Non è che in queste settimane non abbia pescato. Anzi, ho lanciato con accanimento lungo tutta la costa nord del Gargano, ma il risultato era sempre lo stesso, un carniere di noiosissime foto per nascondere la mancanza di catture: albe in spiaggia, albe dalle scogliere, albe nei porti e, le più forti di tutte, le nuvolette illuminate dai primi raggi del sole… Non che io e Pietro non avessimo capito le difficoltà di confrontarsi con lo spinning in mare, ma la speranza di un pescatore è più ferma della fede di Bergoglio nei social network. Durante le lunghe ore di guida notturna del rientro pianifico un bellicosissimo piano per recuperare un po’ dell’onore, sbriciolato come un tarallo lungo le coste pugliesi.
Alle 5:20 di sabato 24 agosto guadagno il letto dopo la traversata. La giornata passa
veloce tra la riapertura di casa e i placcaggi a Monica che, schifata dalle condizioni dei miei pantaloni corti (compagni di cappotto e mia seconda pelle dal primo all’ultimo giorno di ferie), cerca subdolamente di infilarli in ogni carico della lavatrice. Non riesco a farle capire che l’onta va lavata nel sangue, non con il Dixan…
Ore 5:00 di domenica 25 agosto esco di casa in direzione spot a est di Milano. Sono quasi arrivato quando commetto il madornale errore di fermarmi a uno stop. Mi si avvicinano due danzettieri della notte vestiti per dare il meglio di se sulla pista centrale. Aria spersa e occhioni da cerbiatti con la zampa in una tagliola: “Scusa, sai mica se qui passa il carro attrezzi a rimuovere le auto?”. “In genere proprio no, figurati poi in una notte di fine agosto”. “Eh, allora me l’hanno fottuta!”. Costernazione: “Mi spiace”. “Magari tu eri qui a fare qualcosa, ma non è che ci dai uno strappo?”. Figurati, è che adesso non mi riconosci perché ho il costume in tintoria e la Batmobile dal meccanico… “Di dove siete?”. “Paderno Dugnano”. “No”. Io sono qui per portare a termine una vendetta sanguinaria. “Eh, magari alla metropolitana o all’autobus”. Batman non fa attraversare le vecchiette mentre corre dietro a Joker, quelle le arrota direttamente lui. “A quest’ora ne aspetterete almeno tre prima che passi qualcosa. Se volete vi porto fino a una zona più centrale e vi fate venire a prendere da un taxi”.
Mentre sono lì ad aspettare che il cocchio bianco arrivi a prendere le due Cenerentole monto nervosamente l’attrezzatura sperando di recuperare tempo. Per mia sfortuna lì vicino passa un rigagnolo d’acqua e un gruppo di aficionados della vodka mi urla: “Cazzo peschi?!? Pantegane!”. Andiamo bene.

Le esplosioni dell’acqua si fanno più rade e l’attività a galla va via via rallentando. Decido per la gomma, attacco qualche pinellino finché, dopo una resistenza pallidamente più fiera, ne esce uno un pelo più grandino degli altri. A sottolineare l’irrisoria taglia delle prede, strappo anche un persico sole.
Incaglio un paio di volte finendo il silicone innescabile a texas. Nella furia cieca del rientro non ho controllato le scorte. Mi rimangono dei vormozzi esilini che innesco a wacky su testine piombate più piccole. Quest’innesco non mi convince, ci credo poco. Amo in bella vista, testina piombata sgraziata, movimento innaturale e proprio mi sfugge il motivo per cui il pesce dovrebbe mangiare esattamente al centro. Eppure i pesci, che avevano iniziato a essere svogliati, rispondono velocemente al morbidoso inganno e si riparte.
In un’ansetta faccio un lancio corto per sondare il sottosponda. La lenza parte veloce sulla




















