I can't take my eyes off of you

Creato il 28 giugno 2011 da Persogiadisuo
 CLOSER,di Mike NicholsUK, 2004

Per me Closer è come uno dei misteri di Fatima: non capirò mai perché non piacque.

Per me fu una vera e propria folgorazione questo film, di cui una conturbante Natalie Portman è sicuramente l’elemento più abbagliante, a cui è dedicato il titolo del post, nonché protagonista delle quattro scene di culto del film. 1)La prima, uguale anche all’ultima del film, è quella di Natalie coi capelli corti e macchiati di rosso che cammina tra la folla sulle note della magnifica The Blower’s Daughter di Damien Rice: il suo andamento sicuro e lo sguardo velato di astuzia dicono già moltissimo sul personaggio e anticipano altri momenti del film. Poi, all’improvviso, uno schianto: camminava talmente sicura di sé che si è fatta investire da un’auto. E questo fatto presagisce a un altro elemento chiave della sua personalità: al di là della fierezza e della consapevolezza del suo sex appeal si nasconde una ragazza fragile, pronta ad essere investita improvvisamente dalle sue emozioni più recondite. 2)È il caso della seconda scene culto: quella a un vernissage della fotografa (Julia Roberts), in cui osserva un proprio ritratto in cui compare con una lacrima sul viso e un caschetto bruno.
3)Terza scena culto: quella allo strip-bar, che si conclude con How soon is now degli Smiths. Indossa una parrucca rosa e uno striminzito completino intimo che lascia ben poco spazio all’immaginazione. Il suo linguaggio e i suoi modi sono sboccati, il suo fisico mai così provocante, sexy e stellare. Sono almeno una ventina gli snapshots che metterei, ma ho dovuto scegliere solo quelli più "rappresentativi".

4) Quarta scena culto: il finale, uguale all’incipit, cambiano solo look: capello finalmente lungo e castano e canottiera attilata. Una visione da sturbo.
Detto questo parliamo seriamente del film, perfetto esempio di opera con 4 protagonisti assoluti.
Opera da camera, non solo in quanto film sul sesso, ma anche perché di fortissima impronta teatrale (tratto del resto da una pièce di Patrick Marber, che l’ha adattata per il grande schermo), il che può piacere o meno: personalmente adoro i film di questo tipo.La trama è un po’ intricata e ricca di colpi di scena, quindi mi limiterò a dire che il personaggio di Jude Law se la fa prima con quello di Natalie Portman e poi con quello di Julia Roberts e lo stesso fa quello interpretato da Clive Owen, più o meno.
 Si tratta di un film molto provocatorio che ancora oggi non riesco capire perché non sia piaciuto alla stampa italiana e perché sia stato dimenticato così in fretta.  Le recensioni americane erano discrete, Natalie vinse il Golden Globe, ma rileggendo i principali dizionari italiani trovo recensioni non troppo gentili..
Secondo Mereghetti il film presenta solo i momenti di crisi, senza mai mostrarci le cause che li hanno provocati: forse era questo l’intento del commediografo e del regista? Non commento nemmeno quella del Morandini che sintetizza la recensione chiedendo(si) “Che dire di un film in cui la scena più divertente, a detta di molti critici, è quella di una scurrile chat erotica?”Io l'ho trovato un film originale: innanzitutto nel linguaggio, sboccatissimo, tuttora credo uno dei film più spinti che abbia mai sentito eppure elegantissimo e pudicissimo nelle immagini. Questo contrasto lo trovo fantastico e molto interessante. Lo stesso vale per i salti temporali, a una prima visione perfino difficili da capire subito.
 C’è da dire che a una seconda visione, quando il linguaggio non è più uno shock e quando abbiamo già metabolizzato i salti temporali il film perde parecchio fascino, ma rimane comunque una solidissima sceneggiatura che ritrae quattro personaggio meravigliosamente (de)scritti e interpretati.
E che dire poi della scelta di far recitare Julia Roberts, la fidanzatina d’America, in un film talmente sconcio? In Erin Brokovich parlava come una scaricatrice di porto, ok, ma non parlava di sesso, tabù dei tabù per gli americani e noi italiani. Una scelta assolutamente geniale e coraggiosa da parte sua. Peccato che fu però il suo primo fiasco (e diciamo che da allora non si riprese più).
 E poi è un film di Mike Nichols, il mitico regista di Il Laureato.
In ogni caso, fruttò il Golden Globe a Natalie e questo è un dato di fatto e poi, personalmente, lo ricorderò sempre come il film che mi ha fatto innamorare di Natalie Portman e mi ha fatto scoprire Damien Rice e gli Smiths.

 

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