Magazine Cultura
Si può discutere su tutto fuorché sulla regginità dei Bronzi di Riace. I Bronzi sono inconfutabilmente reggini – e non ci riferiamo soltanto all'ipotesi ricostruttiva che attribuisce la paternità delle due statue allo scultore Pitagora di Rhegion – in quanto come tali vengono trattati, perennemente rivendicati come bottino di guerra o, peggio ancora, in qualità di souvenirs acquisiti al grande mercato delle speculazioni politiche ed economiche.L'ultima trovata in ordine di tempo, legata alla sconsiderata prospettiva di un tour dei Guerrieri al di là dello Stretto, è di Mario Resca, direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale ed ex manager della catena Mc Donald (l'ipotetico nesso intercorrente fra le due attività potrebbe essere oggetto di una trattazione scientifica...), il quale ha candidamente dichiarato che i Bronzi non fanno altro che prendere polvere a Reggio.La “bomba” di Resca è stata immediatamente supportata da Vittorio Sgarbi che ha – senza alcun dato di fatto volto a legittimare ciò che ha affermato – individuato nella 'Ndrangheta l'eminenza grigia che si celerebbe dietro il mancato spostamento dei Guerrieri di Riace da Reggio; una sentenza che sa tanto di terrorismo verbale, al quale potrebbero e dovrebbero seguire delle azioni legali.Parole mendaci, scriteriate ed offensive per la dignità dei Reggini, capaci di rievocare i celebri motti proferiti dai funzionari sabaudi a proposito del Mezzogiorno all'indomani dell'Unità d'Italia, quando coi fallacei pretesi del brigantaggio, dell'analfabetismo e quant'altro si operò la spoliazione sistematica delle risorse della nostra terra. A ciò si aggiunga che il Dott. Sgarbi, evidentemente assuefatto alle peculiarità delle arene televisive alle quali partecipa costantemente, deve aver scambiato la questione della valorizzazione del patrimonio culturale nostrano con la platea de “La Pupa e il Secchione”, programmi dove chi la spara più grossa fa odiens e percepisce cospicui gettoni di presenza.Ma perché sarebbe assurdo spostare i Bronzi da Reggio? In primis perché ci sono delle ricerche in corso al Laboratorio di Restauro di Palazzo Campanella, in grado probabilmente di dirci molto di più di quanto sappiamo attualmente sui Guerrieri. I due capolavori non saranno “in piedi” prima del Marzo 2011, periodo in cui le nuove acquisizioni scientifiche dovranno essere necessariamente divulgate al pubblico attraverso meticolosi progetti didattici e nuovi scenari di fruizione e valorizzazione dei reperti. L'eccellente lavoro della Soprintendenza diretta dalla Dott.ssa Simonetta Bonomi, una figura eminente, finalmente all'altezza dei tesori archeologici reggini, lascia ben sperare, in questo senso, per il futuro. C'è poi da considerare il problema legato alla conservazione e quindi all'incolumità delle statue: quali originali bronzei di V secolo a.C., oggigiorno, vengono sottoposti a lunghe tournée, neppure fossero cantanti o ballerini moderni? Senza contare l'assoluta antieconomicità del paventato spostamento dei Bronzi. Il venir meno della presenza dei più grandi catalizzatori di visite alla nostra città provocherebbe un sensibile crollo delle utenze turistiche ai danni di negozi, ristoranti, albergatori e via dicendo.Infine la tanto declamata pretesa filantropica di “esportare la regginità nel mondo” attraverso il tour dei Bronzi. A tal proposito occorrerebbe documentarsi sulla concezione di regginità posseduta dai fautori dello spostamento delle statue, spesso incapaci di distinguere Giulio Cesare da Vercingetorige, oppure semplicemente alla ricerca spasmodica di pubblicità, voti e lauti guadagni tanto da vomitare accuse infondate, inconcludenti e mistificatorie della verità.Se questi tizi hanno così a cuore il futturo di Reggio e della Calabria, allora si diano da fare per contribuire all'ottimizzazione di infrastrutture, strategie di valorizzazione in loco e mentalità coscienziose: prima di esportare al mondo una qualsivoglia immagine, è necessario adoperarsi per edificarla.La cosa più triste di questa vicenda, in conclusione, sta nella principale colpa dei Reggini, l'indifferenza o l'inconsapevolezza nei confronti delle proprie radici storiche e della propria identità, condizioni che consentono ai tanti personaggi pittoreschi che di tanto in tanto si esprimono sui Bronzi, di mantenere uno straccio di credibilità agli occhi dell'opinione pubblica. Il clamore, di questi tempi, paga più del rispettoso silenzio: che peccato!
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