I cartoni animati che ci hanno lasciato qualcosa

Creato il 15 febbraio 2014 da Sommobuta @sommobuta
Che tipo la scorsa settimana è successo che ho visto un’immagine con gli annunci delle uscite dei cartoni nuovi in Nippolandia, e sono stato molto prossimo a raggiungere il Nirvana.
Salvo poi ritornare indietro alla dura realtà un attimo prima dell’Illuminazione, perché l’annuncio che avevo visto riportava notizie fake.
Dolore indicibile.
Agonia estrema.
Mi sono anche scusato in butico arcaico.
A parte la terza serie di Jojo, che comunque sarà un bel vedere, roba come Pluto o Vinland Saga a cartoni ce li dobbiamo dimenticare.
Quello che non dimentichiamo, invece, sono i cartoni che già abbiamo visto.
Quelli che ci hanno letteralmente segnato.
Che ci sono rimasti “dentro”.
E ci hanno insegnato qualcosa.
Pronti?
Checchè ne dica Dario Moccia, che quello è un Pokècoso nato e cresciuto dentro una sfera Pokè, insensibile al richiamo di una sfera rotonda a patto che non sia bianca e rossa col pallino centrale cerchiato di nero, Holly e Benji è il cartone animato che ha spronato il mondo intero a giocare a pallone, sin dagli anni 80. Anche quelli che erano pipponi, quelli scoordinatissimi, quelli che proprio non c’avevano talento manco per fare il palo della porta, dopo aver visto Holly e Benji in tv, andavano al parco o all’oratorio col fuoco negli occhi e lo spirito combattivo, convinti di essere lo stracciamaroni Holly, Benji o qualsiasi calciatore uberpotente del cartone.
Per non parlare degli emuli di Mark Lenders, bimbetti di 7 o 8 anni che si arrotolavano le maniche delle magliette per diventare come il calciatore kebbabbaro più amato dai marmocchietti.

Giappi Nazionali
E che dire di Sampei, il maledessimo ragazzino fissato con la pesca? Quello che da che non riusciva a pescare manco un pesce rosso alla fine diventa un killer professionista di bestie acquatiche che manco Quint e l’agente Brody ne “Lo squalo”?
Sampei era un maledetto, era quello che ti faceva venire la voglia di prendere la canna da pesca e andare a pescare. Anche se sapevi già in partenza che, dopo una sessione di 8 ore, saresti tornato a casa solamente con un pesciolotto striminizito lungo 2 centimetri.
Ma era bello. E ti invogliava a crederci.
E cos come per Holly e Benji di cui sopra, ti insegnava qualcosa.
E in questi giorni, per voi nerdoni, La Gazzetta dello Sport (proprio come per Holly e Benji qualche tempo fa), sta riproponendo l’edizione completa ultradeluxe. L’edizione di Holly e Benji era eccellente, quella di Sampei, idem. Trovate tutte le info qui: http://goo.gl/UOEXRp


Mah, io un pensierino ce lo farei...
E poi c’erano loro, i cartoni che ti “imparavano a campare”. I classici dei classici dei classici. L’Uomo Tigre, Kenshiro, I Cavalieri dello Zodiaco.
E poi Dragon Ball.
Sempre i soliti, insomma.
Quelli che sì, la violenza non va mai utilizzata, e poi giù botte ai nemici.
Quelli che sì, le arti marziali servono solo per difesa personale, e poi Uatatatatatatata!
Io sono stato coinvolto una solta volta in vita mia in una rissa, e dalla mia bocca sono volati tanti Uatatatatata!

Momento Uatatatatà!
Ecco, a pensare a questi e a tantissimi altri compari cartoon (che un tempo venivano mandati in loop fino a quando il neurone del cervello del bambino non chiedeva pietà) scatta il momento nostalgia.
Soprattutto perché non vengono mandati più in loop.
E i rEgazzini di oggi non sanno cosa si perdono.
Già non trovare in tv roba come i Looney Toons, Flinstones e Tom e Jerry è un delitto; ma non passare nemmeno i “classici dei classici” made in Nippolandia fa male al cuore.
Soprattutto perché poi su QuizDuello, quando alla domanda “A quale scuola appartiene Kenshiro” il tuo avversario risponde “Nanto”, ti sale la tristezza infinita…

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