I 60 anni della Rai a IMMaginario: sul palco ricordi, opinioni e gag

Creato il 24 novembre 2013 da Digitalsat

La Rai tra poco più di un mese compie 60 anni ed anche un festival come Immaginario, che è molto orientato sulle nuove forme e tecnologie della comunicazione, si ferma a riflettere su passato e futuro della televisione pubblica italiana.
Sul palcoscenico del teatro Morlacchi si sono incontrate ieri sera due colonne della Rai, Pippo Baudo e Carlo Conti, con Marco Molendini a condurre il dibattito ed il direttore del Messaggero, Virman Cusenza, ed il politologo Alessandro Campi a suggerire stimoli sullo stato di salute della anziana signora. Ne è uscito un racconto a ruota libera, con ricordi, opinioni, gag in cui Baudo (del resto, ha ammesso Conti, «lui è la televisione») si è ritagliato il ruolo di mattatore. Si è parlato di censura (Conti: «manca leggerezza, ironia») e di ipotesi di privatizzazione (Baudo: «ma chi potrebbe comprare le reti Rai?»), del ruolo della politica (con ripetute frecciatine di Baudo a Bruno Vespa) e delle new entry nel difficile settore dei conduttori (Conti: «certi giovani sono bravissimi»).
Sono stati evocati personaggi leggendari, da Domenico Modugno a Renato Rascel, da Gigi Proietti ad Alighiero Noschese, e programmi che hanno fatto la storia della tv, da Canzonissima a Portobello, da Lascia o raddoppia a Fantastico, e naturalmente anche personaggi che hanno «inventato» tv, come Renzo Arbore (che era annunciato nel programma della serata ma non è arrivato) al più recente fenomeno Crozza.
Non poteva mancare il file Sanremo, e se Baudo ha ricordato di aver vissuto con terrore il suo primo Sanremo (era l'edizione dopo la morte di Luigi Tenco e la tensione era palpabile) Conti ha detto che per ora non se ne parla. «Se decidi di farlo - ha spiegato - devi essere sicuro che tutti remano dalla stessa parte, altrimenti è meglio lasciare perdere». Su una cosa il dibattito ha trovato una sintesi: il digitale terrestre, a soli dieci anni dalla sua introduzione, ha cambiato definitivamente le regole del gioco, tanto che più che di televisione oggi si deve parlare di televisioni. Conti: «adesso tutti ogni sera possono farsi il proprio palinsesto.»
E se Baudo si dice convinto che il ruolo educativo della tv è venuto meno con l'avvento delle reti commerciali, Conti sottolinea che però tra i canali digitali ce ne sono alcuni che fanno cultura seriamente. Certo è, come ha detto Cusenza, che la tv vive un momento di riflessione, se non di stanca. «Internettizzata» dall'offensiva del web, che, d'altra parte, investe anche i giornali rendendoli vecchi.


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