Coloratissimi, popolari, onnipresenti ma anche al centro di polemiche per la scarsa sicurezza e l’inquinamento. Sono i car rapides, i minibus collettivi che per anni sono stati sinonimo di trasporto pubblico a Dakar. Tanto emblematici da diventare, a partire dal prossimo ottobre, uno dei reperti in mostra al Musée de l’Homme di Parigi, che riapre dopo una chiusura di oltre cinque anni.
“Sono oggetti scartati dal Nord, che sono stati rivenduti nel Sud. Ma sono stati reinventati grazie a conoscenze tecniche, di meccanica e all’arte d’arrangiarsi e allo stesso tempo sono stati reinventati come oggetti estetici attraverso pitture ma anche attraverso una serie di protezioni magiche corrispondenti alle culture senegalesi”. Così Alain Epelboin, uno dei commissari scientifici del Musée de l’Homme, ha spiegato l’importanza antropologica dei tipici mezzi di trasporto del paese africano.
Se in Francia sono talmente apprezzati che un esemplare sarà esposto nelle sale che aspirano a “far comprendere l’umano e il posto che occupa tra i viventi”, questi veicoli hanno più difficoltà in patria. Dal 2005 in effetti il governo sta tentando di modernizzare i mezzi pubblici di Dakar e i minibus gialli e blu vengono sempre più spesso sostituiti da automezzi di fabbricazione indiana e cinese. Il progetto sarà completato nel 2018, ma nel frattempo per raggiungere alcuni quartieri la soluzione resta una sola: il ‘car rapide’, inossidabile pezzo da museo.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)