I buoni e i cattivi
21 gennaio 2015 di Redazione
di Paolo Vincenti
“E non c’è tempo per pensare / e non c’è tempo per capire / bisogna credere e obbedire / e qui c’è il bene e qui c’è il male “ – Edoardo Bennato
Mani era un prete persiano del III secolo d.C. che si considerava l’ultimo e più ispirato degli inviati celesti dopo Noè, Abramo, Zoroastro, Budda e Gesù. Diede vita ad un movimento religioso da lui chiamato “Manicheismo”, che viene studiato in storia fra le varie eresie cristiane che si scatenarono in quei secoli bui dell’Alto Medioevo. In realtà non si trattava di una vera e propria eresia ma di una religione a tutti gli effetti, che venne combattuta soprattutto da Sant’Agostino, grande dottore della Chiesa, in numerosi suoi scritti. La dottrina manichea concepiva il mondo diviso fra luce e tenebre e la vita come una continua lotta fra le forze opposte del Bene e del Male, fino alla resa finale e alla lontana vittoria del Bene, al trionfo del Dio luminoso. Ai credenti però non era dato di partecipare a questa lotta cosmica ed essi rimanevano soltanto degli inerti spettatori. Il manicheismo fondeva elementi della religione giudaico- cristiana con elementi della Gnosi , dello zoroastrismo e del buddismo. Punto di partenza della speculazione teologica manichea era dunque uno spietato dualismo cosmico, una radicale divisione fra male e bene. Oggi, si parla di manicheismo per coloro che senza distinzioni di sorta sogliono dividere il mondo in opposte fazioni. Il manicheismo infatti, nato in Oriente, ha fortemente influenzato attraverso la teologia medievale anche il pensiero occidentale portando a quella dicotomia di cui sopra che permea la cultura anche di molti europei, sia a livello privato che politico.
Applicando questa logica anche al nostro Belpaese, si dovrebbe tirare una linea di demarcazione e mettere da una parte i buoni e dall’altra i cattivi. Senza se e senza ma. Senza quei distinguo che chi ha ben poco da disquisire, liquida come “questioni di lana caprina”(espressione desunta dal poeta latino Orazio).
E da una parte i buoni e da una parte i cattivi, allora. Di qua, i movimenti popolari, l’associazionismo laico e cattolico, le organizzazioni no profit, il vasto mondo del cooperativismo. Di là gli anarchici, i senza bandiera, gli sbandati, i rinnegati. Buoni i primi, cattivi i secondi. Buono chi canta in coro, cattivo chi canta da solo. Cattiva, tutta la classe politica italiana, senza distinzioni di partito, perché invece di pensare al bene comune, cerca solo di legittimarsi, nel malaffare andante, di consolidare posizioni di rendita. Buono, chi spara a zero su questa classe politica. Ma a questa presunzione di verità, che è di molti e di moltissimi, io oppongo il dubbio, facendo mia l’abitudine degli scettici, ossia quella di non dare mai nulla per scontato (sképsis infatti in greco significa propriamente “indagine”). Di qua i politici mariuoli che, invece di occuparsi dell’enorme crisi economica ed occupazionale che ha devastato il paese, pensano ad aumentarsi lo stipendio, dediti come sono all’approfittamento, alla logica delle spartizioni e dell’inciucio. Di là il popolo che patisce stenti e sofferenze, vessato da tasse e gabelle. Cattiva, la classe dirigente che invece di stare al passo con i tempi si arrocca su posizioni di retroguardia, difende interessi superati, anacronistici. Buona, la vasta ondata di dissenso che percorre il paese da nord a sud e che fa sperare in un tardo risveglio delle coscienze. Gli scettici polemizzavano con i filosofi dogmatici, opponendo alle decise asseverazioni di quelli, la loro incertezza, ossia l’impossibilità di pervenire a qualcosa di certo, ad una qualsiasi asserzione di fede. Rispetto a tutte le questioni qui in esame, dunque, da scettico dovrei applicare l’epoché, ovvero la sospensione del giudizio. “Arrivano i buoni, arrivano arrivano , finalmente una nuova era comincerà”, cantava Edoardo Bennato in una sua vecchissima canzone. “Arrivano i buoni, ed hanno le idee chiare, ed hanno già fatto un elenco di tutti i cattivi da eliminar. Ma chi l’avrebbe mai detto che erano così tanti i cattivi da eliminar…”
Buoni i ragazzi che si arruolano nelle forze dell’ordine, cattivi quelli che si arruolano fra i tagliatori di teste dell’Isis. Viva il giovane calabrese che entra nei Nocs, abbasso il pirla milanese convertito all’Islam che parte per la Siria. Buoni, i giornalisti rampanti che smascherano abusi e corruzione e cattivi, i funzionari dello stato corresponsabili della rovina in cui è precipitato il Paese. Cattivissimi, gli alti dirigenti che ricevono indennità spropositate. Di qua il giornalismo d’inchiesta, libero, cazzuto, che non fa sconti a nessuno, sempre all’attacco del sistema, di là il giornalismo di parte, fazioso, quello superficiale, addomesticato, prono al potere, sul quale si esercita, con alterni risultati comici, la satira di casa nostra. Ed io dubito ergo sum. E che dire della satira? Buoni, i giornalisti di Charlie Hebdo che hanno esercitato fino in fondo il loro diritto di esprimersi. Cattivi, cattivissimi, i terroristi islamici che li hanno ammazzati scambiando la libertà di stampa per una offesa alla loro religione. Pensa alle volte come vanno le cose. Se i fratelli Kouachi, dopo aver sbagliato numero civico dello stabile dove era la redazione di Charlie, non avessero trovato un postino, che li ha indirizzati correttamente, ma una donna delle pulizie, un infermiere, un business man, insomma qualcuno poco esperto della toponomastica parigina, che cosa sarebbe successo? Che avrebbero sparato sulla gente sbagliata. E il pingue Presidente Hollande ( la copia francese di Gerry Scotti), invece dei giornalisti, avrebbe commemorato delle vittime innocenti? Non che i vignettisti di Charlie non lo fossero, innocenti . E quali parole Hollande, nel suo francese così ordinario, avrebbe avuto per loro?
Buoni, quelli che ritengono i terroristi islamici delle cellule degenerate del movimento arabo musulmano mondiale, i quali attaccano l’Occidente per una malintesa interpretazione delle Sacre Scritture. Cattivi, coloro che non riconoscono possa esistere un islamismo moderato e sostengono che la religione coranica sia sinonimo di jihad, ovunque nel mondo. Da una parte, coloro che sposano la causa islamica e distinguono un islam buono, pacifico, quello della stragrande maggioranza, dagli elementi deviati, ossia la pericolosa minoranza del terrorismo jiiadista. Dall’altra parte, coloro che attaccano il movimento musulmano ritenendolo una religione di fanatici e intolleranti che non avrebbe diritto di esistere. Buone, le amministrazioni comunali che si aprono al diverso, che interpretano in senso evangelico l’accoglienza che si deve ai derelitti e ai fuoriusciti del mondo, e progettano appositi campi per il popolo Rom. Cattivi, coloro che ritengono che per fronteggiare la minaccia degli zingari occorrerebbe un altro olocausto, una nuova pulizia etnica che faccia sparire dalla faccia della terra l’etnia Rom. Cattiva, la Lega Nord che vuole chiudere le frontiere e cacciar via gli immigrati dal nostro paese. Buono, il Pd che mette in atto politiche di accoglimento e di inclusione. Cattivissime, a partire dal Front National francese, tutte le destre europee, xenofobe e razziste. Buonissime, le sinistre multiculturali e pacifiste. (Dubito ergo sum). Cattivi, i dipendenti pubblici ( spesso sgamati dalle telecamere nascoste) che si allontanano arbitrariamente dal luogo di lavoro o si fanno timbrare il cartellino dai colleghi mentre loro sono a fare la spesa o portare il cane a passeggio. Buoni, quelli ligi al dovere, onesti e puntuali che devono lavorare anche per gli assenteisti. All’indomani degli attentati di Parigi, tutti i mezzi di informazione hanno dato ampio risalto a quanto accaduto . In televisione in questi giorni, in tutte le trasmissioni non si parla d’altro. Giornalisti, analisti politici, islamisti, studiosi delle religioni e intellettuali vari esprimono i propri pareri.
A me, di fronte a tanta scienza, è venuta in mente quella frase di Boris Vian : “dire idiozie, quando tutti riflettono profondamente, è il solo mezzo per provare la propria libertà e indipendenza di pensiero”. Che è, come dire, la genesi di questo articolo. Il manicheismo va sempre forte. E d’altro canto, già nell’antichità i filosofi dogmatici avevano scardinato la teoria degli scettici e Sant’Agostino aveva evidenziato che essi, dubitando, erano quanto meno certi di dubitare; quindi si contraddicevano perché possedevano almeno una verità. E allora chi mi aiuterà a prendere posizione?