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I can put a little stardust in your eyes, put a little sunshine in your life. From marieclaire.it with love

Creato il 18 novembre 2013 da Agipsyinthekitchen
Novembre.
Novembre che inizia con un giorno in cui compriamo crisantemi e i nostri pensieri volano al di là delle nuvole e abbracciano  i nostri cari che non ci sono più.
O meglio, che non sono più qui con noi nel senso tradizionale del termine perché in realtà, come dice Antoine Laurent Lavoisier, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Per gli americani invece novembre è un attimo,  in cui bisogna dire Grazie, mangiare tacchino ripieno e  purè di patate e burro.
Come se  solo per un giorno all'anno bisognasse ricordare di spolverare dall'armadio la gratitudine.
Come se solo per un giorno all'anno bisognasse farsi scaldare il cuore dal ricordo di chi abbiamo amato così tanto quando era ancora in vita, quando i nostri cuori battevano di uno stesso tamburello.
Come se.
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Per me novembre è l'inizio dell'autunno: l'aria si fa fredda, finalmente ci si avvolge in cachemire confortanti, compriamo collant nuove e torniamo a cucinare usando mele e cannella.
Le zucche sono mature e si sposano in sodalizi perfetti con risotti e composte, le luci nelle case si fanno gialle ed a ogni pianerottolo di scale ci si sofferma sogghignando a ascoltare, si ad ascoltare, i profumi delle cucine di questi perfetti sconosciuti con cui dividiamo il blocco del nostro palazzo.
Di gratitudine, qui, adesso, voglio parlare.
Di gratitudine e di ricordi che avvolgono come quella coperta morbida lasciata sbadatamente sul divano prima di uscire.
Un weekend quello appena passato che forse non è altro che l'inizio del mio carosello di Natale perché è stato un regalo atteso e scartato con l'emozione di una bambina davanti alla sua prima Barbie.
Simona ed io.
La mia "cugi" ed io.
- Cugi è limitativo perché siamo conviventi, amiche, sorelle, famiglia .
Un weekend di quiete perché gli impegni ci travolgono e sono così stanca di dire che non ho tempo: il tempo si deve trovare, e subito.
Per fermarsi e riconnettersi all'immensa fortuna e gioia di tutto quello che ci circonda.
Per vivere semplicemente spalancando gli occhi sui lussi veri che ci avvolgono: gli amici, la famiglia, l'Amore, in ogni sua forma e accezione.
Per osservare e scoprire il mondo.
Per capire e imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Per fermarsi a parlare con sconosciuti
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Così eccoci, sedute su un tavolino nel verde immerso in un orizzonte incantato,  a strizzare gli occhi al sole mentre mangiamo formaggi con marmellate di fragola e pepe rosa, a commuoverci pensando ai nostri nonni, e intanto il bicchiere di Chianti con tutti gli strati di golfini che abbiamo addosso scaldano il cuore e l'umore.
Dicono che sia novembre, a me pare una questione di un attimo sospeso in un tempo troppo magico per essere definito.
E allora ricordiamoci di vivere, e non soltanto di esistere.
Il presente nel quale ci siamo ritrovate deve essere simile al futuro che sogniamo.
Ne siamo pronte?
Quando il primo ricordo? La mia memoria è olfattiva o tattile?
Mio padre spesso mi taccia di essere superficiale, mi dice che volo sopra le cose come una farfalla, senza rendermi effettivamente conto di quello che succede: forse è questo retaggio, la paura di ritrovarmi in questa critica, che mi auto impone la massima disciplina nell'annotare ogni emozione che mi avvolge nel quotidiano.
Il mio primo ricordo: il mio nonno Dino che mi annaffia con la canna dell'acqua in giardino a Lanzo, con mia nonna Irma che lo rimprovera. Oppure ancora: il coniglietto di peluche giallo comprato al Bazaar. E il mio coniglio, vero questa volta, Gedeone.
Quando è mancato il mio nonno, avevo forse 5 anni: me lo dissero a funerale avvenuto, in una giornata tiepida milanese e primaverile. Ricordo tutto: mia mamma che piange, io che le chiedo come sta il nonno, davanti al Garage di Piazzale Susa. Lei che mi dice che il nonno non c'è più. Le mie gambe che per la prima volta cedono e mi ritrovo a piangere inginocchiata a lei senza capire esattamente quello che succede.
Memoria tattile e olfattiva: le perle della mia nonna Irma, tra le mani, e il suo profumo Mitzuko.
E poi la vita va avanti ed arriviamo con un forward velocissimo  all'adesso.
Pensieri sparsi e a profusione.
Per esempio che l'amore è un affare serio.
Che quello che capita nel cuore, capita e basta.
E non puoi farci niente.
Non ti puoi imporre determinati pensieri o atteggiamenti perché tutto segue un flusso, un destino che è a priori e a prescindere dalla nostra volontà che vorrebbe solo imporsi nel mezzo.
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Abbiamo amato, abbiamo perso e ci siamo anche rotte: ma abbiamo rincollato il tutto con scotch colorati a pois gialli e arancioni, reinventando ogni giorno qualcosa di nuovo per distogliere il pensiero da quello che ci faceva male.
Che si passa dalle cotte adolescenziali, quelle in cui il massimo slancio è trascrivere canzoni sopra la smemoranda e baciarti sul motorino fuori da scuola, dove il dramma è che tua mamma non ti fa uscire con la minigonna corta e allora tu ti cambi in ascensore, per poi essere beccata da Suor Graziella che prontamente ti fa infilare in uno scafandro di lycra che è la tuta da ginnastica brandizzata orsoline e quel brufolino che ti viene proprio tra l'intervallo in cui scofani la focaccia e il momento della campanella,  quando finalmente vedi l'oggetto di cotanta foga aspettarti fuori e ti senti super fica e fai la super fica con le tue amiche del genere "ehy io ho il fidanzato che dallo Zaccaria viene a prendermi in motorino e allora andiamo ai giardini di Palestro a pasticciarci un po'".
Poi però ti chiamo e ti racconto tutto.
E poi, dopo una manciata di secondi che fanno capitare le prime carezze, e i primi batticuori veri, arrivi  fino a una convivenza nella quale metti tutta te stessa, perdendoti dentro lui che per te era l'uomo della tua vita, con il quale già ti vedevi su una passat famigliare con un labrador e due nani, per lui che misuravi il tempo con la sua presenza e la sua assenza e un bel giorno ti accorgi  che quello, seppure amore, è un amore non sano: ché non bisogna mai perdersi dentro gli altri.
Ché bisogna piuttosto ricordarsi di quello che siamo e di ciò che meritiamo: ovvero una persona che regali leggerezza mentre in maniera spontanea offre un Amore che accade, semplicemente nel cuore, e tu ti ritrovi così: meravigliata di cotanta semplicità e al tempo stesso profondità.
Che forse non era quello che ci si aspettava, ma è in effetti ancora meglio di quello che si stava sognando.
Che non importa come andrà, che succederà da adesso in avanti: l'importante è sorridere e non dimenticarsi mai del potere che queste quattro ossocina rivestite di carne hanno, potere che arriva dalla cassa toracica.
Noi, la nostra frangia, i nostri tatuaggi, la nostra passione per le zucche e le marmellate, le nostre forme di budino e di stampi che ormai collezioniamo insieme ai deliri di chiffon che abbiamo negli armadi:  siamo pronte a dare amore,a fare massaggi e  a costruire nuovi possibili scenari e mondi da esplorare insieme.
Che la vera avventura si esplica ogni giorno al di fuori e lontano da paure, e noi vogliamo solo un uomo che ci prenda la mano e abbia il coraggio e l'onestà di tenerla stretta a sé, di tenerci strette a sè, senza esitazione e senza ritrosie, ma solo con perserveranza, leggerezza, un po' di umorismo e tanta fedeltà.
Che non vediamo l'ora di imparare a fidarci di nuovo.
Che non vediamo l'ora di abbattere ogni muro che ci separa dall'abbandono alla gioia e dallo sciogliere ogni senso, come l'acqua per il cioccolato, senza pudori e sorridendo.
Che non vediamo l'ora di questi baci che staccano l'anima e la fanno volare.
Che non vediamo l'ora di costruirci il paradiso qui in terra, tra la cucina e la stanza da letto.
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Gipsy Travel Tip:
Come teatro di questa meravigliositudine abbiamo scelto una delizia sul lago di Garda, il Lefay Resort.
Fatto di quell'architettura ecosostenibile che adoriamo, di legno, di alberi, di cespugli di bacche, di piscine calde che si vanno a perdere oltre il panorama.
A un certo punto, l'estasi era così apocalittica che mi sembrava di aver perso la cognizione di dov'ero: Bali o Lago Di Garda?
Con uno chef , Matteo Maenza, che merita non una, bensì tutte e tre le stelle Michelin.
Con il suo aiuto, Federico, che sforna pizze e dolci con maestria ed è un trionfo per il palato e per la vista, ma pure l'olfatto si trova a suo agio tra aromi di lieviti e vaniglie.
Con una somellier preparatissima, simpatica e deliziosa.
Relax allo stato puro, coccole 2.0.
Una ricetta che mi ha rapita, qui. 


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Pera, crescenza e cardamomo
Mousse di pere:50 ml di panna55 gr di purè di pere Williams20 gr di zucchero semolato2 pezzi di fogli di gelatina2 cucchiai di grappa di pere Williams
Biscotto al cioccolato
100 gr di cioccolato fondente al 55%50 gr di burro1 tuorlo2 albumi50 gr di zucchero40 gr di farina
Mousse alla crescenza
50 gr di crescenza20 gr di panna liquida10 gr di zucchero50 gr di panna semi montataGelatina di pere30 gr di purè di pere Williams15 gr di pectina con 30 gr di zucchero
Montare la panna a neve morbida. Ammorbidire la gelatina in acqua fredda, strizzarla e scioglierla nella grappa di pere, addizzionandola con il purè di pere, quindi aggiungere la panna montata.versare il tutto in uno stampo rettangolare sul cui fondo verrà disposto uno strato di biscotto di cioccolato.
Per il biscotto.
Montare l'albume con l'aggiunta di zucchero. Fondere a bagnomaria il cioccolato con il burro, aggiungere i tuorli quindi la farina ed infine gli albumi montati a neve. Versare il composto sui tappetini di silpat, quindi stendere l'impasto in modo uniforme ad uno spessore di 5 mm. Cuocere a 170°C per 15 min.
Mousse di Crescenza
Scaldare la panna liquida e con l'aiuto di una frusta mescolare la crescenza e aggiungere la colla di pesce ammorbidita in precedenza e sciolta nella grappa.A parte montare la panna con lo zucchero semolatoe una volta pronta incorporarla al formaggio.Mettere il tutto in una vaschetta e lasciarla riposare in frigorifero 1 giornata.
Per l'impiattamento: tagliare la mousse a rettangoli di 3 cm per 6 cm e disporre sulla superficie della mousse una lastra finissimadi cioccolato della stessa dimensione della mousse.
oggi mi trovate quihttp://www.marieclaire.it/Cucina/Il-blog-di-Alice-Agnelli

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