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Lo scorpione comico più famoso del cinema italiano contemporaneo ha sempre rappresentato per il sottoscritto (e non solo) la capacità di autorappresentarsi come mediatore tra nevrosi personali e nevrosi collettive, abile osservatore dei propri tempi, ci ha sempre raccontato le disgrazie della vita, con gli occhi delle più belle favole comiche (e tragiche). Sì, perché come ci insegnava Pirandello dov'è la comicità senza il tragico? Verdone mi è sempre piaciuto perché le sue storie sono sempre state permeate dal tragico, dal patetico. In questo senso è un po' l'erede di Alberto Sordi, nel quale non mancavano mai finali tristi e amarissimi: è la ribalta di un palcoscenico, il luccichio delle scene che nasconde l'orrore della vita, l'insensatezza dell'esistenza.
Quale film di Verdone è più assurdo e insensato di Troppo forte? O Acqua e sapone, una parabola tra rosee nuvole che finisce nello squallore di un campo di grano, passando per l'amore proibito per una minorenne, baby-modella sfruttata dal sistema? Eh sì, è proprio strano pensare che il buon Verdone abbia raccontato l'amore tra un prete (impostore) e una minorenne, ma è proprio così, al di là delle sue smorfie buffe e il faccione.
Però in Verdone non manca mai la poesia e lo stile, va precisato. I suoi film sono sempre stati di buon livello, pur con salti nel vuoto e buchi nell'acqua (basta citare C'era un cinese in coma, da lui stesso definito su "Vanity Fair" come il meno riuscito), mai noiosi, con un buon ritmo.
Verdone è l'incarnazione del "perdente" poetico, i personaggi più riusciti sono quelli in cui lui proietta fuori di sé ciò che vorrebbe essere e non riesce a raggiungere, con uno spirito adolescenziale. Anche quando Verdone impersona il "coatto" volgare, in fin dei conti, ci fa capire da sempre che la sua "strafottenza", "tracotanza" (come quella di molti) nasconde sempre dei buoni sentimenti o nasconde timidezza o spirito da perdente. In fondo Verdone è colui che celebra l'ipocrisia e la paura di mettersi in gioco della gente comune, ciò che è quanto di più tragico e realistico ci possa essere al giorno d'oggi. Lo fece palesemente in partenza con Borotalco, dove per conquistare una collega di lavoro si finse play-boy di mondo (il mitico Manuel Fantoni) e ha continuato a farlo in diverse forme, buttando sempre la maschera per terra a metà o alla fine delle sue storie.
Verdone è molto di più delle semplici quanto spiritose macchiette con le quali si creò una certa notorietà dai tempi di Non-stop. Credo che insieme a Muccino, Moretti e Benigni sia l'unico che porterà avanti con dignità la sorte della commedia all'italiana in questi tempi di crisi.
Buon compleanno Carlo!
Di seguito tre momenti d'antologia tratti dalla filmografia di Verdone.
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