Husserl, ovvero il carro davanti ai buoi

Creato il 07 luglio 2011 da Dragor

    Quando nella mia critica alla teologia ho citato Swinburne (che malgrado il deficit d’intelligenza è considerato uno dei più grandi teologi viventi, altrimenti non avrebbe una cattedra a Oxford e non sarebbe membro della British Academy),  un gentile lettore che si firma “Se” mi ha suggerito di  leggere Husserl. Quello sì che è un teologo, ha detto. E’ vero, non conosco bene Husserl anche se devo averlo citato in un post. In compenso conosco bene due dei suoi principali ispiratori, Brentano e Descartes. Non ho mai potuto soffrire Brentano e quanto a Descartes, non ho mai visto tanta malafede concentrata in un solo individuo. Un  tizio che riesce a ingannare perfino se stesso, peggio di Teilhard de Chardin. Forse è questo che mi ha fatto passare la voglia di leggere Husserl. Ma siccome Dragor accetta sempre le sfide, sono andato alla biblioteca americana e l’ho cercato.

  Non l’ho trovato, cosa che non va a onore dei nipotini dell’Uncle Sam. Come, nella biblioteca americana di Kigali non c’è Husserl? Credevamo che, durante i loro bivacchi nella prateria, i cowboy passassero il tempo a leggere le Meditazioni Cartesiane e la Riduzione Fenomenologica. In ogni caso è noto che i Rwandesi  sono fans delle variazioni eidetiche. Ma a furia di  cercare,  ho trovato di meglio: un saggio di un certo Jacques Derrida, ovvero Husserl spiegato al popolo. E allora è diventato tutto chiaro o quasi. 

    Ho sempre pensato una cosa: che chi ha le idee chiare non si perde in bla-bla. Le più grandi verità si possono riassumere in 2 righe. La teoria della relatività è di una semplicità sconcertante e anche quella quantica può essere riassunta nel celebre esempio del gatto nella cassa. Così anche il monumentale bla-bla di Husserl si può concentrare in qualche riga.  Riprendendo il “cogito” di Descartes, i  deliri romantici di Brentano, l’imperativo categorico di Kant e altre  speculazioni dello stesso tipo, in sostanza il buon Edmund  dice che la coscienza percepisce la realtà in modo soggettivo e intenzionale. Ne consegue l’io trascendentale, ovvero l’io puro, fondamento di tutte le verità, capace di percepire l’essenza delle cose.

    Husserl è considerato un teologo perché introduce l’idea della trascendenza come limite della scienza, che spesso definisce “ingenua”. Il dubbio cartesiano che introduce la certezza della causa prima, un principio che qualsiasi filosofo degno di questo nome rifiuta con orrore.  Una breccia nella quale gli spiritisti si sono tuffati voluttuosamente. Hanno già deciso che esiste una causa prima, si tratta soltanto di provarla. La metafisica è l’ultimo rifugio degli spiritisti, la cosiddetta teologia della lacuna. Qui la scienza non è ancora arrivata, dicono, e si sentono autorizzati a riempire il buco di spiriti. Quando la scienza gli tappa un buco, ne cercano disperatamente un altro. Sembra il gioco dei quattro cantoni. Per non sfigurare nei confronti della scienza, cercano darsi un’apparenza razionale come Descartes e naturalmente Husserl con le sue verità apodittiche. Ma sotto la crosta trovi lo spirito.

   Se non altro la scienza ha costruito qualcosa di utile. E Husserl con le sue speculazioni trascendentali? Per curare il mal di testa,il paracetamol funziona meglio dell’epoké.

Dragor

 


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