Pochi giorni fa è uscito un interessante studio del CIES sull'efficienza dei settori giovanili delle più importanti squadre di calcio europee, che mi ha fatto pensare.
Il CIES è un importante centro svizzero che effettua studi mirati sullo sport, ogni tanto sul calcio. Lo studio pubblicato ha preso in considerazione i settori giovanili di 31 campionati di calcio europei, per un totale di 11.335 calciatori appartenenti a 460 squadre giovanili.
Ebbene, lo studio non è stato fatto per arrivare a dare una chiara e inequivocabile risposta su quali siano i settori giovanili migliori nel Vecchio Continente, ma ha l'obiettivo di stabilire quali siano i vivai più efficienti: ovvero, quali siano i club in grado di crescere di più e meglio i propri giovani per farne dei calciatori professionisti fatti e finiti. E prendendo appunto in considerazione la quantità dei giovani giocatori cresciuti nei settori giovanili delle squadre europee, oggi diventati calciatori professionisti, possiamo dire che la cantera più efficiente è quella del Partizan Belgrado con 78 giocatori cresciuti nelle giovanili che oggi militano nei principali campionati D'Europa.
Ogni tanto, invece, avviene l'esatto contrario, ossia che alcune squadre decidano di puntare sulla esperienza di calciatori con parecchie primavere alle spalle senza avere abbastanza coraggio di affidarsi a giovani, magari anche molto promettenti. Come accade in queste settimane con un certo Tomas Andrade, molti di voi forse non lo hanno mai sentito nominare. Un ragazzo con un passato difficile, iniziato nello stesso quartiere di Carlos Tevez. Andrade è nato con un problema particolare alle gambe, ricurve all'interno non gli consentivano di camminare normalmente: i dottori lo avevano preparato a un futuro difficile, lontano dal calcio.
La forza di volontà può smuovere le montagne, Tomas Andrade con l'aiuto di alcuni medici è riuscito nel tempo a correggere il suo modo di camminare - e correre - e oggi ha fatto della sua principale difficoltà un punto di forza; tanto che una delle peculiarità del ragazzo cresciuto nel River Plate e sbarcato a settembre in Premier League, al Bournemouth, è proprio l'abilità nel controllare la palla con l'esterno.
Tomas Andrade è stato nominato miglior giocatore del Mondiale per club under 17 e oggi è gestito dalla GoldFootball di Giovanni Santoro, e pare che alcune squadre italiane stiano facendo in questi giorni un timido tentativo di avvicinamento del giocatore. Dopo una breve parentesi al Barcellona, quando aveva ancora 10 anni, ha preferito tornare a casa, nella sua Argentina, per proseguire la maturazione al River Plate - lui stesso ha raccontato come Roman Riquelme in persona lo abbia preso sotto la sua ala quando era ancora un ragazzino -, nonostante fosse tifoso del Boca Juniors.
Tomas Andrade è una di quelle promesse che fa la fortuna dei vivai, appunto. Eppure c'è chi spesso decide di affidarsi all'esperienza di suonati over 35 che non promettono rischi, ma che non regalano neanche prodezze. Seth Godin, guru americano del marketing, nei suoi libri ripete come un ritornello "la cosa più rischiosa di tutte è essere prudenti" perché non rischiando mai ci si preclude sin da subito qualcosa che potrebbe essere straordinario. Questo è stato un errore reiterato in passato dal Milan, che ritardò per alcuni anni il processo di rinnovamento della rosa, segnalandosi nel 2007 come una delle squadre più vecchie d'Europa. Questa forma di prudenza mista a eccessiva riconoscenza, prevedeva di affidarsi a giocatori esperti e rodati e non permise un ricambio che era naturale dopo i successi conseguiti in quegli anni con Carlo Ancelotti.
I calciatori più vecchi d'Europa
Guardando l'altra faccia della medaglia, troviamo i calciatori più vecchi d'Europa e scopriamo quali sono quelle squadre che hanno preferito affidarsi nelle mani di nonnini esperti. Il levante ha deciso di continuare anche in questa stagione con l'esperienza di Juanfran, difensore arrivato a 39 anni compiuti che nel corso della carriera ha militato - tra le altre - anche al Valencia, Besiktas, AEK Atene prima di tornare proprio al Levante, la squadra che lo aveva cresciuto e inserito nel proprio settore giovanile nei primi anni 90.
Non è il più vecchio, Juanfran, perché in giro per l'Europa giocano altri giocatori classe 1976; nati prima di lui l'irlandese Shay Given, oggi allo Stoke City, e inserito nel 2009 dal Daily Telegraph nel Premier League team of the decade, la selezione degli undici migliori giocatori della Premier League degli anni 2000, e Cedric Barbosa, riconfermato anche quest'anno nel centrocampo dell'Evian, club fondato nel 2007 a Gaillard, oggi in Ligue 2. L'anno scorso si è fatto notare per un bel gol realizzato contro il Paris Saint Germain che ha regalato il momentaneo 1-0 all'Evian.
Manuel Pablo Garcia Diaz indossa la maglia del Deportivo La Coruna dal 1998; oggi, a circa 18 anni di distanza e a 39 anni suonati, è probabilmente una delle (ultime) bandiere rimaste in Europa.
Mark Schwarzer - portiere australiano di 43 anni - è uno dei bravi giocatori che in futuro potrà raccontare la favola (almeno finché durerà) del Leicester di Claudio Ranieri, primo in Premier League davanti alle corazzate United, City e Arsenal nonostante i 20 gol già incassati alla 13° giornata di campionato.
Josè Mourinho ringrazia Mark Schwazer per l'importanza che ha avuto nello spogliatoio del Chelsea
Dopo il ritiro di Brad Friedel al termine della scorsa stagione - classe 1971 è uno dei più longevi numeri 1 del massimo campionato inglese - lo scettro di nonno d'Europa è passato nelle mani di Schwarzer. Grazie a Josè Mourinho che nell'ultima gara della fase a gironi della Champions League 2013-14 tra Chelsea e Steaua Bucarest decise di schierarlo titolare, è diventato il calciatore più anziano ad aver esordito in Champions League, a 41 anni e 2 mesi. Alla faccia dei giovani.