Come non pensare, nel fuggi fuggi generale che circonda per chilometri e chilometri la centrale nucleare di Fukushima, a quei 50 uomini che con spirito di sacrificio e abnegazione combattono contro il mostro atomico? I loro concittadini ed il mondo intero, con il fiato sospeso, hanno puntato gli occhi su di loro. Dal loro lavoro, da un loro successo, dipende la vita di migliaia di persone. Cinquanta uomini, 50 lavoratori e tecnici impegnati in un compito difficile, far raffreddare il più possibile le barre di combustibile nucleare della centrale, per tenere a bada il "mostro nucleare", per piegarlo e vincerlo affinchè non abbia a fare danni maggiori di quelli già fatti dal terremoto e dallo tsunami. Dicono siano sfiniti da turni massacranti ma che, nonostante la paura ed a volte un vero e proprio terrore di una imminente contaminazione, continuino imperterriti anche se esausti nel loro lavoro. Quanti di noi si sarebbero offerti volontari per imbrigliare e combattere il mostro? Loro lo hanno fatto, hanno alzato la mano dicendo sì alla domanda forse forse più difficile della loro vita. C'è chi sostiene lo abbiano fatto istintivamente senza pensare agli affetti familiari, alla moglie, ai figli , ai genitori. Altri invece, e forse i più attenti, affermano lo abbiano fatto proprio per questi. Qualunque siano state le loro motivazioni, quelle 50 persone meritano tutto il nostro rispetto, la nostra totale ammirazione. Quando si rischia la vita coscientemente e volontariamente per gli altri non si è solo uomini e neppure grandi uomini, si è semplicemente eroi.
Fonte: Azzurro