I canti delle terre divise
Saga comprendente INFERNO, PURGATORIO e PARADISO
di Francesco Gungui
Titolo: Canti delle terre divise
Autore: Francesco Gungui
Edito da: Fabbri
Prezzo: 6,90 – 14, 90 – 14,90 €
Genere: Distopico
Pagine: 430, 392, 318
Trama: Se sei nato a Europa, la grande città nazione del prossimo futuro, hai due sole possibilità: arrangiarti con lavori rischiosi o umili, oppure riuscire a trovare un impiego a Paradiso, la zona dove i ricchi vivono nel lusso e possono godere di una natura incontaminata. Ma se rubi o uccidi o solo metti in discussione l’autorità, quello che ti aspetta è la prigione definitiva, che sorge su un’isola vulcanica lontana dal mondo civile: Inferno. Costruita in modo da ricalcare l’Inferno che Dante ha immaginato nella “Divina Commedia”, qui ogni reato ha il suo contrappasso. Piogge di fuoco, fiumi di lava, gelo, animali mostruosi: gli ingranaggi infernali si stringono senza pietà attorno ai prigionieri che spesso muoiono prima di terminare la pena. Nessuno sceglierebbe di andare volontariamente a Inferno, tranne Alec, un giovane cresciuto nella parte sbagliata del mondo, quando scopre che la ragazza che ama, Maj, vi è stata mandata con una falsa accusa. Alec dovrà compiere l’impresa mai riuscita a nessuno: scappare con lei dall’Inferno, combattendo per sopravvivere prima che chi ha complottato per uccidere entrambi riesca a trovarli… Il primo romanzo di una trilogia fantasy.
di AuriCrem
Questa recensione comprende tutti e tre i libri della trilogia di Gungui, una trilogia tutta italiana e, togliamoci il pensiero, SCADENTE.
Avevo sentito solo recensioni negative, o meglio recensioni che classificavano il primo libro come carino e i seguiti delle propaggini malformi e orride del primo romanzo. Io penso invece che si parta da un romanzo brutto per arrivare ad un romanzo davvero carino. Ma andiamo con ordine. Come ci dice la sinossi la storia si basa sull’innamoramento di Maj e Alec che darà il via ad una rivoluzione di portata mondiale e già qua la trama fa acqua da ogni parte. Il sentimento nasce dal nulla, e quando dico dal nulla non intendo un colpo di fulmine, intendo che Alec finisce a lavorare in Paradiso, un quartiere per ricconi, per la famiglia di Maj come servo (?) e vede per un paio di giorni la bella seducente giovane che fa il bagno in piscina e si innamora e lo stesso lei, vede sgobbare sto poveraccio e le viene voglia dopo sedici anni di vita di cogliere il senso dell’universo, il perchè delle cose e io mi chiedo ma perché proprio ora? Perché non con uno dei tanti servi precedenti? Tutto ha inizio totalmente dal nulla, la curiosità dei due ragazzi, il loro amore, nasce da zero, un giorno non c’è e il giorno dopo c’è.
Ora voi mi dovete spiegare se, per una vostra infatuazione giovanile commettereste un crimine pur di finire nel carcere di massima sicurezza più terrificante della storia con tanto di cerberi, minotauri, arpie e mostruosità di ogni genere…..io in tutta onestà no! Tenendo conto poi del legame fra Alec e la madre e la sorella che viene presentato all’inizio del libro come un rapporto affettuoso e molto simbiotico dimenticarle all’improvviso così per un non nulla non mi sembra molto sensato. La descrizione dell’Inferno è praticamente un plagio ad Hunger Games, i personaggi sono piatti e privi di carattere, si distinguono fra loro solo per diversi obbiettivi e un trascorso diverso ma il loro carattere è bidimensionale, assolutamente fasulli e poco credibili. Alcuni personaggi non hanno uno scopo se non quello di traghettare o dare la vita per altri personaggi più importanti, una cosa davvero infima e che personalmente non posso tollerare.
Ma facciamo un passo indietro: Maj è figlia di uno dei quattro oligarchi, i componenti del governo che controllano Europa, Paradiso e Inferno. L’Oligarchia in realtà non ha nemmeno tratti troppo rigidi, semplicemente costruisce quartieri ricchi per i privilegiati (i quartieri Paradiso) e chi commette dei crimini lo punisce all’Inferno in una maniera proporzionale al suo peccato mentre i comuni normali vivono a Europa, una immensa zona/città/non ho capito che diamine di dimensione abbia sto maledetto posto. Certo, Europa non è proprio un parcogiochi, le cattedrali ormai in disuso sono degli enormi cinema che trasmettono le immagine riprese all’Inferno come ammonizioni, non esistono scuole, non vi sono aiuti da parte dell’oligarchia di nessun tipo e al primo sbaglio si viene presi e portati di peso su quest’isola vulcanica per l’appunto infernale. La trama è super originale e la maggior parte del mio voto andrà a quella, soprattutto dal secondo libro in poi dove la trama si srotola per bene di fronte ai nostri occhi, certo alcune trovate sono state davvero tamarre e da un certo punto in poi di Paradiso la saga prende una piega quasi steampunk che ho davvero apprezzato, ma il mio apprezzamento purtroppo finisce qua e mi dispiace davvero.
Quando nel mare e nel cielo non ci fu più alcuna traccia di quella pira, i suoi occhi si chiusero sul mondo e si aprirono sul passato, trovandovi un volto sorridente, quello di un bambino, quello di un ragazzo, e infine quello di un uomo deciso a cambiare la sua vita. Laura sentì il suo petto farsi profondo come una caverna senza fine, per accoglierlo, per far spazio alla vita che aveva trascorso con lui, al loro rapporto che da quel momento in poi avrebbe potuto esistere solo nel ricordo.
Lo stile di scrittura è inaccettabile, un mix fra Federico Moccia, le frasi dei baci perugina, il linguaggio di un bambino di 7 anni e una malriuscita copiatura spregiudicata di Hunger Games. I personaggi sono stupidi in tutti i sensi, gli unici che ho apprezzato sono Guido nel primo libro e Alec nell’ultimo libro, ma non perché abbiano avuto una crescita, semplicemente sono scemi o intelligenti a seconda della situazione, senza maturazioni o regressioni, solo scemi o furbi, immaturi o maturi, così a caso, quasi come se affidarti un compito ti faccia maturare di botto e togliertelo ti faccia tornare un bimbetto cretino.
Un grave difetto di Gungui è che i libri ingranano nel giro di 100 pagine, tranne Paradiso, il terzo della trilogia, che è un crescendo di tensione, a mio parere persino esageratamente in quanto si susseguono 38410 avvenimenti senza pause, incontri e spostamenti senza una reale funzione ma solo per far muovere i personaggi e dare un po’ di movimento alla storia, tutto senza uno scopo ma solo cose fini a se stesse. L’ultimo libro durante il quale l’autore si concentra sugli intrighi politici è quello riuscito meglio io credo, ricco di spunti di riflessioni molto attuali riguardanti l’umanità, la tecnologia, l’evoluzione, la politica, la lotta per un mondo migliore, per un obbiettivo, tutti argomenti appena accennati e a cui vengono dedicate alcune frasi davvero toccanti.
Mentre venivano circondati dalle guardie Alec, invece di sentirsi sconfitto, ebbe una nuova, chiara intuizione sull’importanza di ciò contro cui stavano combattendo. Era un’idea immensa e indefinibile, non era solo la libertà dell’oppressione dell’Oligarchia, non era l’indipendenza dal controllo di una società che aveva racchiuso ogni individuo all’interno di uno schema ben preciso, che fosse di gioia, sofferenza, dolore o morte. Ciò per cui stava combattendo era la possibilità di scegliere, sempre, il bene, l’amore, la giustizia , anche quando il mondo sembrava importi la sua decisione. (Paradiso)
Temo di non poter consigliare questo libro a nessun se non a chi ha tempo da perdere, zero libri in wishlist e soldi da buttare via o ha già la saga in casa, i libri sono lenti, mal scritti, privi di logica e senso in più punti, caotici, un’insalata russa di falle che fanno acqua da tutti i buchi. Forse forse un giovanissimo adolescente delle medie potrebbe apprezzare di più questi romanzi. Il primo libro è stato ristampato ma non so se la ristampa andrà avanti vista la cattiva pubblicità che spunta da ogni dove, anche perché trovo molto più belle le vecchie copertine, originali e un tantino zarre ma davvero d’effetto.
Recensione del primo romanzo della trilogia
di Monica Serra