglie in un campo di mais, nel quale far girovagare un cast altrettanto improbabile e per nulla convincente. La sequenza iniziale in cui vediamo il suv dei ragazzi bombardato da corvi che si schiantano in modo sanguinolento sul parabrezza, costringendoli a sbandare e a fermarsi ai bordi di un campo, farebbe ben sperare, senonchè Simmons decide di disperdere questi suoi "cinque personaggi in cerca d'autore", facendo loro vivere una diaspora inutile quanto priva di qualsiasi brivido tensiogeno. L'ingresso nella famigerata casa dei contadini assomiglia molto più alla casetta di Dorothy ne "Il Mago di Oz", che a qualsivoglia magione di un villain horror veramente degno di questo nome. Gli sviluppi successivi dello script, a partire da questa dispersione iniziale dei personaggi nella selva di mais, si avvita toccando pretestuosamente temi soprannaturali buttati lì tanto per riempire un vuoto di ispirazione assoluto (inspiegabile, ad esempio, sul piano della sceneggiatura, perchè Scott (Devon Graye) a un certo punto scopre di avere poteri medianici e visioni paranormali). Nessuna iniezione di suspense nei momenti in cui ce la aspetteremmo, arriva mai a confortarci durante la visione, e qualche chiodo piantato nelle dita di Ben Easter (Johnny), oppure l'uccisione per accoltellamento (che ci viene tuttavia accuratamente nascosta alla vista) della bella Natalie (Tammin Sursok), non ci faranno certo sobbalzare sulla sedia. "Husk", al termine della visione, produce l'effetto di un nanerottolo sulle spalle di ben altri giganti che hanno saputo raccontare con altro e superiore stile la mitopoesi perturbante del viaggio on the road nella solitudine infinita della campagna statunitense, dove il solito gruppo di teen-agers incontra il "lupo cattivo", o per meglio dire ascolta "il canto del diavolo". "Husk" mette in scena, al contrario, uno spento girotondo di personaggi senza alcuno spessore, nè capacità espressiva, cercando di farci credere che la semplice location sia di per sè evocativa e perturbante. Film davvero inutile e da dimenticare.Regia: Brett Simmons Sceneggiatura: Brett Simmons Cast: Devon Graye, Wes Chatham, C.J. Thomason, Tammin Sursok, Ben Easter Nazione: USA Produzione: After Dark Films Durata: 83 min.
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