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"I caldarrostari scompariranno il 31 marzo e pubblicheremo mappe e scadenze". Era il 2013, oggi tutto insabbiato

Creato il 27 maggio 2015 da Romafaschifo

Ve li ricordate i mitici tempi della trasparenza di inizio consiliatura? Quando sembrava che davvero tutto potesse e dovesse cambiare in tutti i comparti? Quando nessuno si sarebbe immaginato di vivere una consiliatura che, sotto sotto, in troppi settori, avrebbe replicato la tolleranza e la connivenza di quelle precedenti rispetto al mondo dell'ambulantato? 
In quei mesi (era novembre del 2013) dal Primo Municipio si alzavano voci magniloquenti: "pubblicheremo tutte le postazioni e tutte le scadenze, faremo i bandi, sul sito del comune ci sarà una mappa dei braceri".
E in effetti qualcosa si fece: comparve la lista dei castagnari (quasi tutti appartenenti allo stesso clan familiare), comparvero le date di scadenza, comparve la mappa. I quotidiani cittadini, come questo articolone sul Corriere della Sera, celebrarono.

Dopo qualche tempo tutto scomparve. La trasparenza, evidentemente, fu troppa e qualcuno consigliò al Primo Municipio di insabbiare tutto. E così si fece. Le pagine vennero cancellate. Scomparvero. Così come scomparvero i bandi di gara, così come scomparvero le mappe e così come scomparvero, soprattutto, i propositi di far rispettare le date del servizio: da ottobre a marzo. "Il 31 marzo le castagne spariranno" promise Sabrina Alfonsi su tutti i giornali e le agenzie. Giustamente, perché vendere caldarroste con 35 gradi all'ombra è una cosa illogica oltre che illegale. Ebbene le castagne continuano ad essere venduta, nella più totale evasione fiscale, anche sotto al solleone, le gare non si fanno, tutte le pagine relative sono state accuratamente cancellate dal sito del Primo Municipio.


"Con questo sistema ogni cittadino potrà verificare gli arredi autorizzati e il posizionamento esatto dell'operatore. Una garanzia anche per i venditori corretti. I dati sono forniti in formato aperto e in modo liberamente riutilizzabile e redistribuibile (open data), corredati dai file da scaricare e da una vista sui servizi di mappe online. Tutto questo è stato realizzato a costo zero dal personale del Municipio Roma I. La pubblicazione di questi dati è l'inizio di un metodo che adotteremo anche in altri ambiti per garantire sempre maggiore trasparenza nell'operato dell'amministrazione".
Così dichiarava Sabrina Alfonsi all'Agenzia Dire nel 2013. Evidentemente c'è stato qualcosa di più importante che garantire ai cittadini la trasparenza. Qualcosa di più impellente degli open data sui quali oggi si basano tutte le amministrazioni civili ed evolute d'occidente.
C'è solo un problema: quei rompicojoni di Roma fa Schifo le avevano salvate tutte... Che dite secondo voi ci sarà modo di capire dal Primo Municipio perché si è comportato così? Ci sarà modo di vedere qualche giornale cittadino chiedere conto?

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