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I 10 motivi per non pubblicare a pagamento

Creato il 08 settembre 2010 da Ayameazuma

I motivi per non pubblicare a pagamento – ovvero pagando un contributo alla casa editrice per veder pubblicato il proprio libro – sono tanti e svariati. Eccovi una bella lista che vi darà una panoramica completa sulla questione e che, forse, vi farà cambiare idea sulla vostra decisione.

  1. Pubblicare a pagamento è come pagare il proprio capo per lavorare: immagina di arrivare in ufficio dal tuo capo. “La devo licenziare, lei è bravo ma c’è la crisi e sa com’è… potrei farla rimanere a una sola condizione: che lei versasse all’azienda milleduecento euro al mese, solo finché l’azienda non si riprende. Non si preoccupi, gli eventuali utili prodotti dal suo lavoro che superano i milleduecento euro mensili le verranno regolarmente versati! Pensi, se lavora il quadruplo potrà guadagnare persino di più che con un contratto normale!”
  2. Perché pagare quello che puoi avere gratis? Ci sono centinaia di editori che pubblicano gratuitamente anche scrittori sconosciuti ed esordienti. Ci vuole solo più pazienza, perché gli editori non a pagamento hanno tempi lunghi di selezione e di risposta. Se invece non vuoi aspettare o hai ricevuto quelli che reputi troppi rifiuti, puoi sempre adottare la strada dell’autopubblicazione, molto più conveniente, economica e che ti darà anche – nella maggioranza dei casi – un prodotto di maggior qualità.
  3. Pagare per pubblicare è come essere raccomandati (nella maggioranza dei casi): se paghi non saprai mai se il tuo libro è stato pubblicato grazie alle sue qualità o grazie al tuo portafogli; molto spesso, pubblicare a pagamento equivale a essere raccomandati: da un lato entri nel circuito di pubblicazione solo se hai i soldi, dall’altro solo perché hai conoscenze. Prendiamo per esempio il Gruppo Albatros, il più grande editore a pagamento italiano, che manda i suoi spot anche su Canale 5: abbiamo inviato loro questo manoscritto, una schifezza unica creata con pagine di Wikipedia, blog, stralci di numerosi racconti e poesie diverse. Leggine qualche pagina e ti renderai conto che non hanno il minimo senso. Il Gruppo Albatros invece ci ha mandato un contratto di pubblicazione: per la modica cifra di 2941,50€ il nostro Manoscritto Tarocco sarebbe entrato nella rinomata collana “Nuove Voci” che, a detta di Giorgia Grasso – direttrice editoriale del Gruppo Albatros che abbiamo incontrato al Salone del libro 2010 – “ospita i migliori scrittori esordienti italiani” e “ha già conquistato centinaia di migliaia di lettori”.
  4. Pagando non hai sicurezze: quasi sempre, il tuo libro verrà abbandonato a sé stesso dopo la stampa. Non verrà quindi sottoposto a quei passaggi obbligatori affinché un testo sia pronto per essere lanciato sul mercato. Se a investire sull’opera è l’editore avrà tutto l’interesse per promuoverlo e farlo vendere. In caso contrario, l’editore avrà già le spalle coperte.
  5. Pubblicare a pagamento ti chiude le porte della grande editoria, dei giornalisti e di tutto il resto: i grandi (e i medi) editori non vedono di buon occhio un libro pubblicato a pagamento. Lo stesso vale per gli altri scrittori (Raul Montanari, Francesco Falconi, che nel suo blog ha scritto numerosi post contro l’editoria a pagamento, Lara Manni, GL D’Andrea e lo stesso editor di Mondadori, Sandrone Dazieri). Per non parlare dei giornalisti e dei giornali, come Loredana Lipperini, Booksblog, Affari Italiani e una testata come Il Giornale. Inoltre, i blog, i siti, i forum del settore non prendono quasi mai in considerazione libri pubblicati con contributo. Noi siamo tra questi.
  6. Pubblicare a pagamento significa far fare l’architetto allo spazzino con la licenza elementare: a ognuno il suo mestiere, perché un barista dovrebbe improvvisarsi chirurgo? Recentemente, una sentenza ha stabilito che un datore di lavoro non poteva pagare i propri dipendenti con merci prodotte dall’azienda: la sentenza motiva la decisione affermando che il dipendente non può assumersi il rischio d’impresa che spetta al datore di lavoro, l’imprenditore. Pubblicare a pagamento non è illegale, ma la sostanza non cambia rispetto a quanto appena detto: il lavoratore – l’autore – non può assumersi i rischi d’impresa dell’imprenditore – l’editore – e improvvisarsi PR, distributore e venditore porta a porta. Non dimenticare che quando si stipula un contratto con una casa editrice lo si fa in qualità di lavoratori, di collaboratori.
  7. Pagando per pubblicare dimostri di non credere nella tua opera: dimostri che non credi in quanto hai scritto, non il contrario. In quanto autore è normale voler fare qualsiasi cosa per vedere i propri sforzi ricompensati; tuttavia, pagando dimostri che non credi che qualcuno possa essere colpito dal tuo romanzo a tal punto da investirci sopra. Tieni bene a mente che pubblicare un libro non è diverso dal farsi assumere da una qualsiasi azienda: devi convincere il datore di lavoro che meriti quel posto (e il relativo stipendio) con le tue qualità, che presenti con il curriculum. Allo stesso modo, devi convincere l’editore che meriti la pubblicazione (e l’investimento), e lo fai con il tuo manoscritto. Se la tua opera vale troverai sicuramente un editore, presto o tardi che sia. Non avere fretta! O, se proprio non riesci ad aspettare, tuffati nell’autopubblicazione.
  8. Pagando diventi tu il cliente dell’editore: il cliente della casa editrice è il lettore. Tu sei un collaboratore, il fornitore di materia prima: senza di te l’editore non ha niente da vendere. Immagina di essere un produttore agricolo che vende le sue merci al grossista o al supermercato o al fruttivendolo: sono loro che acquistano da te le merci, sono loro a pagarti. Non sei tu che paghi loro perché prendano la tua merce. Allo stesso modo, se sei un produttore di shampoo e articoli per i capelli e li vendi a un parrucchiere sarà lui a pagare te. Non viceversa.
  9. Pagando per pubblicare non arriverai mai in libreria: moltissimi librai, la maggioranza, si rifiutano categoricamente di prendere nella loro libreria libri pubblicati a pagamento. E’ già difficile arrivarci pubblicando gratuitamente: pagando avrai la certezza matematica che non ci arriverai mai, se non in un paio di librerie dove sarai andato a pregare in ginocchio il titolare di prendere almeno una copia del tuo romanzo.
  10. Pubblicando a pagamento danneggerai te stesso e gli altri esordienti: te stesso perché, quasi sicuramente, il tuo libro sarà un libro poco curato e di scarsa qualità nei materiali stessi; gli altri esordienti perché oltre ad alimentare un sistema che produce un sovraccarico di libri (oltre sessantamila titoli pubblicati all’anno, e pensa che il Gruppo Albatros pubblica più libri di Mondadori!) e che dunque impedirà a tutti di arrivare in libreria – ponendo il libraio nell’incapacità di scegliere a chi dare visibilità – ma aumenterai la sfiducia dei lettori che, dopo aver letto un libro pieno di errori e poco curato, perderanno qualsiasi fiducia nella piccola e media editoria.

Prima di pubblicare a pagamento, quindi, pensaci bene. Sicuro di voler andare incontro a tutti gli svantaggi di cui abbiamo appena parlato?


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