Maree a Laugharne
Il Galles, aspro e malinconico, dalle continue suggestioni che salgono e scendono nell’animo del viaggiatore che si perde in queste terre come la marea, che lenta e gelatinosa tutto inghiotte ed espelle.Vicino a una delle infinite rovine di castelli che presidiano questa protuberanza di muschi, mucche e isole nell’oceano atlantico, sorge la cittadina di Laugharne (la pronuncia corretta dovrebbe essere ‘larn) dove ha vissuto a fasi alterne, dal 1938 al 1953, Dylan Thomas in una minuscola boathouse. Pochi passi più in là, in qualcosa di molto simile a un capanno per gli attrezzi, il poeta gallese aveva creato uno studio. Poco più di una finestra sulle maree e le sabbie melmose e grigie[2], cui era addossata una piccola scrivania e una scalcagnata stufa, che poco avrà potuto fare contro l’umidità e i venti pungenti dell’inverno gallese.
studio di Dylan Thomas
Laugharne
Proprio da un verso di Dylan Thomas (quello usato come titolo di questo post) parte il romanzo Mandami tanta vita [3] di Paolo Di Paolo, un viaggio attraverso un frammento delle esperienze di Piero (personaggio ispirato alla figura di Piero Gobetti) e di Moraldo, due ragazzi poco più che ventenni agli antipodi.
Piero è sicuro di sé, capace di destreggiarsi tra riviste letterarie da fondare e dirigere, articoli da scrivere, libri da pubblicare, discorsi politici da preparare, perfettamente consapevole del ruolo di rottura e rinnovamento che la società chiede alla sua generazione. Moraldo invece è irrisolto e incerto, a questo richiamo non sa come rispondere e così guarda a Piero, perché lo ammira e lo invidia e lo segue. E il lettore segue Moraldo che spia Piero e così facendo entra nei dubbi del primo e nelle certezze del secondo che osano anche mischiarsi e sovrapporsi, ma che saranno inghiottiti dalla vita che scorre e che attende di capire chi sarà pronto a lottare contro ciò che per tutti gli altri è “giusto” e “deve essere” e chi invece aspetterà che sia qualcun altro a sacrificarsi.
[1] - Verso finale della poesia Twenty-four years di Dylan Thomas, tratto dalla raccolta The Map of Love del 1939.
[2] - «Non riesco mai a rendere giustizia agli infiniti chilometri di melma e sabbia grigia, allo snervante silenzio delle pescatrici, alle strida da anime spregevoli dei gabbiani e degli aironi, alle forme delle mammelle delle pescatrici che penzolano grosse come barili» Estratto da una lettera di Dylan Thomas a Pamela Hansford Johnson, dal saggio Evoluzione della poesia di Dylan Thomas: dall’ ‘io’ all’uomo di Gaetano Zenga – rivista la Capitanata - 2003.
[3] - Mandami tanta vita – Giangiacomo Feltrinelli editore – I Narratori – Marzo 2013.






