Un nuovo studio sembra confermare che il videogioco abbia la capacità di ridurre i flashback relativi ad eventi traumatici di cui si è stati testimoni. Speranze per il trattamento dei disturbi post-traumatici da stress?
Sopravvivere (o essere stati testimoni) a un evento traumatico, quale può essere una violenza, un incidente, un rapimento, non è facile. Il ricordo di quel che è accaduto rischia di generare flashback che compromettono la vita di tutti i giorni, e in alcune persone la comparsa di queste (involontarie) istantanee di quanto vissuto diventa persistente, e si trasforma in quello che gli psicologi chiamano disturbo post-traumatico da stress (o Post-Traumatic Stress Disorder, Ptsd) che può protrarsi anche per diverso tempo. Trattare i Ptsd si può, ma ancor meglio sarebbe evitarne la comparsa, così come evitare, anche quando non si parla di Ptsd, che memorie (intrusive) dell’evento traumatico vissuto causino sofferenza. Oggi uno studio pubblicato suPsychological Science suggerisce che un aiuto in questo senso potrebbe venire anche da Tetris. Sì da uno dei più famosi videogiochi di sempre. Perché?
In realtà la ricerca presentata non è del tutto nuova. Già da tempo il team di Emily Holmes dell’Università di Oxford (UK) si occupa di analizzare il potenziale dell’utilizzo dei videogiochi dopo aver sperimentato o essere stati testimoni di un evento traumatico. Nel 2009, ricorda il New Scientist, Holmes pubblicava una ricerca in cui mostrava come giocare a Tetris subito dopo la visione di eventi forti (video di incidenti e operazioni chirurgiche, per esempio) riduceva la comparsa di flashback involontari nei partecipanti (non affetti da Ptsd) e diminuiva il punteggio nei test standard per Ptsd. Risultati analoghi erano stati presentati anche nel 2012, durante la conferenza annuale della British Psychology Society.
Oggi il team aggiunge un pezzo in più alla ricerca sul campo, presentando gli effetti che ha giocare a Tetris dopo un giorno dall’aver visto eventi traumatici in video. Il razionale infatti è che, guardando a possibili interventi preventivi, non sia sempre possibile intervenire subito dopo un evento traumatico, ma magari possa essere più semplice farlo a poca distanza, il giorno dopo. Questo significa intervenire dopo che la memoria, il ricordo di quanto sperimentato, si è formato nel cervello, anche grazie all’attività del sonno (che sappiamo contribuire al consolidamento dei ricordi). In realtà lo studio prevedeva che il giorno dopo aver visto i video i partecipanti tornassero in laboratorio e prima che alcuni di loro giocassero a Tetris o fossero semplicemente lasciati riposare (entrambi per un tempo di 12 minuti) venivano mostrate loro delle istantanee tratte dai video. Questo permette di richiamare alla mente l’evento dando la possibilità di modificarlo, o meglio di rendendolo plastico, spiegano gli esperti.
Anche in questo caso, riferiscono i ricercatori, chi aveva giocato aTetris sembrava aver tratto dei benefici dal videogioco, sperimentando meno flashback relativi ai video rispetto al gruppo che non aveva giocato con i mattoncini.
Ma perché? L’idea, spiega la Holmes, è che giochi come Tetris, o comunque che richiedano una forte elaborazione visiva, causino un “blocco cognitivo” che riduce il carico visivo di un ricordo traumatico, attraverso “riconsolidamento della memoria”. In qualche modo riportare alla mente – sotto certe condizioni – un ricordo, è stato poi benefico dunque. E la conseguenza è come se le immagini perdessero la forza di ricomparire.
“Ci auguriamo di poter sviluppare più a fondo questo approccio come potenziale intervento per ridurre i ricordi intrusivi sperimentati dopo un trauma vero, ma vogliamo sottolineare che la ricerca è ancora nelle fasi iniziali ed è necessario un attento sviluppo”, precisa infine Holmes.