La premessa è d’obbligo: non mi è simpatico (forse, non lo è oggettivamente), nonostante abbia un suo seguito.
Non gli riconosco adeguato carisma, capacità di leadership e, ancor meno, di futura premiership. Troppa manifesta arroganza.
Sembra più somigliante ad un piazzista di marketing multilevel anni ’90.
Matteo Demolition Man, a capo dei rottamatori, ha dichiarato di voler ereditare (in sede elettorale e, forse spera, neanche tanto tacitamente, grazie a primarie aperte) i voti della destra. Un bollito misto.
Diverso risulterebbe il discorso di chi, vincitore d’una competizione elettorale, si proponesse poi di rappresentare tutti gli italiani.
È la dichiarazione preventiva che suona strana e portatrice di forti contraddizioni.
Non è chiaro quale portata innovativa abbia questo piccolo prodigio, se non quella di un ‘assalto alla dirigenza’, attraverso generiche dichiarazioni d’intenti che raccolgono, assai spesso, l’ovvio espresso per slogan.
Gli 11 punti programmatici (e l’immancabile dodicesimo ‘il programma lo fate voi!’) sintetizzati sulla carta – alcuni condivisibili, oramai unanimemente, a parole o come lettera morta, riconosciuti come necessari – sono pari ad altre buone intenzioni lette altrove.
All’interno molti orientamenti che sembrano provenienti da un comitato di ‘quelli che una consulenza buona per tutti non si nega a nessuno’.
Scarsa la concretezza d’un cambiamento autenticamente radicale: per esempio la soppressione di tutti gli enti inutili, al di là delle province; il ridimensionamento di quelli sovra a favore dei sotto dimensionati; riforme capaci di intaccare sistemi distorti senza garantire continuità con l’assurdo: sulla scuola, per fare un altro esempio, s’intende riconfermare l’inutilità dei test INVALSI (ente che avrei personalmente abolito da tempo – di sicuro e a maggior ragione dopo la condanna della Corte dei Conti – e i cui fondi avrei utilizzato per finanziare ben altro).
Per ovvie ragioni non tutto può trovare approfondimento su un programma/manifesto, ma su alcune questioni sarebbe importante conoscere nel dettaglio l’opinione corrente del candidato. Quali risorse immagina di poter reperire per finanziare il welfare, favorire lo sviluppo, rimettere in moto l’economia reale, senza il vago ‘attraverso il taglio della spesa pubblica’?
Se mai dovesse raggiungere la meta governativa che tipo di indirizzi politici assumerà e con chi è disposto a coalizzarsi per metterli in atto?
Qual è oggi il punto di vista sui beni di interesse comune (ricordate la posizione di Renzi sui referendum?), sui “Fantozzi della pubblica amministrazione”, sulle rappresentanze sindacali, sul nucleare ieri a lui gradito e oggi declinato sulle fonti rinnovabili, sull’articolo 18 e sull’appoggio incondizionato a Marchionne, senza se e senza ma? Sulle dismissioni del patrimonio dello Stato come intende procedere? Sull’equità e il riequilibrio fiscale come intende differenziarsi da chi ha continuato a far gravare il peso dei sacrifici sui soliti? E la sua idea di democrazia dal basso che riflessi ha sulla questione TAV/NO TAV e sul necessario coinvolgimento degli interessati a tutte le scelte che ricadono sul loro territorio o su questioni di salute pubblica legate all’insediamento di termovalorizzatori? È una democrazia guardata dal basso verso l’alto o qualcosa di più, di nuovo e di diverso?
Su temi che, per parlare con chiarezza, hanno determinato la frattura e l’auto-rottamazione dei rottamatori.
L’intenzione dell’itinerante Renzi contro tutti, è quella fallimentare, già sperimentate da Veltroni, di correre da solo?
Questa contesa della leadership e/o della premiership rende di particolare rilevanza l’individuazione delle regole per queste primarie.
La presenza di candidature ‘esterne’ al PD modifica la natura di quel che rischiava d’apparire e limitarsi a una specie di congresso sotto forma di assemblea plenaria. Servono nuove regole condivise per queste primarie di coalizione.
Entro quale ‘recinto’ si deve e si vuol giocare questa partita?
Da evitare, ovviamente, il rischio di assistere ad un’o.p.a. occulta del centrodestra sul centrosinistra, le cui conseguenze, se dovesse prevalere – lasciatemelo dire – un arrivista a tutti i costi, magari circondato da nuovi consulenti ‘mille stagioni’ (quella inossidabile categoria di persone che ‘cambia tutto ma noi ci siamo sempre’), sarebbero quelle di una fatale implosione dei democratici e del suo corpo elettorale. Da rottamatore a demolitore.
Inutile negarlo, sinchè Renzi continuerà questa sua propensione che oscilla tra il cabarettistico e il banalizzante (ahimè il berlusconismo ha fatto scuola dappertutto), sino a quando dichiarerà di voler raccoglire tutto, da qualsiasi parte provenga, potrà pure riuscire ad attirare consensi nell’area del ‘questo o quello per me pari sono’, ma provocherà una lacerante emorragia di voti da parte di chi non si riconosce nella sua egolatria.
Il condensato, redatto in perfetto stile Bignami, non basta più.
Infine, vista la cattiva abitudine e la malacreanza di far le pulci agli altri, non va un po’ oltre il limite della decenza e provoca irritazione uno che è stato condannato dalla Corte dei Conti, congiuntamente ad altri, per un danno erariale inizialmente contestato per €.2.155.038,88 e poi ridotto a € 50.000 pari al depauperamento patrimoniale patito dalla Amministrazione Provinciale di Firenze in relazione a rapporti di lavoro a tempo determinato illegittimamente incardinati con diversi soggetti, estranei alla Amministrazione medesima?
Cos’ha da pontificare o da dare lezioni agli altri, se le prassi utilizzate non sembrano quelle del nuovo ma dell’(ab)usato sicuro?
E non basta, per consolarsi, affermare che la sentenza ha ridimensionato l’entità del danno originario. È ben poca cosa per uno che fa la morale agli altri e deve far in modo che non gli si contesti neppure un solo euro. E, di certo, non può chiuderla con la limitazione del danno. Aspettiamo di sapere se il ricorso è stato presentato. Perchè è d’obbligo far sì che si sancisca la propria totale estraneità a qualsiasi addebito e non ci siano neppure parziali responsabilità personali.
Ma soprattutto non è pericoloso questo gioco del moralizzatore che genera, fatalmente, altri moralizzatori del moralizzatore?
Ecco non vorrei che lo slogan più adeguato per Renzi diventasse un altro: “New yuppies do it better!?”
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