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I cartelli italiani

Da Cobain86
Tutte_le_direzioni

Tutte_le_direzioni

Almeno un terzo della creatività italiana è stata impiegata nel creare nuovi e assurdi cartelli: il confuso automobilista, che già prima non sapeva che pesci pigliare, si ritrova mitragliato da decine di cartelli che indicano qualunque cosa (e il contrario di essa), rendendo il TomTom un sacrosanto alleato. Buone risate!

Una tradizione di famiglia
Ovunque si vada, dal medico di famiglia al bowling, passando per il cinema, l’esplosione di cartelli è incredibile: attento a questo ,attento a quello, quella riduzione non vale, questa sì ma solo nei giorni dispari… Duecento fogliettini che ti avvisano per qualunque minuzia, salvo poi scoprire l’incredibile ovvietà: l’italiano medio non legge. Mai.
Siamo un popolo pigro ed indolente, leggiamo il meno possibile (soprattutto quando siamo alla guida) perché le strade crediamo di averle tatuate nella nostra materia cerebrale, “il tomtom sò io!” dice l’incauto viaggiatore. Salvo poi chiedere informazioni al simpatico senegalese che lava i vetri al semaforo e non conosce, per ragioni linguistiche, la differenza tra Capri e Carpi.

L’affollamento italiano è a tratti selettivo: se in alcuni punti veniamo mitragliati di cartellonistica in altri scompaiono totalmente, lasciandoci nel buio più assoluto con amletici interrogativi: avrò voltato a destra o a sinistra alla scorsa rotonda, avrò già passato il cocomeraio della 5^ strada, chissà se la stalla era sulla sinistra o sulla destra…

Su questi terreni rurali e nei complicati labirinti urbani un solo amico può soccorrerci (a patto di spaerlo usare): il TomTom.

TomTom (o Tam Tam)?
Questo paffuto amico, che puntualmente ha la ventosa che si stacca rotolando ovunque nell’auto, è il nuovo interlocutore di milioni di italiani al volante ogni giorno; ma molto spesso non è colpa sua.
Viene impostato in maniera errata, a volte non si comprendono le chiare istruzioni (la seconda uscita, e si prende la terza), il touch screen prevede dita minute si unge di gnocco fritto con dita opulente e grassocce, rendendo illeggibile qualsiasi cosa fino al prossimo pit-stop per ripulirlo. La voce con cui guida le nostre gitarelle diventa oggetto di scherno e derisione, suscitando improperi e alterchi ogni volta che non riusciamo a capire dove beata mazza siamo finiti.

Il problema, molto spesso, è stato il passaggio da un paese rurale ad una violenta ed esplosiva industrializzazione: questo ha causato una selvaggia cementificazione (con relativi cartelli), che spesso ha stravolto le vite dei piccoli centri. E i cartelli, manco a dirlo, sono stati messi un tanto al braccio, “tanto poi la strada la trovano” pensano gli addetti alla segnaletica stradale.
Cartelli a volte storti, piegati, con indicazioni chilometriche approssimative, scoloriti dal tempo o coperti da vari strato di muschio, in modo da indicare naturalmente il nord geografico.

L’essere estrosi e creativi si ripercuote anche su questo, anche sul nostro abbondare in cartellonistica: ovviamente ai simboli sepsso preferiamo muri di parole, roba che un povero Cristo deve prendersi una settimana per finire di leggere il papiro; fa in tempo a essere rianimato e salvato almeno 5 volte prima della fine del cartello!

Pensateci, la prossima volta che vedrete un cartello, e cogliete l’occasione per farvi scappare un sorriso: costa poco e vale tanto, specialmente per le altre persone.

Buon proseguimento e buone vacanze!

Marco


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