Magazine Famiglia
Non si stanno ancora per sposare e non sono ancora pronti per diventare cervelli da esportare.
Ma crescono. Si allontanano. Si scavano, giorno dopo giorno, la loro vita.
Per questo motivo ogni volta che riesco a stare con loro con complicità, con 'amicizia', in cui riesco a ricostruire quella magica atmosfera di quando erano ancora più piccoli, il cuore si allarga.
Tra le pieghe della rete, riesco a trovare il filmato completo del concerto dei Beatles sui tetti della Apple.
Anche questo, tra l'altro, i quattro di Liverpool hanno inventato. Seguiti, copiati e ricopiati da molti dopo (ricordo gli U2, Jefferson Airplane, e sicuramente qualche nostrano cantante...).
Un sabato pomeriggio, un sabato qualunque sotto un diluvio amazzonico.
Mentre mi guardo Paul che sale sul tetto e attacca la sua chitarra all'amplificatore dalle antiche fogge; mentre mi lustro gli occhi con l'indegna pelliccia che John indossa; mentre osservo il povero George che affina la sua chitarra; mentre vedo Ringo salire sul suo trespolo avvolto in una cerata arancione; i miei figli si avvicinano, quatti quatti, e uno alla volta conquistano una gamba, sistemandosi a dovere, con gli occhi incollati al computer. Come richiamati da una calamita più forte di loro.
Parte Get Back, e poi una dolente Don't Let Me Down, con John scatenato, poi I've Got a Feeling, e poi altre...fino a quando le immagini cominciano ad alternarsi, tra il concerto sul tetto e quello che accade giù in strada.
Gente che si affolla, traffico che va in tilt, commenti tra il caustico e l'irritato da una parte, ed entusiasta dall'altro.
Fino a quando la polizia fa la sua comparsa, nervosa, ansiosa, senza controllo alcuno.
E allora i miei figli cominciano a domandare.
- Perché c'è la polizia?
Gli spiego che a causa di questo concerto improvvisato nel centro di Londra si sono creati problemi di ordine pubblico. E la polizia, ostile e odiosa, fa il suo lavoro.
E a un certo punto compare il capetto del manipolo a tutela dell'ordine.
Vederlo ora, a oltre quarant'anni di distanza, fa sensazione: un ragazzino!
Ma odioso e spocchioso come solo gli inglesi del tempo, e forse anche oggi, riescono essere.
- Perché entrano? domandano i ragazzi degli anni duemila che mi stanno a fianco.
- Perché vogliono fare interrompere i Beatles, gli rispondo.
E io penso che quell'idiota ha di fatto interrotto un episodio della storia, ha impedito a chi ha fatto la rivoluzione più straordinaria della musica di continuare un concerto, tra l'altro l'ultimo. Quel ragazzino dovrebbe essere perseguito per crimine contro l'umanità.
I due pulotti salgono sul tetto, confabulano con il manager Neil Aspinall, morto recentemente, mentre i Beatles continuano a suonare. Hanno i Beatles a qualche metro che suonano e loro confabulano e cercano di interrompere, un disastro...
Fino a quando la performance termina, con la famosa frase di John che ringrazia e 'spera che l'audizione sia andata bene'.
Il film si conclude.
Un pezzo è parte del film Let It Be.
I miei bambini, dopo essersi dimenati come fans dei Sixties sulle mie ginocchia canzone dopo canzone, mi lasciano canticchiando e ballando Get Back, per tornare ai loro giochi.
Io li guardo felice. Prima di andarsene ognuno mi ha schioccato un bacio sonoro sulla guancia.
Ma la cosa ha un epilogo la mattina dopo.
Io sul divano, sveglio da ore, vedo Bianca comparirmi davanti appena sveglia.
Si preannuncia con il rumore schiaffeggiante dei suoi piedi nudi sul pavimento. Si stropiccia gli occhi alla luce del salotto.
Mi guarda. Si ferma. E a un certo punto mi domanda:
- Ma perché quello stupido poliziotto ha interrotto i Beatles? Io volevo sentire ancora la musica...
Io la guardo e penso.
- I Beatles sono immortali. E i miei figli ancora di più.
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