Magazine Società

I bambini italiani e la lingua inglese: modi di insegnare e difficoltà di apprendimento

Creato il 01 marzo 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Conoscere una seconda lingua come l’inglese, nella società attuale, è quanto mai fondamentale per potersi aprire nuove strade e vivere nuove esperienze di vita in tutto il mondo, creando scambi e collegamenti, ma gli italiani, in questo campo, non godono di un’ottima reputazione. Sarà tutto vero?

(thenakedconvos.com)

(thenakedconvos.com)

Le statistiche affermano di si. Secondo una ricerca di Eurostat, pubblicata dal sito Eunews.it, in Italia, su un campione di persone tra i 25 e i 64 anni, solo il 10% ha dichiarato di avere una buona padronanza dell’inglese, mentre, molto più alta, ben il 64%, è la percentuale di chi ritiene di avere una conoscenza appena sufficiente di questa lingua. A livello europeo, a primeggiare in questo confronto è Malta, seguita da Svezia, Cipro, Danimarca e Olanda.

Questa condizione di carenza linguistica riguarda anche le nuove generazioni che, a confronto con i loro coetanei europei, risultano essere ad un livello di conoscenza inferiore dell’inglese. Si potrebbe pensare che i giovani italiani siano svantaggiati dal ridotto numero di ore scolastiche dedicate alla materia, ma il tempo di studio è pressoché identico a quello di Danimarca e Malta. La differenza sostanziale, per quanto riguarda il fattore dell’istruzione, è legato al tipo di approccio: i danesi si affidano molto alla glottodidattica, orientata maggiormente sull’acquisizione, da parte dello studente, di efficacia comunicativa, tanto nello scritto che nel parlato, a differenza della nostra tecnica tradizionale, che attribuisce primaria importanza alla correttezza grammaticale. Secondo il linguista S. Krashen, il nostro cervello è programmato per apprendere intuitivamente una lingua, e poi analizzarla.

In Italia si sta facendo comunque un passo avanti: sempre più scuole, primarie e non, stanno decidendo di utilizzare il metodo Clil (Content and Language Integrated Learning), che prevede l’insegnamento di una disciplina non linguistica per mezzo di una lingua straniera con un duplice obiettivo: apprendere il contenuto disciplinare e, contemporaneamente, la lingua straniera.

“Il Clil – afferma l’insegnante di inglese Antonella Sideri – migliora l’apprendimento linguistico perché lo fa in modo ‘esperenziale’, cioè imparare facendo, anziché guardando o memorizzando. Questa modalità, secondo le ultime ricerche, elabora gli input a livelli più profondi dando luogo ad un’effettiva acquisizione automatizzata e, insieme all’autenticità del contesto, è uno dei principi dell’insegnamento veicolare, aiutando gli studenti a comprendere che la lingua è uno strumento di comunicazione, di acquisizione e trasmissione del sapere e non una astratta entità regolata solo da grammatica e sintassi. Viene così favorita la motivazione, aumentando la consapevolezza dell’utilità di saper comprendere una lingua straniera che, unita al piacere di utilizzare la lingua come strumento comunicativo ed operativo, aumenta nel allievo la fiducia nelle proprie possibilità”.

Un altro metodo pratico di apprendimento della lingua è Hocus&Lotus, messo in pratica alla Sapienza di Roma da Traute Taeschner, ordinario di Psicologia dello sviluppo del linguaggio, dopo uno studio durato trent’anni. Silvia Gulletta, insegnante di inglese che applica l’Hocus&Lotus è convinta che il problema è come si apprende: “Nelle scuole molti bambini hanno difficoltà, se non rigetto, perché sono costretti ad apprendere la lingua per categorie di parole: oggi impariamo i numeri, domani i colori e le parti del corpo. L’insegnamento avviene attraverso un processo di memorizzazione, quando la lingua si dovrebbe apprendere all’interno di relazioni, di esperienze vissute. Spesso è il meccanismo della traduzione che blocca l’apprendimento. La maestra magari dice: apple significa mela. E’ un passaggio artificiale per il bimbo che deve invece imparare a non tradurre”.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :