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I bisogni dei bambini non sono vizi

Da Rossellagrenci
Mother & Child di Francesca Strino

Mother & Child di Francesca Strino

Tra i tanti luoghi comuni legati alla crescita dei bambini c’è quello che dovrebbero essere sempre tranquilli, sereni, non disturbare, dormire tutta la notte prima possibile, finire tutto quello che hanno nel piatto, stare fermi.

Quando i miei figli erano piccoli (e mica poi tanto!) mi sono sempre sentita molto in colpa e inadeguata perchè dormivano poco e nel lettone, perchè volevano stare in braccio, mangiavano con le mani… insomma, non erano il massimo di quello che uno pensi sia un bambino “tranquillo ed educato”. Al contrario sono sempre stati molto autonomi, socievoli e con gusti ben precisi. Ma quando possiamo dire che un bambino è “viziato”?

A questa domanda risponde un libro della scrittrice Alessandra Bortolotti: I bisogni dei bambini non sono vizi.

“Non c’è chiarezza su quali siano i bisogni oggettivi di ogni bambino, in qualsiasi angolo della Terra nasca e cresca - scrive l’autrice – Si scambiano questi bisogni con i vizi, in quanto i bambini sanno bene come fare per reclamare ciò che gli è necessario per acquisire sicurezza, autonomia e fiducia in sé e in chi si prende cura di loro. Spesso lo fanno in maniera insistente, e molti pensano che il bambino non abbia limiti e che i genitori, soprattutto la madre, non siano capaci di darglieli.

Il bisogno più immediato e importante di ogni neonato è quello di contatto. Va da sé che se un neonato ha bisogno di contatto fisico ciò avverrà nel contesto di una relazione affettiva. Molti scambiano questa esigenza di contatto con un vizio, quello di voler sempre stare in braccio, di essere cullati, in maniera continua in momenti di difficoltà come l’addormentamento o la malattia.

Anche molti psicologi, a mio parere, confondono la simbiosi madre-bambino con il bisogno di contatto e perciò forniscono età (di solito entro l’anno di vita) in cui questa deve allentarsi.

Vorrei che fosse chiaro che invece esistono numerosi studi anche di psicologi molto famosi che provano esattamente il contrario e che anzi, considerano le cure prossimali , cioè quelle che richiedono la vicinanza dell’adulto che si prende cura del bambino, un elemento fondamentale per la conquista dell’autonomia e dell’indipendenza.

L’istinto delle madri andrebbe valorizzato e non sminuito, poiché nella maggioranza dei casi le aiuta a sintonizzarsi coi bisogni dei bambini ed a rispondere adeguatamente alle loro richieste.

Perciò chi pensa di aiutare le mamme dando loro consigli non richiesti, in realtà provoca dubbi che spostano la loro attenzione dal bambino verso l’esterno. Dovrebbe diventare patrimonio comune che allattare a lungo, dormire vicino ai propri figli, portarli addosso nelle fasce e rispondere prontamente ai loro segnali NON renderà i bambini dipendenti ma esattamente il contrario. La sicurezza esperita, soprattutto nei primi tre anni di vita, sarà un’iniezione di fiducia e di autostima  che varrà per tutta la vita, sia quella della mamma che quella del bambino.


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