Nell’orrore senza fine immortalato dalla telecamera nascosta nell’aula in cui Michele trascorreva le mattinate con le due maestre di sostegno, c’è solo uno squarcio di luce, che dura tre minuti esatti. Sono gli ultimi tre minuti di registrazione, dopo quattro giorni in cui quel piccolo occhio elettronico ha spiato gli insulti e le botte inferte all’alunno. Sono gli istanti della liberazione, quando un uomo con abiti eleganti entra nella stanza e, davanti alle due donne sconvolte, dice di essere lì per portare via il ragazzo. In tutta la sequenza non si vede mai il suo viso. E forse anche per questo, quel carabiniere senza volto diventa il simbolo della riscossa, la speranza che – nonostante tutta quella violenza – si possa ancora credere che i deboli non debbano finire sempre e comunque per essere schiacciati dai cattivi. Le immagini lasciano senza parole. Una delle maestre ha appena finito di colpire Michele al volto con una forbice, quando da una stanza vicina si sente una voce maschile… Fonte: corrieredelveneto
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