Chi è Antonin Gadal
Il Sabarthez è questa contrada montagnosa, disseminata di grotte impressionanti, ai piedi delle quali scorre il fiume Ariège. Attraversata, secolo dopo secolo, da popolazioni celtiche, iberiche, visigote, essa costituisce un vero libro segreto di storia segreta. Tarascon-sur-Ariege, custode delle alte cime del Sabarthez ha visto i perfetti catari percorrere i suoi sentieri in file silenziose. E’ lì, nel cuore del Sabarthez, che Antonin Gadal nasce, nel 1877, (negli stessi luoghi dove vissero i suoi antenati)e lì, a poca distanza della sua casa, viveva un uomo anziano che gli abitanti della zona amavano chiamare “il patriarca del Sabarthez”, lo storico Adolphe Garrigou (1802-1897). Era uno storico famoso nell’Ariege del suo tempo. Intorno al 1840 aveva cominciato a rendere pubblici i suoi “studi storici sul paese di Foix e il Couserans”. Era fermamente convinto che i racconti di Napoleon Peyrat soprannominato “il Michelet del mezzogiorno” s’ispirassero a fatti reali, dimenticati dalla storia ufficiale. Storico e pastore protestante, Peyrat suonò in qualche modo il “risveglio cataro”. Aveva pubblicato la sua “Histoire des Albigeois”(Storia degli Albigesi), immensa epopea cavalleresca dedicata al martirio religioso e patriottico degli Albigesi. Era una critica sferzante della tirannia e dell’oppressione, quella del clero romano in particolare..
Un’ iniziazione alla ricerca
Per Antonin Gadal era imperativo che la sua intuizione riguardo all’esistenza della ricchezza iniziatica dei catari fosse confermata da segni visibili, da tracce nella materia. Passò la più gran parte della sua vita ad andare sù e giù per le montagne del Sabarthez, a sondare gli abissi, a scrutare le grotte, strisciando con una candela in mano come un cercatore di tesori. Riportò un’importante collezione di oggetti curiosi, simboli magici e di culto, mostrando che, dai tempi più remoti, il Sabarthez non aveva cessato di essere per alcuni, una terra sacra, un rifugio spirituale. Diceva volentieri”. Il sentiero dell’iniziazione non e’ soltanto un’immagine”. Seguiva alla traccia ogni indizio della verità riguardo ai catari per scoprirvi il filo d’oro che li collegava ad una sorgente spirituale delle origini: la gnosi. Si tuffò nello studio di antichi testi in oscure biblioteche, non esitando a ricopiarne lunghi passi, confrontando tutti i punti di vista. Aiutato da un sacerdote appassionato di ricerca, poté avere accesso agli archivi dell’inquisizione di cui consultò i voluminosi registri. La maggior parte delle fonti storiche materiali provenivano infatti dagli avversari dei catari, il clero cattolico, monaci ed inquisitori, i vassalli della corona di Francia .Compilò così note preziose.Dovette riconoscere quanto i concetti originali del Cristianesimo, fondati sulla purezza, l’amore, la rinascita dell’anima, la santificazione e lo Spirito fossero stati lentamente sovvertiti, adattati al desiderio di potenza della chiesa e resi conformi al mondo.Molto presto Gadal capì che si era fatto di tutto per impedire queste scoperte. Le fonti originali erano state distrutte o contraffatte; altre erano impossibili da ritrovare; i dati storici imbrogliati. Leggende e favole si erano sviluppate rendendo, se possibile, il tutto ancora più inconoscibile. Soltanto alcune piste sussistevano, che Gadal percorse immediatamente.
Un pensiero che si delinea
Nel frattempo, il risveglio cataro cominciava a suscitare un vero interesse negli ambienti occultisti, teosofisti e altri, germanici e anglo sassoni soprattutto: si evocava Montségur, il Santo Graal! Ci si lasciava andare ad infinite speculazioni! Per quel che riguarda Gadal, sembrava inseguire un tutto altro scopo, di una portata del tutto diversa: Voleva rivelare la faccia nascosta e pura di un Cristianesimo vissuto come un cammino d’iniziazione, da uomini e donne afferrate nella loro anima dallo “Spirito Cristico ”. Aspettava il suo momento e proseguiva discretamente il suo studio sul terreno. Una parte del mistero iniziatico cataro si trovava nelle grotte di Ussat-Ornolac. Acquisì la certezza che le numerose grotte che costellavano la parete della “montagna sacra” e formavano una rete di gallerie sotterranee, avevano giocato un ruolo chiave nelle pratiche iniziatiche dei catari. Se Montségur, alto luogo spirituale rappresentava la parte visibile del fenomeno cataro, (“il faro” del catarismo), le grotte d’iniziazione del Sabarthez (“il porto” del catarismo) ne erano la matrice da dove nasceva il sacerdozio cataro, la “perfezione”.
Riscoprire la sorgente
Con il prericordo come guida interiore, sondò quel che gli si presentava. La sua ricerca gli mostrò che antiche fraternità cristiane fino ai catari e dopo di loro, avevano cercato di raggiungere il Regno dello Spirito o della Luce e che il cammino seguito presentava ovunque le stesse caratteristiche. Scoprì che tutti questi uomini e queste donne, questi gruppi a volte molto distanti gli uni dagli altri, separati da secoli, avevano sempre orientato i loro sforzi nella stessa direzione, fatto le stesse esperienze, erano arrivati alle stesse scoperte e avevano subito calunnie e persecuzioni.. Ad un dato momento, tutti si erano legati alla stessa corrente spirituale irresistibile, senza inizio né fine, il “Paracleto” come lo chiamavano i catari. Tutti si erano abbeverati alla stessa sorgente. Importava evidenziare questa sorgente se si voleva comprendere in profondità l’epopea catara. Ciò s’ impose con tale forza ad A. Gadal che non ebbe tregua finché non rese altri partecipi dei frutti della sua intuizione.
Appianare i sentieri
Occorreva preparare il terreno, occorreva che gli spiriti si aprissero a questa scoperta. Negli anni 1930, si era formato un gruppo di persone orientato sul rinnovo del catarismo e la ricerca del Santo Graal. Vi si trovavano tra l’altro alcuni personaggi dalle forte tinte, un occultista, uno scrittore ispirato, come Maurice Magre, intellettuali come Deodat Roché che cercava anche lui il segreto dei catari, la contessa Pujol-Murat discendente della celebre Esclarmonde de Foix, il poeta e filosofo René Nelli, amico di André Breton- per il quale “ Montségur bruciava ancora” (lo spirito d’intolleranza brucia tuttora)- e ovviamente Antonin Gadal. Per alcuni il catarismo era non solo un grande momento della storia del pensiero filosofico del Medioevo, ma apriva nuove prospettive sulla conoscenza dell’uomo, sull’evoluzione della sua coscienza, sulla spiritualità in Europa.Una cerchia di simpatizzanti, apparentati dallo spirito, si era dunque formata e tutti lavoravano in vista di una rivelazione, di una rivivificazione dell’antica cultura occitana.
Un circolo di studi
Molto presto nell’Ariège, intorno a Tarascon ed Ussat, si forma una cerchia di amici disposti ad aiutarlo nelle sue ricerche sul catarismo, sia storiche che esoteriche. Stabilisce legami profondi di simpatia con Isabelle Sandy, scrittrice del posto, con la contessa Pujol-Murat, con Paul Alexis Ladame, scrittore svizzero che aveva per i catari una grande venerazione, con Christian Bernadac, autore, e la sua famiglia, con Fauré-Lacaussade, storiografo locale. Sul piano storico, fu anche aiutato nel suo lavoro da sacerdoti cattolici come l’abate Vidal, l’abate Glory, i quali erano profondamente indignati dalle persecuzioni inflitte ai catari dalle autorità ecclesiastiche del Medioevo . Grazie a questi abati, ed anche grazie ad alcuni vescovi desiderosi di aiutarlo, Gadal si fece aprire in grande i registri dell’inquisizione nel Sabarthez. Non si possono citare i nomi di tutti suoi compagni di ricerca, dal pastore all’erudito. Tutti lo stimavano e lodavano la sua bontà, la sua disponibilità, la sua apertura di mente, la sua immensa modestia. Prima della guerra incontrò un giovane e dotato scrittore tedesco, Otto Rahn, infatuato di ideali elevati e di mistero. In compagnia di Gadal, Otto Rahn visitò castelli e grotte dell’Ariège. Un giorno O. Rahn, sconvolto, gridò: “Lei ha la fortuna di abitare un mondo a parte. Tutto qui sembra congelato dalla storia, e in questa valle cesellata da giganti, basta guardare per essere trasformati e, soprattutto, per comprendere quello che è successo. E’ tutto scritto. Il Sabarthez è un grande libro, il più bel libro del mondo”.
Aprire e decifrare il libro
Tutto questo, Antonin Gadal lo sapeva; ecco perché voleva di nuovo aprire questo libro, rinchiuso da secoli sotto la cenere raffreddata dei roghi e i vermi delle fosse dell’inquisizione. In una parola, voleva ricostituire una parte della storia del sacerdozio cataro. La sua ricerca è apparentata ad una ricerca iniziatica. Segue alla traccia la verità riguardo ai catari e discerne progressivamente i legami profondi che li collegavano all’antica sorgente del cristianesimo. Sperava di potere un giorno trasmettere le sue intuizioni ad un collaboratore. Negli anni 1937-1938, alcuni occultisti, anglo-tedeschi soprattutto, come Walter N Birks, s’interessarono al suo lavoro e si rivolsero a lui. Tuttavia Gadal sapeva che i segreti dei catari, il loro “tesoro” non si può acquisire senza uno sforzo personale, senza un processo di purificazione interiore, un’“endura”. Là dove numerosi occultisti o speculatori volevano forzare la porta del segreto invisibile, Gadal scelse l’altra via: quella della pazienza, dello spogliamento, dell’abnegazione e dell’umiltà. “Non è portandoci il fuoco che la porta si apre!” Interiormente, egli “sapeva” che si doveva aprir. Ecco perché la sua opera ha una tutt’ altra portata! Cosa aveva scoperto? I Misteri Catari, l’Alta Spiritualità dei bonshommes si schiude nelle grotte della valle dell’Ariège. La via dell’Amore, del Bene e del Vero era una volta di più liberata.
Il patriarca
Che dire ancora di Antonin Gadal? Quel che colpiva dapprima coloro che lo hanno conosciuto era la sua estrema modestia, la sua bontà, la sua pazienza ma anche la fede che ebbe sempre nell’onnipotenza dello spirito, la fede nella religione d’amore di cui aveva visto il soffio nel catarismo.Per alcuni era il “grande padre”, il “patriarca”, il nuovo “bonhomme”. Per altri era “il buon maestro d’Ussat, quell’uomo delizioso che ci onorava della sua amicizia”. (Pierre Durban). “Diciamo bene fino a che punto la bella figura di Gadal – questo nuovo bonhomme – segnerà l’attuale fiammata dell’albigeismo”.
Mostrare il cammino
In Gadal troviamo più che una verità storica, un’”illuminazione”, più che un poeta o un mistico, un uomo di conoscenza, uno “gnostico”. Il patriarca amato del Sabarthez, la terra dei suoi padri, è anche questo “apritore di vie”, questo pioniere di una nuova visione del catarismo occitano. Quest’uomo dall’apparenza così semplice, che non giocò nessun ruolo importante sulla scena di questo mondo, che non accumulò nessun bene per se stesso, si sforzò durante tutta la sua vita di restituirci un tesoro. Gli piaceva dire, con la sua solita modestia: “ finalmente ci sono restituite le nostre ricchezze spirituali !” Ed aggiungeva, con la forza che sola dà la sapienza interiore: “Voi avete un compito da assolvere; voi dovete mostrare quello che l’umanità ha perso da secoli e dovete consolare i nostri compatrioti e mostrare loro il cammino! Si sono smarriti”. Consolava spesso i suoi amici, come i “bonhommes” di una volta, incitandoli ad “endurer” (- tollerare-) sofferenze fisiche e morali (In francese endurer significa sopportare, tollerare : qui c’è un gioco di parole sulla parola endurer)(N.d.T) Comprendeva anche troppo bene il valore dell’endura (parola catara che si riferisce ad un processo di purificazione fisico, psichico e spirituale al quale si sottopone colui che cerca lo Spirito Vivente). Tracciamo ora la nostra strada e apriamo questo capitolo. Se si ritrovano spesso le parole Catarismo, Graal, gnostici, Rosacroce, è perché esiste tra loro un legame segreto che ci toccherà progressivamente mettere in evidenza per scoprire a quale realtà ci collega e che cosa vuole realizzare. Gadal, un giorno, ha detto: “davanti ad una valanga di scartoffie, più sbagliate le une delle altre, sui “poveri Catari” –così ricchi di Spirito – ho voluto disfarmi del mio vecchio silenzioso lavoro per rimettere le cose a posto. Dottrina,. Gnosi, Graal pirenaico, Druidismo, il Sabarthez, un po’ di storia, il tribunale Inquisitoriale di Pamiers, formano l’esposto su questo bell’impero d’Amore che provocò l’odio assetato di sangue del clero corrotto e che Roma ha schiacciato senza pietà. Questo non è un grido di odio o di vendetta, come ho spesso scritto e ripetuto. Non si può essere Catari se non si sa perdonare: “Dio è Amore!”…. E’ il riassunto di questo “cammino del Santo Graal”, così bello, lungo e duro, che conduce alla santificazione in Cristo, scopo di ogni iniziazione, via suprema del Bene, del Bello, dell’Amore. Queste sono le fonti importanti , e non i numerosi concili tenuti da Roma per combattere idee o uomini che non si sottomettono “al dogma e alla fede non ragionata!”.
Dio è Amore
Queste parole risuonavano spesso nella bocca dei « Perfetti », dei “bonshommes”. Definiscono al meglio il gran principio della spiritualità catara, l’essenza della loro dottrina. Se la creazione universale è perfetta – e non può che esserlo in quanto opera di Dio – tutto ciò che si allontana dalla legge dell’Amore universale e cade nel “divenire terrestre” ha sempre la possibilità di ritrovare il cammino della Perfezione. “Per il loro pentimento, le anime partecipano al beneficio della Redenzione Universale, la cui Bontà non esclude neppure Lucibello, l’arcangelo caduto”.(Origene). Nessuna dannazione eterna: tutti faranno ritorno un giorno al Regno originale, anche Lucibello, l’angelo caduto.
-Nessun inferno dopo la morte. L’inferno è quaggiù, sulla terra e nella coscienza dell’uomo che ha dimenticato la sua origine, che erra, lotta contro tutto e tutti e soffre di mille mali.
-Nessun Dio vendicatore, portatore di spada, che giudica e punisce, ma la forza luce di Cristo, la Spada dell’Amore, che viene a ricercare l’anima umana smarrita nelle tenebre più profonde.
-Violenza e sofferenza sono le armi del male.
-Sola l’anima divina, nata da un cuore purificato dalla Luce, spegne l’inferno, dissipa le tenebre e l’ignoranza, converte il male in bene.
La Gnosi e i suoi fondamenti
Secondo A. Gadal, la sorgente spirituale da dove emanò il Catarismo è innegabilmente gnostica. Ecco alcune delle spiegazioni che proponeva: “La Gnosi è la conoscenza di tutto quel che riguarda Dio, Gesù Cristo, il ritorno alla vita divina. E’ la sintesi cristiana di tutte le filosofie della liberazione sparse per il mondo prima della venuta di Cristo. Come tutte le tradizioni spirituali, La Gnosi considera il mondo come un’illusione, una pseudo creazione instabile, imperfetta. L’unica realtà è Dio. Senza conoscenza di Dio, gli uomini s’incatenano nell’irrealtà di un mondo materiale. Superare il materiale per avvicinarsi a Dio, considerare le sofferenze come base di purificazione, seguire, senza stancarsi, il cammino della Perfezione è, in conclusione, tentare di avvicinarsi il più possibile alla purezza di Gesù Cristo, il divino Maestro. Come riuscirci? Con la pratica dell’”Endura”! Per liberarsi della materia, occorre rompere tutti i legami che ci rilegano al mondo sensibile. Liberarsi della materia, è vincere la presa che esercita sui nostri sensi, le illusioni individuali e collettive che essa produce, è rinunciare all’io. Solo allora potremo spiritualmente tornare nel mondo ed operare per la sua Redenzione, poiché allora la materia non ha più nessun potere su di noi. Ecco l’Opera dell’Iniziazione dei Perfetti, Puri o bonshommes, sacerdoti catari. Distacco, rinuncia a ogni forma di istinti e passioni, abnegazione di sé: la povertà in spirito, l’Endura dei Catari.
Una doppia natura
Sfuggire alla materia e al male non significa che ci sia un dio cattivo: Dio è amore! Gli gnostici, Catari, Rosacroce, Templari non hanno mai creduto in due Dei. Non sono mai stati “diteisti”. Costoro riconoscono in Gesù la Parola divina manifestata a noi in quanto uomini unendo l’essenza divina e la natura umana, sotto le apparenze di un individuo umano. Questa parola sveglia nelle anime degli uomini il ricordo di un Regno perduto, aprendo le sorgenti dello Spirito santificante, per una liberazione totale.La Luce si offre all’Uomo. Per gli gnostici, solo il sacrificio del Verbo, del Figlio, della Luce divina, che soffre nelle tenebre interiori dell’uomo poi muore e risuscita, è liberatore per le anime umane. Il nucleo della Gnosi è il Verbo Redentore, che ci fa ritrovare la Parola perduta e comprendere, attraverso Essa, uno degli aspetti del Mistero della Croce.
LA DOTTRINA DI GADAL
Introduzione
Per rispondere a tutte le domande dei suoi amici riguardo alla dottrina catara, A.Gadal mette in scena alcuni dialoghi tra un neofito e un “Bonhomme” (così venivano chiamati i preti catari). Che cos’è Dio? Due Dei o due principi? Parlaci del Figlio, il Dio visibile! Il Cristo è nato dalla vergine Maria? E la nascita a Betlemme? Che cos’è il Natale? Chi sono Cristo e Maria? E la stella di Betlemme? E che cos’è la croce? Chi è Lucibello? Non è dunque il creatore dell’universo? Tutti gli spiriti saranno salvati? E Satana? Non esistono dunque castighi eterni, dolori eterni, nessun inferno? Parlaci del Paracleto! Chi è il nostro Patriarca? E tutti coloro che ci precedettero? Che cos’è Dio ? Dio è la Luce infinita. L’Uno e il Tutto. E’ adorato sotto la triplice denominazione di Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Padre è l’Essere assoluto. E’ il Dio sconosciuto, inconcepibile, intangibile. Mostraci il padre! Chiedono i discepoli e Cristo risponde: “Voi vedete me!” L’uomo non può vedere il Padre se non nel Figlio, l’Uomo-Dio, Figura della sua sostanza, splendore della sua gloria. Il Padre, è Dio velato nell’Eternità. Il Figlio è Dio visibile nel tempo; Lo Spirito è Dio sensibile nel cuore. Due Dei o due principi? Poiché Dio è Spirito infinito, è dunque assolutamente unico ! Come ci possono accusare di sostenere che Dio ha due Figli e che noi adoriamo due Dei? E’ un’odiosa calunnia! Dio ha un Figlio, co-sostanziale, co-eterno e necessariamente unico eppure subordinato perché è il Figlio. Noi riconosciamo due principi in Dio. Ma questi principi sono secondari: lungi dall’essere due dei non sono che due “modi”, due “agenti” della creazione. E ancora il secondo è il negativo, un fantasma, l’ombra del “Non-Essere”, l’irradiamento oscuro del Nulla.
Parlaci del Figlio, il Dio visibile!
L’apostolo Giovanni dice di Lui: “Egli è il Verbo, E’ in Dio, E’ Dio.”. E’ il Dio creatore. “Tutto è stato fatto per mezzo di Lui”. E’ il Dio Redentore, perché il Verbo si è fatto carne e ha abitato in mezzo agli uomini. Il Redentore è lo stesso del Creatore, perché per rifare un mondo, occorre averlo già fatto in precedenza. Il Cristo è nato dalla vergine Maria? Luca e Matteo lo dicono. Marco mantiene il silenzio. Giovanni lo fa nascere nel grembo del Padre. Matteo ricollega la sua genealogia ad Abramo. Luca ad Adamo. Giovanni, la sua genealogia celeste a Dio. Solo Giovanni vide la Sua origine eterna.Come nella saggezza ellenica, egli, il Cristo, scaturì dal pensiero divino come un’aurora. In Oriente, lo Spirito è un principio femminile. “Non è nato da donna. E’ venuto dalla Porta d’Oro del Cielo.” Prima del concilio di Nicea, la madre del Cristo non è umana ma celeste! Non si chiama Maria ma Mani, Mens, Manas, che significa “Pensiero”, Spirito. Il Cristo è un raggio del Pensiero divino che il Verbo manifesta in mezzo agli uomini. E’ sceso con la bellezza di un immortale, la folgore dell’Oriente dall’Alto.
E la nascita a Betlemme?
E’ questo un magnifico simbolo terrestre, non una realtà scientifica e storica. Del resto, la carne è solo un velo e la materia, un’ombra… Creato da una vergine tramite un raggio dello Spirito, il corpo del Cristo poteva essere solo spirituale. Questo corpo che digiunava per quaranta giorni, che scivolava tra le folle come una nuvola, che camminava sulle acque come sul marmo e galleggiava come piuma nello splendore del Tabor, era più etereo di un corpo umano. Era un corpo siderale, psichico, angelico. La sua Betlemme è il cielo. Il suo presepio, il tabernacolo di Dio.
Che cos’è Natale?
E’ l’anniversario della nascita dell’umanità perfetta. “Emmanuele”: “Dio vivente in noi”. Dio vivente nell’umanità! L’umanità finalmente umana, ecco quello che rivela questo giorno benedetto; e da tutto ciò, gli uomini non hanno saputo trarre altro che una religione disumana e un’umanità dannata!.
Chi sono Cristo e Maria?
Raymonde Bézerza, donna catara bruciata nel 1270, proclamò: “Il Cristo non ha avuto un vero corpo umano, né una vera carne umana. La vergine Maria non è stata veramente la madre di Dio”. (Doat 25, p 57) La Chiesa catara è “la vera Vergine Maria, vera penitente, casta e vergine, che mette al mondo dei figli di Dio”. Maria è la personificazione umana della Saggezza divina, della Luce manifestata per riflesso. E’ il lato femminile del “Verbo fatto Carne”, e partecipa, per assunzione, a tutte le glorie di Gesù Cristo. La Vergine Maria dunque è la madre della Chiesa Catara, come Giovanni ne è il delegato di Cristo sulla terra. “Donna, ecco tuo figlio! Figlio, ecco tua madre!” egli disse sulla croce. E la Stella di Betlemme? La Stella di Betlemme comprende: Il Cristo, Maria, e i tre Magi. Cinque rami, è il Pentagramma della Trasformazione, immagine dell’Uomo divenuto perfetto.
Che cos’è la croce?
-Maestro, se il Cristo aveva un corpo eterico, non ha dunque sofferto? Non è morto sulla croce?
-Ha sofferto in “Spirito”. Ha avuto le torture dell’anima, l’agonia di Getsemani. Ma non è morto! Un Dio non può morire!
La croce è il corpo umano attraverso il quale l’anima divina va lungo il “suo cammino di croce”. Da Betlemme (il cuore) a Golgota (il monte del cranio) fino alla resurrezione, attraverso gli inferi (il plesso sacro, il subcosciente) fino alla Patria eterna (il Padre).
Chi è Lucibello ?
E’ colui che lancia l’aurora. Il più illustre e glorioso tra gli angeli. La più eminente e gloriosa tra le creature di Dio. Com’è caduto? Volontà arbitraria e ribellione: ambizione smisurata; desideri al di là da ogni moderazione. E’ uno spirito meno colpevole, indubbiamente, che sfortunato; il capo delle anime esiliate che, volontariamente, lo hanno seguito nella sua rovina. Non è dunque il creatore dell’Universo? Il Cristo solo è il Creatore, poiché è Dio. Lucibello è solo un potere contingente: il principe della divisione e della guerra. E’ il “Grande Imitatore”. Riproduce e prova a modificare le idee originali del Cristo. Non ha creato, ha solo trasformato il mondo in un’immagine grossolana e terrestre del Mondo perfetto e celeste. Capo degli spiriti esiliati, si è costruito sulla terra, con ombre e nuvole, un impero fantastico, un mondo di dolore ed espiazione- il nostro mondo- del quale è il monarca triste, perché questo mondo gli ricorda il Cielo.
Saranno salvati tutti gli spiriti?
Tutti! Dopo lunghe prove e purificazioni, dopo duri esercizi per raggiungere la Perfezione, risaliranno nell’azzurro. Vedete quest’Oceano nell’Etere. E’ seminato di isole di fuoco, di arcipelaghi di luce. Sono le stazioni dell’anima nello spazio, le stalle diverse di cui il Cristo parla, il Cammino delle Stelle. Le anime risaliranno, d’astro in astro, di costellazione in costellazione, fino al seno di Dio. Durante questo percorso, l’anima si distacca da tutti i suoi legami terrestri e riveste l’Abito di Luce” che aveva dovuto abbandonare durante la sua caduta nel mondo inferiore. Cristo, risalito in Cielo, ha descritto alla Madre della Chiesa Catara il viaggio dell’anima attraverso i Sei Pianeti (Vangelo di Maria ).
E Satana?
Perché sarebbe l’unico escluso dalla Salvezza? Dio è Amore. Cristo riporterà in Cielo il grande proscritto, consolato. Ma Satana non è dunque il Male? Il male assoluto, sostanziale, esiste? Dove sarebbe, se Dio è il Bene assoluto, sostanziale, infinito? Il Male è indipendente da Dio. E’ un non-essere stabilito nel tempo, al di fuori della creazione divina. Non c’è dunque castigo eterno, dolori eterni, non c’è l’inferno? Oh, Figlio beneamato, la Terra è un immenso Purgatorio, l’ospizio del genere umano malato! Se Dio è l’Eterno Amore, dove ci sarebbe posto per l’inferno? I Saggi, che conoscevano bene i geroglifi sacri dell’Egitto, ci hanno insegnato che Dio, dopo il crimine di Tifone, che rese vedova Iside, ha dato all’uomo un occhio interiore per contemplare la Verità. Quest’occhio insegna all’ uomo ad evitare il Male. Da quel momento, “l’Inferno è il rimorso della Coscienza” (Origene).
Parlaci del Paracleto!
Il Paracleto è il Consolatore promesso dal Cristo, l’ultimo Rivelatore, il Creatore celeste della perfezione, il Rigeneratore del mondo, fino alla fine dei secoli. E’ il Fondatore della Chiesa dello Spirito, fonte di purezza, di santità, d’Amor Celeste. Il suo popolo è “questa rugiada uscita dal seno dell’Aurora, dei Puri, dei Santi, dei Consolati, degli Amici di Dio.”.
Chi è il nostro Patriarca?
E’ Giovanni, il figlio di Zebedeo. Giovanni, il Beneamato di Gesù, che riposa sul suo cuore e conosce tutto il mistero di questo cuore divino. L’Apostolo vergine dell’Amore, l’Aquila della teologia mistica, il profeta di Patmos, il Platone del Vangelo, l’ Omero dell’Apocalisse. Nella Chiesa del Paracleto, nessun pontefice; semplicemente un Maestro della Gnosi. Il suo Vangelo è chiamato “Il Vangelo spirituale” del Verbo Redentore.
“All’inizio era il Verbo” che è Dio, Vita, Luce degli uomini: ognuno è rilegato alla sua filiazione divina originale perduta.
“La Luce brilla nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”: in noi e nel mondo regnano due nature opposte.
“A tutti coloro che l’accettano, dà il potere di divenire figli di Dio”: la liberazione è un fatto assoluto.
E tutti coloro che ci precedettero? « Lo Spirito soffia dove vuole ». Numerosi pionieri percorsero questo sentiero della Salvezza. I saggi Druidi dell’Occidente estremo non avevano nulla da invidiare agli iniziati delle Scuole dei Misteri dell’Egitto o dell’antica Grecia e questi ultimi erano istruiti quanto i saggi dell’India. Le Triadi druidiche esplorano le stesse profondità dei Misteri egiziani. Orfeo, Mosè, Pitagora, Platone, Origene ne avevano già estratto i punti più belli delle loro dottrine. Le spiegazioni di Liside, discepolo di Pitagora, sulla “Preparazione, Purificazione e Perfezione”, completano le Triadi druidiche. In testa a tutti questi Grandi secondo lo Spirito, A. Gadal pone Ermete Trismegisto (il “Tre volte Grande”) che chiama “il Grande Fondatore di tutti i Misteri”. Egli diceva anche che le Sette Chiese d’Asia e i Greci d’Oriente ci sono molto vicini; Gregorio di Nasanzio, il nobile Synosios, e prima di loro, Origene, questo” Nilo della dottrina”. E anche Tertulliano, quest’africano indomabile, un tempo avversario degli gnostici, che raggiunse più tardi la Chiesa dello Spirito. Gli gnostici orientali sono i fratelli cristiani dei Magi dell’Eufrate e dei Bramani dell’India. “Noi siamo gli ultimi figli di Mani, l’epurazione suprema della Gnosi.
CATARISMO PIRENAICO
Prime origini: gli Esseni
Tentiamo ora di risalire alle sorgenti ancora sepolte del catarismo! C’era l’abitudine di raggruppare sotto la denominazione di gnostici una gran quantità di gruppi dissimili, a volte perfino opposti, per avere così un buon motivo per combatterli. Sterminarli e soprattutto calunniarli. Ecco quel che ci dice Antonin Gadal su quest’argomento così controverso. Lo gnosticismo trova le sue radici presso i Giudeo-samaritani. E’ in Palestina, più precisamente in Samaria che va ricercata la sua culla. Gli Esseni formano una comunità gnostica di Giudei pii che si distanziarono nettamente dai loro compatrioti. Si distinguevano per la grande purezza dei loro costumi. Approvavano il matrimonio, necessario per la conservazione del genere umano, ma non inseguivano la voluttà della carne. Condannavano i giuramenti, la proprietà dei beni, ogni cibo carneo e aborrivano la menzogna. Vivevano nel perfetto distacco dalle passioni e dai conflitti umani ordinari e dai beni terrestri. Venivano chiamati anche “Terapeuti” perché curavano gli ammalati. Questa comunità di “puri” si presentava come la custode del vero sacerdozio ebraico. Preparava la nascita luminosa dell’era nuova: l’era cristiana. Inviato e guida della fraternità degli Esseni, il “Maestro di Giustizia” prefigura con la sua vita e i suoi atti, la venuta di un “Uomo Nuovo” di cui Gesù-Cristo sarà il prototipo. Per gli Esseni non ci si può avvicinare ai misteri divini se non attraverso una via in Spirito, l’amore per Dio e il rispetto per gli uomini e per la vita. A causa del loro modo di vivere come primi cristiani, i Padri della Chiesa li considerarono come cristiani apostolici.
Dositeo ed i Dositeani
Dositeo, giudeo di austera pietà, riunì dei fedeli cui si diede il nome di Dositeani. Vivevano al tempo di Gesù-Cristo e adottarono le stesse pratiche degli Esseni. Si dicevano discepoli di Giovanni il Battista che consideravano il vero Messia. Si nutrivano esclusivamente dei frutti della terra e vivevano in grotte o caverne.Dositeo negava la risurrezione dei corpi, la distruzione futura del mondo. Il giudizio universale, l’esistenza degli angeli e non volle ammettere altri demoni se non gli idoli dei pagani. Gli Esseni si fusero con i discepoli di Dositeo.
Simon Mago
Il famoso Simon “Mago” è “Simone l’ubbidiente”. Simone, “Shimo” è uno dei nomi dati a Dio, al Messia. Il Messia “Shimo” non è altro se non Cristo Gesù che ebbe dei discepoli tra i Dositeani. I suoi discepoli sono i primi gnostici. Hanno riconosciuto il Cristo Gesù come Shimo, come Dio. Sotto la penna ingenua d’Ireneo di Lione, uno dei primi difensori della Chiesa di Roma, ciò è diventato la stupefacente storia di Simone il Cireneo, sostituito a Gesù e crocefisso al suo posto!!!
Alessandria
La Scuola di Alessandria deve essere considerata come un periodo di fusione delle principali filosofie dell’antichità. Un crogiuolo gigantesco in cui le religioni e le filosofie del mondo si venivano a mischiare: giudaismo, platonismo, cristianesimo, gnosi cristiana ed egizia. L’ellenismo ci rivela l’antica saggezza dei Misteri, attinta alla comune sorgente: l’Egitto. Lì si vide il magnifico avvicinamento di un Filone e di un Platone. Ammonio Saccas, fondatore del neo-platonismo, lì divenne una luce: pagani e cristiani – cosa ammirevole- si richiamavano a lui. Clemente l’Alessandrino, Origene, cristiani, s’incontravano da lui con “pagani” come Porfirio e Plotino. Gli gnostici si adoperarono attivamente a sbrogliare la matassa della filosofia, la scienza sacra. Abbordavano con audacia i più grandi problemi (l’esistenza del male, il tempo e l’eternità, la corruzione universale e il cammino della Perfezione, l’uomo e Dio) e pretendevano di risolverli grazie alla Gnosi, la rivelazione interiore di Dio. Tutto questo spiega come la maggior parte dei Padri greci, nutriti di Gnosi alessandrina, abbia mantenuto questa impronta di alta spiritualità. Clemente l’Alessandrino, Giovanni Crisostomo, Origene. Un secolo prima di Agostino- che fu prima cataro ( si diceva manicheo) poi cristiano cattolico, Attanasio, vescovo di Alessandria, professava una dottrina dell’anima degna di un vero gnostico. Tertulliano non fu uno dei primi fedeli della Chiesa dei “puri”( catharoi)?; Come Montano, fondatore della prima Chiesa catara nel 140; come Novat, vescovo cataro a Cartagine; come Novaziano, diventato Papa e rimasto tale (nel 250) per venti anni! E’ in questo reale ed autentico atanor spirituale alessandrino dove si confrontarono la Saggezza di Ermete, l’Essenismo, e il Neo-platonismo al cristianesimo, che si elaborò lo spirito del catarismo.
Il grande fiume dello Spirito
Dall’alba dei tempi, coloro che trasmettono la saggezza, la Gnosi, hanno incitato l’umanità a scoprire che esiste un cammino di ritorno alla perfezione originale e che un processo immenso e misterioso porta alla vera vita, quella dell’uomo-anima-spirito. In verità, da Rama l’arcidruido ad Ermete Trismegisto, da Ermete a Pitagora, da Pitagora a Virgilio, da Virgilio a Dante, è la stessa corrente spirituale e secolare che circola. Celtismo e Pitagorismo gli sono fratelli. Druidismo e cristianesimo si completano, e non è per puro caso! L’essenziale della dottrina dei druidi è cristiana nei suoi fondamenti puri, benché elaborata prima di Cristo. “Ciò che oggi si chiama religione cristiana non ha mai cessato di esistere dall’origine del genere umano.”. (Agostino).
Il mistero del cristianesimo
India, Egitto, Palestina, Grecia poi Alessandria; Pitagora, Platone, Gesù, Dante, Gnosi islamica; Per finalmente tornare in Europa con i catari, i templari, i Rosacroce… Una lunga catena d’oro, tutta una serie di maglie da saldare gli uni agli altri. E’ sempre lo stesso pensiero al lavoro, un fondo spirituale identico che si ritrova sotto simboli diversi: la Gnosi, il Tempio dello Spirito, la Fraternità universale. Il Mistero avvolge tutte le origini: quella del mondo, quella del cristianesimo, quella dell’uomo. Il Cristo stesso opera in una “nuvola luminosa” e, quando ha radicato profondamente il trono divino, si vedono sorgere, attraverso una vegetazione confusa, tre rami fondanti:
Il ramo giudeo e tradizionale di San Pietro;
Il ramo greco di San Paolo;
Il ramo orientale, platonico e mistico di San Giovanni.
Al quale di questi tre rami primitivi si riallacciano i catari, il catarismo Pirenaico con il “manismo” Aquitano, i Templari e più tardi i Rosacroce? Evidentemente all’ultimo, a Giovanni figlio di Zebedeo, il discepolo beneamato dal Signore.
Chi è il Cristo?
Mosè scese dalle nubi tuonanti del Sinai, tenendo le Tavole della Legge. Il Cristo, risalendo nella gloria, non lascia al mondo che il suo Verbo. Il Verbo si condensa in un Vangelo primordiale. Questo proto-vangelo ebraico si suddivide in quattro vangeli greci che si frammentano in una moltitudine di leggende evangeliche redatte in tutti gli idiomi dell’Oriente. Ogni nazione possiede la sua biografia di Gesù; ogni gruppo di fedeli modifica secondo la sua idea l’immagine del Cristo: Per gli Ebrei, è il “ figlio di Abramo”; Per i greci, è il “Figlio dell’Uomo” e le sue origini risalgono ad Adamo; Gli orientali sopprimono ogni genealogia umana e vedono in lui solo il Verbo, Figlio di Dio.
I Vangeli
Il Cristo ha anche la sua mitologia. La Chiesa si attribuisce il diritto di mondare questa vegetazione di leggende apocrife e conserva solo i quattro Vangeli: all’uomo, al leone, al toro, all’aquila. Il concilio di Nicea li dichiara “i soli ortodossi”. Ma la sorgente di questi quattro fiumi, l’esemplare unico ed originale, il proto-vangelo è scomparso! Gregorio di Nasanzio- vescovo greco asiatico del IV secolo, patriarca di Costantinopoli, -diceva: “Matteo ha scritto per gli Ebrei; Marco, per i Romani;Luca, per gli Ellenici; Giovanni, per tutti i popoli dell’Universo”. Al posto del Verbo, i Catari invocavano il Paracleto. Il Vangelo di Giovanni costituiva pressappoco tutta la loro Bibbia, l’inizio della loro storia. L’Apocalisse di Patmos apriva la loro epopea. Il loro genio aveva il temperamento dell’Aquila, simbolo del “Boanerge” (figlio del tuono). Tramite l’Apostolo Giovanni, il “ beneamato dal Salvatore”, e il suo vangelo, i catari erano non solo del più puro lignaggio evangelico, ma anche della più alta origine ortodossa. Nondimeno la oltrepassano con uno slancio incommensurabile verso l’ideale cristiano il più elevato. Il Vangelo spirituale era vissuto nel senso della sua più alta realizzazione: l’Uomo-Spirito. Costoro non erano solamente dei mistici, ma ancora degli gnostici.
Il Cristianesimo cataro
Il loro cristianesimo era una “Gnosi”, una “Conoscenza” dei misteri divini e una predicazione. Il loro capo era il Verbo che insegna e non l’Uomo Dio che soffre. Come il Dio Salvatore di Platone, salvava tramite la Verità, non con l’espiazione e il martirio. Il catarismo arrivava a sopprimere la croce delle sofferenze, derubare il crocefisso, velare di una nube il calvario. Gnostici, i catari erano stati condotti a questa negazione dal loro concetto filosofico dell’origine delle cose. La ragione non ha mai potuto spiegarsi la coesistenza simultanea dell’infinito e del finito, di Dio e del mondo. Se lo Spirito è l’Essere, la Materia è il Nulla. Se lo Spirito è il Bene, la Materia è il Male, cioè il Non-Essere. Essendo Dio l’Essere infinito, la carne è solo un’ombra, il mondo solo un’apparenza, il destino, un dramma lugubre ma fantasmagorico! Da lì, alcune conseguenze che modificavano profondamente la teologia, la morale, il culto e il comportamento. Ci basta segnalare:
Che il Cristo cataro non era affatto un uomo;
Che il Suo corpo era luminoso ed eterico;
Che non ha sofferto fisicamente sulla croce;
Che non è stato realmente crocefisso sulla croce del calvario, non più di quanto L’Agnello sia stato realmente immolato sull’altare celeste dell’Apocalisse.
Il carattere del catarismo nei pirenei
C’erano gli gnostici ebrei e gli gnostici greco-siriani. A quest’ultimi si riallacciavano i catari dei Pirenei. Erano greco-orientali. Indo-greco, il catarismo respinge il giudaismo, i libri ebraici, le violenze di Mosè, i tuoni di Geova.
“Dio è Amore”.Esso si separa nettamente del manicheismo persiano, rigettando il suo dualismo dello Spirito e della materia, l’eternità del Male, i suoi resti di mazdeismo. Zoroastro gli è estraneo quanto Mosè. Cristiano, anteriore al cristianesimo del concilio di Nicea, il catarismo non accetta dunque né i libri ebrei, né i vangeli giudaizzanti, né i simboli della Chiesa imperiale, né i fasti pagani della teocrazia romana. Piuttosto si riallaccia a Montano, a Marcione, i primi “catari” (140 a 199), a Novat, a Novaziano (il Papa cataro). Gnostico si separa dagli altri catari tralasciando gli Eoni, gli Abraxas, i diagrammi, i numeri cabalistici. Si stacca dunque dal tronco cristiano attraverso il ramo maestro di San Giovanni e forma come un neo-cristianesimo caratterizzato dall’alta idea generatrice del Paracleto.
Un Cristianesimo Trascendente
“I Catari erano i discepoli di San Giovanni e i discendenti delle Sette Chiese d’Asia alle quali il profeta di Patmos rivolge la sua Apocalisse (sinodo di Caraman, 1167) ”. I Catari pretendevano dunque di essere del più alto lignaggio evangelico, della più dotta e luminosa filiazione cristiana. E’ quel che esprime la parola “gnostico”, ortodossa ancora nel II° secolo, almeno ad Alessandria (cf. Clemente d’Alessandria ) e in Oriente, e sinonimo di cristianesimo speculativo e trascendente opposto al cristianesimo volgare tradizionale e cattolico. Gli gnostici alleggerirono notevolmente i Vangeli giudaizzanti e conservarono intatti solo gli scritti gioanniti. La loro interpretazione è interamente mistica, reclama la realizzazione del Cristo interiore. “Originata dal Pensiero del Cristo, offerta sull’altare alessandrino di Platone, il catarismo formava una specie di teosofia che sfuggiva dai Vangeli come un profumo, verso l’alto, nell’ideale, per giungere nell’infinito”.
Maneismo
Con questo termine, Gadal intende la “Religione dello Spirito” (Mani, manas, mente, designano il pensiero superiore, lo Spirito). E’ la religione di Ermete, il Mercurio latino. Nell’insegnamento “ermetico” l’accento è messo sul pensiero superiore che è l’Anima divina: sola l’anima, nata nel cuore, si lega allo Spirito. “Conosce” Dio. Serve Dio grazie alla Ragione illuminata. Solo lo Spirito, sceso nell’anima, salva l’essere umano. Questa religione dello Spirito era già conosciuta e praticata dai cristiani gnostici evangelici del III° secolo: Montano, Tertulliano, Novat, Novaziano e il famoso Marcione nato a Sinope del Ponto.
L’ispirazione provenne dalla Scuola d’Alessandria
D’ispirazione Alessandrina, si distingue dal neo-platonismo in quanto rigetta tutte le mitologie, le tradizioni orfiche, omeriche, olimpiche per riallacciarsi tramite San Giovanni al Cristo. Il vangelo di Giovanni è, per lui, “il Libro portato dall’angelo allo Zenit del Cielo”. Si separa da Francesco d’Assisi, come da Giacchino da Fiore attraverso il suo dogmatismo alessandrino e il suo invincibile orrore di Roma, degli orrendi procedimenti dell’Inquisizione, della morte degli eretici proclamata già da Leone I nel 447, della vergognosa condanna del libero pensiero da parte dei grandi teologi cattolici, il cui modello chiaro e limpido ci è fornito da San Tommaso d’Aquino. Ciò che adoravano era “Mani” o Spirito Santo. Maneismo non è sinonimo di manicheismo. Quanti errori tragici ha causato questa voluta confusione! E’ tutto qui il dramma cataro.
Due correnti spirituali s’incontrano
Secondo A. Gadal, l’Occitania fu il terreno d’incontro predestinato della corrente cristiana di origine bogomila, introdotta in occidente dai “boulgres” – bulgari o mercanti provenienti dall’Est – (tra cui Paolo l’Armeno) nel X° secolo, con la corrente pirenaica venuta dalla Spagna. Questa corrente spagnola nacque sulle rive orientali del Mediterraneo già nel I° secolo. Si fortificò ad Alessandria al contatto con il neo-platonismo di Plotino ed Origene. In seguito questa corrente spirituale della “Mani” raggiunse l’Africa del Nord con Marcos di Menfi e Fausto da Milève (al quale si oppose Agostino, transfugo del manicheismo di cui non poté penetrare gli aspetti interiori). Nel 300 circa, Marcos la trasmise in Spagna. Priscilliano, vescovo d’Avila, ne fu il più ardente propagatore fino in Europa del Nord. E’ il misterioso Vigilance di Caliguris che la trasmise in Occitania intorno all’anno 400. I missionari “boulgres” (bogomili), venuti dalla Bulgaria, vi ritrovarono il maneismo- o “cristianesimo gioannita” – già fortemente radicato in Occitania da sei secoli. Questi contatti con il bogomilismo furono del resto per i catari un fattore catalizzante importante. Nicetas da Costantinopoli venne in Occitania e contribuì a strutturare il sacerdozio cataro. Il Maneismo, nella sua essenza stessa, è anteriore allo spirito dogmatico del concilio di Nicea. “Si può considerare a ragione il Maneismo aquitano- occitano ( battezzato più tardi Albigeismo) come un’evoluzione nuova del cristianesimo e come il suo definitivo fiorire, la sua sottilizzazione suprema e celeste”.
Il Paracleto è il Consolatore promesso da Cristo
«Se la religione di Mosè è la religione del Padre (di Geova), se il cristianesimo è la religione del Figlio (di Gesù), il catarismo è la religione dello Spirito (del Paracleto ). Come il cristianesimo si emancipa dalla religione di Mosè attraverso il Verbo, il catarismo si libera dal cristianesimo ecclesiastico attraverso il Paracleto”. Secondo il cristianesimo delle chiese, il genere umano è salvato dal Figlio. Credere in Lui porta la Salvezza. Nel catarismo, la Salvezza procede dal Paracleto, dal Consolatore. E’ lui, lo Spirito Santo, che risveglia l’anima dal suo sonno di ebbrezza nella materia, la dirige verso la sua missione primordiale e le dà il desiderio dell’assoluto, di Dio. Ascoltare la Parola, allora, è sapersi portatore della Scintilla-di-Luce del vero Dio e farla crescere come la forza del Figlio.
La chiesa catara: una chiesa “paracletiana”..
«Il catarismo, che rivendicava come madre la Chiesa cristiana, disconosceva la sinagoga ebrea. Quest’ultima aveva espulso la Chiesa cristiana perché troppo intellettuale. La Chiesa cristiana, diventata cattolica, espelleva a sua volta la Chiesa catara perché troppo spirituale, troppo ideale….In modo che la Chiesa catara, che pretendeva ancora legittimamente il titolo di cristiana, dovrebbe piuttosto, dopo questa evoluzione, portare il nome di “ paracletiana”. E’ la “Chiesa della Consolazione”, pura e purificatrice, santa e santificante, consolante e consolata nell’esilio del mondo. E’ la Consolazione dell’universo: disdegna il mondo, aborrisce il sangue, spegne l’inferno, converte Satana, proclama la salvezza universale. “Attraverso questa audace evoluzione, il catarismo può essere considerato come una nuova religione che sfugge alla Chiesa come la farfalla dalla sua crisalide. Questa trasformazione, che fu la sua clamorosa sfortuna nel passato, deve essere nell’avvenire la sua gloria funebre”.
Una religione dello Spirito
I primi “Amici di Dio” formavano una fraternità ugualitaria, che professava il sacerdozio universale. Più tardi, le persecuzioni portarono i catari ad organizzarsi, nell’uguaglianza primitiva si formarono tre gradi: il Noviziato, la Perfezione, il Sacerdozio. Il diaconato si elevò in vescovato e il vescovato fiorì in patriarcato. La religione dello Spirito Consolatore e Purificatore, antica quanto il dolore e il male, di cui vuole guarire le ferite, risale ai primi giorni del mondo. Prima del Cristo, questa religione proiettò i suoi raggi sui Bramani dell’India, i Magi di Persia, gli Esseni di Giudea, tra i Greci, presso Pitagora e Platone. Dopo il Cristo, presso tutti gli gnostici, essa procede da Platone per il pensiero, per la morale da Pitagora, conservando, nell’Oriente dall’alto, il suo raggio vergine: raggio celeste e lampada greca. Lì, si fermò la sua gerarchia che ormai conservò il monopolio del patriarcato. Questa aristocrazia patriarcale non diede mai l’immagine di una monarchia teocratica. Non scivolò, in nessun momento, nel sogno di Manes, che avvolgeva il mondo intero nel suo progetto di teocrazia universale. Il catarismo pirenaico fu nella sua essenza troppo spiritualista per incarnare il Paracleto in un uomo: il suo Papa è lo Spirito, il suo Vaticano è il Cielo!
“Nessun Verbo sigillato nella Bibbia. Nessuna Scrittura incatenata nel Tempio. Nessun Dio prigioniero nel tabernacolo. Nessun prete carceriere di Dio. Nessun Papa custode del Cielo e dell’Inferno. Nessuna servitù e nessuna morte dello Spirito.”.
La grande rivolta della Gnosi
“Dio ha salvato due volte il mondo dal materialismo e dalla corruzione con la rivoluzione immensa della Gnosi: i mistici, gli gnostici, i solitari dei deserti, i grandi pensatori delle caverne. Egli sollevò i catari, i leonisti, gli spirituali di Narbonne e di Calabria contro le credenze e i dogmi non ragionati: Erano le Chiese proscritte di San Giovanni e di San Paolo. Sono i Templari, i Catari e poi, più tardi i Rosacroce, fratelli della Fraternità Universale, ad elevare il Tempio dello Spirito: la grande “Mani” d’Aquitania”. Gadal amava nominare questi uomini, veri pionieri nel loro tempo della Chiesa dello Spirito, perseguendo senza tregua il loro compito di “pescatori di uomini”, aprendo dal basso il cammino della rinascita dello Spirito, spesso proscritti, perseguitati, traditi ma mai scoraggiati.
Origene, Marcos da Menfi…
“Abbiamo ancora, e già dall’anno140, altri capi spirituali: il grande Origene, Marcos da Menfi (dall’anno 300), Priscilliano d’Avila, Felix di Urgel, Paolo d’Armenia, Erigene d’Irlanda, Lisois d’Orleans, ed anche Niceta da Costantinopoli, venuto ad organizzare il catarismo pirenaico di fronte alle persecuzioni. Il catarismo arrivò in Occidente, nella sua forma pura, con Marcos da Menfi prima dell’anno 350. Il suo allievo preferito Priscilliano d’Avila lo diffuse in tutta la Gallia, la Spagna, l’Inghilterra, il Belgio, la Svizzera, l’Olanda, la Germania fino al 382. In questa data fu decapitato a Trivigi (Germania) sull’istigazione di vescovi cattolici”. Fu il primo martire eretico. I suoi grandi discepoli spagnoli, Elipando, arcivescovo di Toledo, e Felix, vescovo di Urgel (Andorra e Sabarthez) – che ritroviamo sulle stesse strade percorse da Priscilliano (da 788 a 800) a Narbonne, Ratisbona, Francoforte, Acquisgrana – proseguirono la sua predicazione. Più tardi, Gioacchino da Fiore (1132-1202) produrrà il suo “Vangelo Spirituale” che ebbe ugualmente una profonda influenza sull’evoluzione del pensiero religioso. Tutti vivificano una corrente spirituale alla quale si ispirerà il catarismo.
IL CATARISMO E LE SUE ORIGINI
Il Catarismo pirenaico
L’ Aquitania è il territorio compreso tra la Loira, le Alpi, il Mediterraneo, i Pirenei e l’Oceano. Il ceppo antico del popolo aquitano sono gli Aski, i Gaski, gli Euscariani, gli Euski, gli Iski, i Vacéens partiti dall’Himalaya due mila anni prima di Cristo. Il Caucaso, l’Ida, il Taurus, il Libano, l’Atlante sono le pietre miliari di granito della loro migrazione verso l’Occidente (la Bibbia c’informa del loro patriarca Askenas, figlio di Gomer, nipote di Japhet in Genesi- X, 3). L’Iliade ci parla di un altro Askenas: l’eroe Ascanio (II, verso 862). L’Ascania era alleata di Troia. L’Ascania, l’Iberia furono la loro terra. Ascalon la loro città, Askera la loro Dea. Dall’Atlante invasero la Spagna, l’Iberia occidentale. Dai Pirenei debordarono sull’Aquitania, la Gallia, l’Italia, le isole del Mediterraneo e dell’Oceano. L’Irlanda è un’Iberia; la Scozia, un’Ascania del Nord; la chiamano l’Albione marittima; in Italia, Ascanio fonda Alba, madre di Roma; ma già Gasco, figlio dei vulcani, abita le caverne dell’Aventino e combatte contro Ercole, rapitore delle vacche iberiche (Eneide. VIII). Gli Aski sono adoratori del fuoco del sole. Il rito eliaco li conduce al Culto del Verbo e dello Spirito. Il loro Cristianesimo è senza sacerdozio ufficiale. Il padre è il sacerdote, il patriarca è il pontefice : nessuna teocrazia.” Testo adattato da “Razze e popoli antichi “ di A. GADAL
Marcos da Menfi
Dal IV° secolo, e per la stessa via degli Aski, arrivò Marcos ( o Marco) da Menfi, con il culto dello Spirito che inseguiva il carro del sole. (Sulpizio Severo- II,40-51). Marcos era alessandrino, un discendente di Origene. Si richiamava alle “Sette Chiese d’Asia”. Il suo patriarca era Giovanni di Patmos (San Giovanni) e anche Bartolomeo, apostolo di Persia e d’India. L a sua filiazione spirituale risale a Montano, 141 dopo Cristo. Era la Chiesa dello Spirito, del Mani ( mens, manas : Spirito), e della Conoscenza (gnosis). La Chiesa d’Amore, del Paracleto, un ramo puro, purificato, della grande foresta dello gnosticismo.
I discepoli spagnoli
Marco da Menfi porta la sua dottrina in Spagna; Priscilliano, vescovo d’Avila, suo discepolo la trasmette all’Aquitania. Priscilliano, inseguito dall’odio di due vescovi intriganti, Idace e Didace, fu decapitato a Trivigi, in Germania, dal tiranno Massimo. La sua memoria fu difesa da San Martino di Tours, e le sue ceneri riportate trionfalmente in Spagna, tra preghiere e cantici (382). Poco dopo la morte di Priscilliano, Vigilance di Caliguris, visitò l’Italia, la Palestina,l’Egitto ed ebbe dei contatti con Sulpizio severo, Paolino da Nola, San Girolamo, Exuperio di Tolosa. Predica la sua riforma paoliniana nei Pirenei . Scompare nell’insurrezione dei “Bagaudes”. Priscilliano e Vigilance scompaiono ma le loro chiese si mantengono vive sotto i Barbari. Si accrescono con la rovina dei Goti e diventano l’anima religiosa dei Pirenei. S’incarnano nei “Jaounas Cantabres” di Tolosa. (Jaoune: Signore, capo dei Baschi-Euski, Iberi dei Pirenei). I Jaounas lottano contro Carlomagno che vuole “imporre il cattolicesimo”, provocano il dramma di Roncisvalle e impediscono, per cinquecento anni, ai vescovi carolingi di stabilirsi ai piedi dei Pirenei. Nell’anno 1000, queste chiese esistono ancora. I discepoli di Marco e Priscilliano avevano ingrandito le loro “comunità”. Alcuni, anzi, avevano ripreso la strada della Gallia e della Germania che Priscilliano avevano già percorso : un tale Felice, vescovo di Urgel, fu preso da Carlomagno ad Acquisgrana, nell’anno 800. Nel 1008, la dottrina di Priscilliano sale sui roghi di Orleans con Lisois, diacono di Orleans. La dottrina di Vigilance prosegue la sua strada con Gandolfo al sinodo di Arras (1225). Più tardi troviamo Niceta, vescovo di Costantinopoli e Valdo (iniziatore del valdismo). Tutti si richiamano all’apostolo Giovanni; la loro genealogia rimane Patmos e Gerusalemme.
Il Maneismo
L’Albigeismo, nome consacrato dalle Crociate, è dunque un ramoscello della Chiesa di Mani e del Paracleto. (Mani, Mens, Spiritus; donde Manes, Manicheo, Manichei). Non bisogna confondere Maneismo e Manicheismo come hanno fatto di proposito i Concili che volevano farla finita con Catari e “Albigesi”Marco da Menfi, Paolo l’Armeno, non sono discepoli di Manes. Sono sorti dal Catarismo di Montano (140), passato attraverso la Scuola di Alessandria dove, l’abbiamo visto, la più trascendente teosofia del mondo greco, incontrando le più vaste sintesi religiose del mondo indiano, viene ad arricchire il Cristianesimo alle sue origini.
Uno stesso ramoscello
La via maestra di questi movimenti spirituali passa dall’Iberia (Spagna), attraverso i Pirenei e l’Andorra; raggiunge il Sabarthez (alta Ariège) dove le 52 grotte e caverne ripareranno molto presto credenti e proscritti e serviranno da centri di iniziazione ai “Perfetti, Puri o Bonshommes”, preti catari. Gli antichi cerchi druidici, che i Celti mescolati agli Iberici (i Celtiberici ), avevano istallato sugli altipiani pirenaici, ricevettero i primi apostoli gnostici. Ecco perché ogni altipiano situato in alto nel Sabarthez ha visto schiudersi una famiglia numerosa uscita dallo stesso ramo dello Spirito: catari nella valle dell’Ariège, Rosacroce nella valle di Sem, e i Templari del Graal, più tardi, nella valle di Vic de-Sos e nel castello di Montrealp- de- Sos.Le tre chiese d’iniziazione dei Perfetti, Ussat-Ornolac, Bouan, e Lombrives, la “Cattedrale degli Albigesi”, aprono ancora le loro ampie gallerie ai visitatori pieni di ammirazione.
L’Impero d’Amore nella tormenta
Tolosa diventa la città santa, pura ma non darà il suo nome al catarismo aquitano : quest’onore tocca ad Albi. Il concilio di Lombers (1166) condannerà, sotto il nome di Albigesi tutte le sette che si allontanavano dal dogma romano. Si parla allora della “crociata degli Albigesi” per coprire lo scopo perseguito : l’annientamento del catarismo pirenaico, del maneismo aquitano! In quel gran territorio aquitano, nel corso degli episodi orrendi delle crociate, nascerà una ghirlanda di donne smaglianti : Lampagie d’Aquitania, Esclarmonde di Foix, Alasais di Carcassonne, Indie d’Aleppo, Mèlissande di Tripoli; al loro fianco, i loro fratelli, i paladini dello Spirito, i cavalieri del Consolatore : Ramon-Roger di Foix ( soprannominato l’Orlando cataro !), Roger Bernard (detto “il Grande” ), Loup de Foix (Principe della Casata dei Conti di Foix che divenne “Perfetto”). Diverse cime sorsero in quel periodo: Béziers, Minerve, Lavaur, Montségur, le Sabarthez ! I pesanti Capezii, avidi e sottomessi alla chiesa romana, porranno sotto il loro giogo, con pugno di ferro, l’Aquitania ingegnosa, poetica, cavalleresca, innamorata dell’ideale. L’impero d’Amore d’Occitania sarà ricoperto, per secoli, da un manto d’oblio. Ma il Santo Graal vivrà! Il suo eterno cammino in Cristo conduce sulle tracce degli antenati: delle loro città e dei loro manieri, dei loro sepolcri e delle grotte dei “Santi”; nelle foreste degli “infelici misfatti dei boschi”, i campi di battaglia, la strada dei Crociati; la terra e il cielo : testimoni incorruttibili!…
“Dio è Amore!” Il loro grido, bello, è rimasto inciso su tutta la terra.
Sulla cenere dei martiri
Il cammino del messianismo , da Marcos e Priscilliano, i primi “seminatori” della Gnosi, è sempre lo stesso. Segnato dai luoghi dove i roghi hanno ispirato più di una fraternità, rappresentano i punti in cui lo Spirito prende a soffiare come un tempo:
Immensa necropoli delle chiese del Sabarthez;
Immenso rogo del “ campo dei cremati (Cramats) “a Montségur;
Ecatombe di Béziers;
I “bracieri” di Minerve, Lavaure, poi Tolosa, Orléans;
Il monte Wimer, Vézelay, le foreste del Poitou, di Le Mans, di Brocéliande;
Erigene e Gerardo in Inghilterra;
Poi Anversa, la Lombardia, i Bogomili;
Cologna, Acquisgrana, Goslar;
Via imperiale dello Spirito, bagnata dal sangue dei Fedeli d’Amore, rivestita pietosamente dalla “Cenere dei Martiri, dalla cenere dei roghi. O Roumious ! Pellegrini del Dio d’Amore ! Impossibile sbagliarsi prendendo la via del Santo Graal, la via sublime della perfezione, che il divino Maestro Stesso già aveva innaffiato con il suo prezioso sangue. Sentieri gloriosi, di allora ! Terra bruciata dall’odio ! Regioni dimenticate sotto il sangue e il fuoco. Ma : Dopo sette cento anni Il lauro rinverdisce
Sulla cenere dei martiri”.
La Gnosi, il messianismo, domanda al Dio d’Amore di affrettare il suo regno.
Nobilta’ dell’eresia
L’Eretico è “colui che ha scelto”. Staccato dai dogmi e delle autorità esteriori, s’impegna consapevolmente sul cammino spirituale che il suo cuore ha riconosciuto. Alla stregua degli Esseni, dei primi cristiani gnostici, dei manichei, dei Bogomili, i catari scelsero il puro cammino del cristianesimo originale, rigettando la religione di Roma, quella che “possiede e scortica”. L’esempio eccezionale della loro fede irremovibile, della loro abnegazione, del loro amore per tutti, della purezza della loro anima fu tale che anche i loro boia ne furono turbati. Coloro che erano santi e testimoni del Cristo, viventi secondo i suoi saggi precetti, furono martirizzati da una chiesa che aveva disconosciuto la profondità del loro messaggio d’amore. Se i loro testi furono praticamente distrutti o mutilati, i loro fedeli inseguiti, il loro ricordo calunniato, il loro esempio luminoso ha tuttavia lasciato nell’animo degli uomini un fermento alchemico che i secoli non possono cancellare. Alla testimonianza lampante che davano dei valori puri del cristianesimo interiore : Bontà, Verità e Giustizia, rispose la violenza della religione esteriore. All’inizio, si tentò di fare sentire ragione ai “ non sottomessi”, con prediche, campagne di riconversione, alfine di ricondurli nel grembo della chiesa; senza successo ! Vennero poi minacce più radicali: scomuniche, maledizioni, alfine di isolare i “colpevoli”, di emarginarli dalla vita di comunità. Senza grandi risultati, tuttavia ! L’eresia si estendeva in profondità e, spesso, era riconosciuta e “salutata” all’esterno. Nobiltà dell’eresia. Allora fu deciso di impugnare il bastone ! Alle maledizioni e blasfemie succedette la violenza, selvaggia, irrazionale, satanica, contro il corpo della Chiesa d’Amore. E, infine, ultimo anello in questa catena dell’orrore, si conobbe l’Inquisizione, fredda e razionale, che alla fine tentò di attaccare l’anima. Ma l’anima catara aveva già festeggiato la sua vittoria sulla morte, la sua rinascita spirituale, era libera dal corpo ! Da quale spirito dunque erano posseduti coloro che, dicendo di essere difensori del Cristianesimo, hanno potuto, con i loro prelati in testa, compiere queste infamie che li denigrano per sempre? “L’albero si riconosce dai suoi frutti !”.
Il Martirologo Cataro
Se qualche centinaia di martiri cristiani del I° secolo dell’Impero Romano furono un esempio, che cosa dire allora dei tre mila martiri catari ? Dal 1002, i primi roghi si accesero ad Orléans, in Champagne e a Milano. Molto prima che la “crociata “ fosse scatenata, si contavano già dei roghi collettivi a Tolosa, Cologna , Liegi. Dal 1209, le fiamme dell’Odio si levano in tutta l’Aquitania , la Linguadoca e la Champagne :
180 Perfetti al Monte Amato,
400 Perfetti a Lavaur, poi più tardi ancora altri 50,
140 Perfetti a Minerve,
80 Perfetti ad Agen,
94 perfetti ai Cassès, 210 a Moissac, per citare solo la Francia.
Comunità intere decimate, perseguitate, nell’Europa intera: Linguadoca, Nord della Francia, Anversa, Cologna, Londra, Oxford, Strasburgo, Acquisgrana, Italia del nord e del sud , ecc. Innumerevoli roghi in Fiandra, in Renania, in Lombardia, culminanti nell’odioso spettacolo di Verona dove due cento Catari furono bruciati nelle arene, alla stregua dei primi cristiani di Roma! E Montségur ! Montségur per sempre faro del “puro amore cristiano” dove 215 perfetti cantando nelle fiamme hanno lasciato una traccia indelebile nell’anima occitana ! La crociata contro i Catari diventa dal 1209 un vero genocidio contro il popolo che protegge i suoi “perfetti”.
Popolazioni intere sono sterminate a filo di spada :
Béziers (20 000 morti ), Marmande ( 6 000), città incendiate, raccolti e foreste annientate. Una chiesa ebbra del sangue dei Santi e dei Martiri di Gesù –Cristo, fu vittoriosa – ma a quale prezzo ! – lasciando il paese devastato, rovinato. Se questo “crimine contro lo Spirito “ segna per sempre i loro autori, il sacrificio di anime dei Perfetti lascia nella nostra coscienza la traccia luminosa dell’esempio più nobile che vi sia.
IL MISTERO DELLE GROTTE
Antichi santuari
Nel XIII° secolo, la valle dell’Ariège formava ancora un immenso lago chiuso, prima di Tarascon, da una diga naturale. Le sue onde battevano i fianchi del “porto del catarismo”, imponente massiccio montuoso in cui si aprivano moltissime grotte : quelle d’Ussat, d’Ornolac e di Bouan, le grotte di Lombrives, Fontanet, Ramploques, L’eremita e molte altre. Su queste grotte Gadal concentrò tutta la sua attenzione. Non aveva solo l’usufrutto della grotta di Lombrives ma anche di numerose altre grotte (sessanta in tutto) nei quattro comuni limitrofi.Per Gadal, tali grotte, tali rovine a fianco di tali abissi non potevano essere altro se non santuari di un’antichità prodigiosa. Dalle età più remote, erano state già – ne ebbe la certezza –i centri iniziatici delle prime spiritualità druidiche.Il Sabarthez servì molto presto d’asilo a questi uomini, riuniti in gruppi animati da un’alta spiritualità e da una grande indipendenza di spirito e che ricercavano il silenzio e la serenità dei monti e dei baratri. Occorre dire che la valle dell’Ariège- occupata anticamente da un vasto lago –possiede una forma curiosamente svasata che evoca una coppa aperta, un Graal. Questo gigantesco crogiuolo alchemico in cui le correnti telluriche venute dalle profondità della terra si mescolano ai raggi cosmici, ha prodotto, nel corso dei secoli una grande forza d’ispirazione alla quale furono sensibili tutti gli assetati dello Spirito.
La Bibbia dell’umanita’
“…Le pareti delle grotte sono come le pagine di un libro santo in cui gli iniziati potevano leggervi le loro dottrine. Iberici, Euski, Bébryques, Sotiates, Taruski, Visigoti …hanno fatto il letto del Sabarthez !Mito solare, mito della grande Dea Madre, mito di Ram e dell’Aum, cristianesimo originale, gnostico, catarismo pirenaico, Impero d’Amore, Cavalleria del Graal, hanno lasciato poco o molto ,tracce del loro passaggio attraverso i secoli. Sole cerchiato di rosso, crescente di luna, serpenti bianchi, animali rossi o incisi, iscrizioni magiche, dee incise, oggetti sacri dei Misteri egizi, tartaruga-sirena degli Egei, teologia dei Puri iscritta nella pietra.
I millenni sono passati, i secoli hanno proseguito la loro ronda vertiginosa nel tempo. La Bibbia dell’umanità è rimasta grandemente aperta per il cercatore ! Lo Spirito soffia sulla materia che si anima e che canta la gloria del suo creatore !” “Si può indicare Ussat come uno di questi alti luoghi in cui lo Spirito ha soffiato da numerosi millenni”.
Antri, caverne, grotte
Gli Antichi vedevano in antri e caverne un’immagine del Mondo nella sua universalità e il simbolo di tutte le energie nascoste. Il mondo è una “caverna”- dirà Platone- che la materia rende oscura e tenebrosa, ma è anche un luogo di iniziazione a partire dal quale, dal sonno materiale del corpo, l’anima che comprende e si sovviene della sua Origine , si sveglia alla vita reale.
Gadal dirà : “Ho incluso nelle mie ricerche il ruolo delle caverne, dei baratri, della pietra, per la formazione della mentalità catara. Uso questa parola nel suo senso letterale”. Grotta, antro, caverna : immagine di un mondo altro in cui non ci si può soggiornare se non si è lasciato alle
Grotte doppie
Come nella grande tradizione iniziatica dei “Misteri”, le grotte hanno due ingressi; sono doppie. Colui che vi entra non è più simile a colui che ne esce. Possiamo lire nell’Odissea al canto XIII: “…Là ancora scorrono sorgenti inestinguibili, e ci sono due ingressi : L’una verso il Boreas, lascia scendere gli uomini; Ma l’altro verso il Notos, è per i Dei. Mai entrano gli uomini per esse,Perché è la via degli Immortali !”.
Grotte-Chiese
Nelle valli d’Ussat e di Vicdessos, alcune grotte erano fortificate. Tre di loro tre portano nomi alquanto significativi: si chiamano le “tre Chiese “ d’Ussat , d’Ornolac-Betlemme e di Bouan. Che ruolo avevano giocato nel corso del tempo? Un ruolo di difesa, luogo di rifugio e di ritirata, durante le guerre di religione? Gadal vi scopre le vestigia del vasto insieme di un tempio d’iniziazione catara, appeso al fianco di un enorme massiccio montano che egli chiamava la “Montagna Sacra”. In effetti era la “Montagna Sacra” del sacerdozio cataro: Da un lato c’era il laboratorio interno, luogo di gestazione e di parto spirituale dei Perfetti: le grotte. Dall’altro lato della montagna- il Tabor pirenaico- la cittadella di Montségur, sentinella avanzata verso l’Occitania, “faro del Catarismo”.
Grotte-luogo d’iniziazione
Le grotte servirono di luogo d’iniziazione. Un’iniziazione lunga, severa, per i futuri preti catari, i “puri”. Questi antri sotterranei, luoghi d’incontro con la “Onnipotente Essenza Creatrice”, offrivano loro un abitato sicuro e tranquillo. Alcune grotte furono fortificate come vere fortezze: le “spoulgas”. Tra queste diverse grotte, Gadal vede un legame che fin ad allora era sfuggito all’attenzione degli storici e degli amatori. Ci torneremo!. Dopo un anno “probatorio” sulla Montagna Sacra, il giovane neofita cataro celebrava la sua iniziazione nella grotta di Betlemme ad Ornolac, ed accedeva così allo stato d’Anima vivente, lo stato di “puro”, di “perfetto”. Varcando allora la “porta mistica”, tornava nel mondo per consacrarsi all’umanità sofferente, al servizio del Cristo. Prendiamo ora il cammino delle grotte.
La grotta di Lombrives- cattedrale dei Catari
Formata da una riviera sotterranea, come tutte le grotte, della zona, Lombrives è servita da abitazione all’uomo preistorico. Più tardi vi ci troviamo una tribù Iberica pirenaica, i Bébrikes. La loro presenza ricollega a questo grandioso palazzo sotterraneo la leggenda di Pirene, la bella figlia del re Bebryx, vittima del suo amore sfortunato per Ercole Tiriano. Lasciò il suo nome ai Pirenei. Le sale rocciose mostrano una sorprendente moltitudine di formazioni calcaree, stalattiti e stalagmiti. Misteriosi simboli ed iscrizioni di tutti i secoli ricoprono le loro pareti. Vi si trova, grandioso cuore della caverna, la “cattedrale dei Catari “. Nel 1244, dopo la caduta di Montségur, la grotta di Lombrives diventò il soggiorno di un vescovo cataro, Amiel Aicard. Questo “perfetto” in effetti, aveva ricevuto l’ordine rilasciare la fortezza assediata nella notte della sua resa nel 1244 e di trasportare a Lombrives il “tesoro sacro dei Catari”. La parte superiore della grotta vide il lento trapasso dei 510 Catari murati vivi nel 1238 sull’ordine di Jacques Fournier, inquisitore. Nuovo Montsegur- Un’ epopea sotterranea- Una fine tranquilla- Commovente scoperta- Nel suo libro « Dell’eredità dei Catari », Antonin Gadal ci fa un racconto molto dettagliato dell’agonia di questi ultimi catari e dei “faydits” che , inseguiti e intrappolati dal “sénéchal” e dalle truppe dell’inquisizione, andavano morendo lentamente, murati nella grotta di Lombrives. Nel 1328 – ci dice Gadal- molto dopo la morte di Amiel Aicard e di Loup de Foix (altro Perfetto cataro, apparentato alla Casata di Foix ) che aveva fatto di Lombrives il suo oratorio e il santuario in cui si ritirava per meditare e predicare, questa grotta famosa, sede già di tante prediche notturne , era diventata, sotto il temporale sempre crescente dell’odio dell’Inquisizione, un rifugio permanente dei faydits dei boschi. Cinque o seicento montanari, fuggitivi, si erano stabiliti, uomini, donne, bambini, in queste tenebre, e , intorno al pastore cataro, formavano qualcosa a metà tra una comunità mistica e un accampamento selvaggio . “Un nuovo Montségur” si era organizzato, non più cavalleresco come l’altro e appollaiato nelle nubi, ma rustico al contrario, e perduto in un baratro montagnoso, un abisso perforato da un torrente vorticoso. Le truppe del siniscalco decisero di distruggere questo rifugio di “credenti”. In precedenza avevano preso e demolito “le tre Chiese” d’Ussat, d’Ornolac e di Bouan. Penetrarono nella grotta attraverso il collo stretto, ma non sapevano che la grotta fosse doppia e che il suo corridoio orientale fosse soltanto il vestibolo di una galleria superiore, quattro volte più profonda, e che forma la caverna madre. Ci si arrampicò per una scarpata di ottanta metri di altezza. Ritirando una dopo l’altra le scale poggiate su qualche sperone che sporgeva, i Catari, per un momento , furono inespugnabili nell’oscurità. Credendo di respingerli nella Cattedrale per massacrarli, le truppe cattoliche furono costrette a ritirarsi. Murarono allora la stretta gola, poi le uscite esteriori. “La grotta rimase “sigillata e scellerata”, maledetta e difesa dal terrore superstizioso da cui la circondava in indefinibile mistura di mistero, crimine in espiabile, ed anatema regale e sacerdotale”.
Una fine serena
Cosa fecero i Catari? Avrebbero rovesciato i muri? La rassegnazione era una virtù catara; si sottomisero dolcemente alla loro sorte e sorrisero tristemente alla loro tomba. Vissero ancora per qualche tempo, ma un giorno rimasero senza nulla ! “Allora – ci racconta Gadal con uno stile commovente; leggeva forse queste immagini nella memoria della Natura? – si raggrupparono secondo le loro famiglie, in diversi scomparti della roccia…per qualche minuto, al di sopra del pio mormorio delle preghiere, si sentì ancora la voce del vescovo confessare la Parola che è in Dio e che è Dio ; diede loro un bacio di pace e si addormentò a sua volta… Tutti riposavano nel sonno : e le gocce d’acqua che lentamente cadevano dalle volte turbarono sole il silenzio sepolcrale durante secoli. Erano pianti dalle rocce ! La montagna, che come una tenera madre, li aveva accolti nel suo seno, filò per loro, religiosamente, con le sue lacrime, un bianco ossario, seppellì i loro sacri resti nelle pieghe di questo lenzuolo funereo di calcare e scolpì le loro ossa che il verme non profanò punto : un mausoleo trionfale di stalagmiti, meravigliosamente ornato da urne, candelabri e simboli di vita. La caverna di Lombrives, che per un istante ricevette il tesoro di Montségur, fu, quasi cento anni dopo, come l’ultimo Tabor del catarismo pirenaico.”
Commovente riscoperta
Ma il tempo finì con aprire questo grande ossario. Due secoli e mezzo più tardi, i protestanti che cercavano forse degli antenati negli antri delle montagne, condotti da vaghi e tragici ricordi, penetrarono in queste cripte funeree. Non ci meravigliamo dunque se, allorché non era ancora Re di Francia, il futuro Enrico IV, Conte di Foix-Sabarthez, spinto dal lungo passato spirituale dei suoi avi, venne a Lombrives, su istigazione di tre notabili protestanti di Tarascon, e scoprì la “cattedrale degli Albigesi”, di cui, 250 anni dopo, nessuno più osava parlare. Il suo antenato, Loup di Foix – radice profonda dei Borboni tramite la Casata dei conti di Foix-Sabarthez- aveva detto inginocchiandosi nel suo “Oratorio” : “Occorre prosternarsi davanti all’Altissimo prima di entrare nel suo Tempio”. Con tre suoi aiuti da campo, il futuro Enrico IV fa aprire l’entrata della grotta. Ci penetrano e arrivano all’Oratorio di Loup de Foix, salgono su per le scale ancora drizzate, e scoprono tutto un popolo addormentato e coricato, quasi pietrificato come in bare di pietra. “La Montagna che piangeva i suoi figli aveva costruito, con le sue lacrime congelate, delle tombe di stalagmiti. Molto di più, aveva elevato loro come un monumento trionfale, e trasformato l’orrenda caverna in una basilica meravigliosamente decorata di stucchi, di sculture simboliche”. Si sarebbero anche trovati dei corpi disposti in cerchio e toccatisi tramite le ossa dei piedi e delle mani. L’immensa necropoli di Lombrives era resa alla storia dopo 250 anni di silenzio assoluto, ma non di oblio! Ci sono delle parole, ci sono degli atti che non saranno mai colpiti dall’oblio. L’ ”Ala di Osiride”mette un velo su ciò che è chiamata a vedere ? In cerca dello Spirito-le grotte costituiscono le tappe del cammino iniziatico dei futuri “Perfetti”. Il giovane neofita cataro inizia la sua questua spirituale salendo verso le “chiese di Ussat”. Varca la “muraglia simbolica” che separava il mondo materiale, profano, conosciuto anche troppo bene, che ancora lo possiede, dal mondo spirituale ancora sconosciuto da lui ma di cui ha l’ardente aspirazione. Entra allora, accompagnato da un anziano, nella grotta-chiesa di Ussat. E’ l’inizio di una lunga formazione, un’altra vita ritmata dal lavoro, lo studio, le preghiere, i digiuni. Camminando lungo gallerie sotterranee e sentieri di montagna, arriva fino alle grotte confinanti : la Cappella, le cucine,i laboratori, le cripte, la grotta dell’Acacia dove scoprirà più tardi un simbolo maggiore inciso nella roccia : la Croce del Gran Maestro. Con il tempo, con l’affinamento della sua percezione interiore, progredisce verso Est e raggiunge un altro gruppo di grotte . “Ramploque”, l’ ”Eremita”, “Grand-Père”, per conseguirvi la seconda tappa della sua iniziazione nelle tre grotticcelle sacre di “Kepler”, “Mes-Naut” e “Ka” : fase essenziale di totale purificazione, di morte alla vita inferiore e di elevazione, chiamata “Endura”. Candidato alla perfezione, è ora introdotto in un processo d’iniziazione alla verità vivente, una “Endura” in tre fasi di cui due sono già parzialmente vissute :
Formazione, Riformazione e Trasformazione.
Prima di ricevere il “Consolamentum”, il futuro Perfetto doveva abbandonare il suo “bruco”, cioè la vita legata alla materia, sbarazzarsene moralmente (grotta di Kepler ). Il bruco si addormenta in una crisalide, dopo la morte della sua prima materia. L’uomo materiale diventa uomo-spirito nella seconda grotta (Mes-naut). La terza grotta sacra (Ka) vede la sua trasformazione da uomo-spirito in Anima Luce risvegliata. La crisalide muta in un insetto perfetto che prende il volo, un’Anima perfetta. Nella terza ed ultima tappa della sua “rinascita” secondo l’anima divina divenuta pura Luce , il futuro Perfetto è condotto alla più importante di tutte le grotte . quelle di “Betlemme” ad Ornolac. Passa attraverso la “Porta Mistica” che separa il dominio dei “viventi secondo l’anima” dal dominio dei morti. Al di là si trova una grande casa di pietra, soggiorno dei sacerdoti catari. Entra nella fase decisiva della sua iniziazione.
La grotta di Betlemme- morte e risurrezione- Uomo Nuovo- nascita
Antonin Gadal era un oratore ispirato. La potenza delle sue parole risiedeva nell’assoluta certezza del suo sapere che trovava i suoi fondamenti nel “pre-ricordo”. Non cercava né a convincere né a forzare l’adesione altrui, ma le sue intuizioni persuasero numerosi cercatori che egli deteneva delle verità spirituali inaccessibili all’uomo ordinario, verità che voleva fare condividere a coloro che vi erano sensibili.
Nascita.
La grotta di Betlemme è per lui la più affascinate di tutte. Era il cuore dell’iniziazione catara, la matrice del Sacerdozio cataro. Lì nasceva il “Nuovo Cristo”, l’Uomo Nuovo. L’iniziato diveniva Perfetto. Di forma oblunga, la grotta possiede due entrate, come molte altre grotte iniziatiche: una all’ovest è l’entrata dei perfetti, l’altra riservata al Gran maestro. Di fronte alla prima entrata, esiste come scolpita dalla natura, nella parete rocciosa, un grande pentacolo. Non lontano da lì un altare di granito sul quale giaceva il Vangelo cataro di Giovanni, aperto alla prima pagina. Dalle fessure delle pareti, delle luci diffondevano una dolce luminosità. In una di queste cavità era posto una coppa che sarà identificata come San Graal. Purezza, semplicità, profondità dei primi riti apostolici, anteriori all’amalgama operato nel IV secolo tra cristianesimo e paganesimo, e che caratterizzavano la vera Conoscenza (Con – scienza), la Gnosi, che davano accesso ai misteri della Vita in Spirito.
Morte e Resurrezione – L’uomo nuovo -
A Betlemme è festeggiata la resurrezione dell’Anima divina imprigionata nella tomba della natura, rinchiusa nelle pieghe del corpo materiale. Era la resurrezione di Lazzaro, che secondo Gadal, non era altri che Giovanni, il discepolo beneamato di Gesù. La sua morte è l’ultimo stadio de l’iniziazione permettendo all’anima divina di liberarsi dal legame con il Suo involucro materiale. Il candidato era pronto ad affrontare la fase finale dell’iniziazione: quella del sacrificio della sua vita, scopo supremo della sua lunga preparazione che mancava ancora dell’annientamento della sua materia, l’atto di “rendere alla polvere ciò che è della polvere”. Egli doveva morire secondo la vecchia natura, prima di elevarsi in Spirito. Il corpo materiale e le sue passioni vinte, l’anima aveva già appreso da lungo tempo a involarsi per il Cammino delle Stelle. Essa doveva ora fare l’offerta perfetta della sua vita, s’unire alla vita del Cristo, imitare il suo divino Maestro.
L’uomo nuovo
Condotto dall’Anziano, il candidato arriva al luogo sacro della sua ordinazione, della sua riformazione. Nella grotta illuminata, è accolto dai suoi fratelli e riceve la preghiera, il Padre Nostro che deve orientare oramai tutti gli atti della sua vita. Il momento supremo di questa cerimonia consiste nel prendere posto all’interno del pentacolo alfine di sigillare definitivamente in lui la realtà vivente dell’Uomo Nuovo quintuplice”. Liberato da ogni materialità, tramite l’offerta di sé stesso, egli entra nel sacerdozio cataro. Percepisce in tutta la sua forza, la realtà del Santo Graal: la grande offerta dell’Amore, sorgente inesauribile di forze. Egli doveva bere interiormente a questa coppa che gli era tesa dal capo dell’ordine. Puro in tutto, divenuto uno dei Perfetti, non più come l’Osiride verde, il semplice cercatore di luce, ma come l’Osiride nero delle regioni celesti, unito al Figlio dalla sua medesima missione, come integrato nel seno del Padre tramite l’Anima-Spirito.
Il Divenire perfetto
“Siate perfetti come il vostro Padre celeste”. L’endura. Come in tutte le fraternità gnostiche, i Catari conoscevano più gradi: i “credenti” che i vangeli chiamano i chiamati e i Perfetti conosciuti come Eletti. Esistevano pure due fasi intermediarie. I credenti ascoltavano le predicazioni. Miti, racconti e simboli sviluppavano il loro intendimento del bene e la “Buona Volontà” verso Dio e coloro che lo servono. Costoro ricevevano la trasmissione della preghiera; coscienza delle “due nature”, potendo orientarsi verso il puro ideale cristiano. I Perfetti s’impegnavano in un triplice processo di rinascita dell’Anima divina. Costoro entravano nella pratica dell’Endura che è l’abbandono cosciente di tutto ciò che lega l’anima l’anima alla terra: ambizioni, desideri, istinti; ogni tendenza egocentrica nei tre santuari della testa del cuore e del bacino, la resa completa dell’uomo io egocentrico all’Anima-Luce nata da Dio.
Consolamentum
Il Consolamentum o Battesimo dello Spirito tramite l’imposizione delle mani – segno dell’iniziazione dei perfetti. segnava la separazione definitiva dei due principi nel candidato : Luce e tenebre. Il Consolamentum consacra l’unione dell’anima purificata con lo Spirito. Affranca da ogni legame con la natura corruttibile e introduce il candidato nel Sacerdozio cataro : la Perfezione. Entrava allora nella Natura Superiore, il campo di Vita dell’Anima-Spirito. La realtà di questo legame si dimostrava del resto agli occhi di tutti nel coraggio tranquillo di queste migliaia di martiri davanti alla morte che, interiormente, avevano già vinto. Lo scopo dell’iniziazione catara era il divenire “Perfetto”. I Catari conoscevano due forme di Consolamentum : il Consolamentum dei morenti che portava consolazione e riposo ed era affidato a tutti i credenti.Il Consolamentum dei “Trapassati-Viventi”, gli iniziati, i Perfetti.
Il “nuovo abito”- la stella di Betlemme
L’ »abito nuovo » Al Perfetto si dava un “abito nuovo”, segno che il suo vecchio stato d’essere nato secondo la natura era stato deposto. L’altro nome dato ai preti catari era i “rivestiti”. “Rivestiti dell’ ”Uomo Nuovo”, i Perfetti dovevano poi ritornare nel mondo, in mezzo agli uomini per lavorarvi al servizio della luce. A due a due, diffondendo la “buona parola” e guarendo, compivano la doppia missione del Cristianesimo : Servire Dio e salvare le anime umane.
La stella di Betlemme
Il Pentagono – pentalfa- fu presso i Manichei, poi presso i catari, il simbolo dell’Uomo Vero, l’Uomo-Anima-Spirito. L’Anima rinata irradia nel corpo tramite cinque punti: la testa, le due mani, e i due piedi. Se si collegano questi cinque punti tra di loro, si vede comparire la stella a cinque punte, il “Segno del Figlio dell’Uomo”. Questa quintuplice stella irradiante forma allora intorno all’iniziato un vestito di Luce : l’”Abito d’oro delle Nozze”. Nella grotta di Betlemme, ad Ornolac, il futuro Perfetto era posto, come abbiamo visto, nel Pentagono, segno che l’anima eterna era di nuovo viva in lui. Il Consolamentum, battesimo dello Spirito, lo affrancava da tutte le corruzioni materiali e lo introduceva nel sacerdozio.
Il cammino delle stelle
All’origine, ogni anima è una stella del firmamento divino, un raggio del Pensiero divino. Il “cammino delle stelle” prende in considerazione l’estinzione dei fuochi dello zodiaco naturale- fuochi che nutrono e reggono l’esistenza dell’uomo terrestre sottomesso agli astri ed agli elementi- e la rinascita dell’Anima Luce, stella del Cosmo divino.In questo processo, l’anima si stacca da tutti i suoi legami terrestri e si riveste dell’ ”Abito di Luce”che aveva dovuto abbandonare al momento della sua caduta nella materia. Gadal lo descrive così: “Dopo lunghe prove e purificazioni per raggiungere la Perfezione, le anime risaliranno nell’azzurro. Vedete quest’oceano dell’Etere, seminato d’isole di fuoco, di arcipelaghi di luce! Sono le stazioni dell’anima, d’astro in astro, di costellazione in costellazione fino nel seno del Padre”. Il candidato al ritorno all’armonia originale deve attraversare tutte le sfere della natura e del cosmo, si deve strappare tutte le prese emotive e mentali di questo mondo, in una parola : “vincere la morte e il mondo”. Allora, l’uomo-Anima liberato prende il volo verso la sua Patria. Questo viaggio dell’anima estranea a questo mondo, attraverso i domini cosmici, sottoposti alle potenze cosmiche (gli Eoni e gli Arconti dei primi gnostici), è abbondantemente descritto nella”Pistis Sophia”, nel Vangelo di Maria, nei testi ermetici, nelle lettere di Paolo.
Le grotte parlano
Quel che A.Gadal faceva così conoscere dovette essere, per alcuni dei suoi amici, una rivelazione. Nessuno storico aveva mai fatto menzione a queste cose, nessuna opera ne aveva mai rivelato un qualsiasi aspetto. Solo alcuni archivi dell’inquisizione- ma erano ancora inaccessibili all’epoca- evocavano la presenza certa di Perfetti catari nelle Tre Chiese della valle. Nell’ “Héritage des Cathares”, Gadal dice :« La Chiesa-spelonca d’Ornolac, dove il pio Loup Di Foix si era convertito al Consolatore, colpisce per l’insieme dei suoi muri in rovina, cinte murarie, porte, bastioni…Ma la cappella di Betlemme è ben conservata. Ah, se potesse parlare e ripetere quel che ha sentito! Se potessimo conoscere le colossali questioni dibattute al riparo della roccia : Dio, l’Universo, la Creazione, la Caduta, la Salvezza attraverso il Cristo, la Conversione di Satana, l’Estinzione dell’inferno, il Purgatorio astrale, la Migrazione delle anime da astro in astro…se fossimo al corrente delle meditazioni di cui la piattaforma così spesso fu testimone !”
La Spelonca di Bouan
Questa grotta fortificata sull’altra sponda dell’Ariège, servì a lungo da rifugio e riparo per i Catari perseguitati del Sabarthez. Dopo la caduta di Montségur, appena gli eserciti delle crociate ebbero compiuto la loro opera, l’inquisizione domenicana cominciò ad imperversare nella regione. Il Sabarthez visse il periodo più crudele della sua storia, sottoposto alla violenza raffinata dell’inquisizione che frugava, braccava, deportava, scorticava e bruciava senza tregua gli ultimi fedeli della Chiesa d’Amore. Nel 1295, Pierre Authié, vescovo cataro di Bouan fu costretto a fuggire in Lombardia. Tornò a Bouan nel 1299 e proseguì il suo ministero fino al 1309, eludendo i tranelli dell’inquisizione. Fu bruciato a Tolosa. La Chiesa di Bouan, per molto tempo ancora, accolse gli ultimi credenti catari.
Guarigione
Consolato
“Il Cristo è apparso agli Amici di Dio , soprattutto sotto la forma di un Medico celeste”.
“Non è stato l’olocausto immolato alla giustizia eterna per la salvezza degli uomini, ma il Medico che ha portato la Verità liberatrice al mondo”.
“I “Bonshommes”catari erano dei terapeuti spirituali, secondo l’esempio del loro divino Maestro; le Chiese, le “Case “ catare (hostals in occitano) erano degli ospizi dell’anima. Da ogni punto dell’orizzonte, i pellegrini arrivavano in massa per essere guariti dalle loro malattie morali…”.
“I visitatori stranieri prendevano parte alle agapi, ricevevano il pane ed il vino consacrati e, rito sovrano, il bacio di pace che comunicava lo Spirito Santo.. Se ne ritornavano a casa , “consolati..”.
Tavola Santa
Posizione delle mani
Benedizione ed imposizione
Consolazione
I Perfetti percorrevano i paesi per consolare il dolore e portare “le belle Consolazioni di Betlemme”.
La luce brilla nelle tenebre
-L’inizio del Vangelo di Giovanni spiega la Genesi ispirata a Mosè, il grande iniziato egiziano. “Dio (gli Elohim) dice Che la Luce sia E la Luce fu. Dio vide che la Luce era buona; E Dio separò la Luce dalle tenebre”. E’ la Genesi della Luce. -Nel Vangelo di Giovanni, leggiamo: “All’inizio era il Verbo,E il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio. Era all’inizio con Dio. Tutto è stato fatto da Lui, e senza di Lui niente è stato fatto.In Lui era la vita, e la vita era la Luce degli uomini. La Luce brilla nelle tenebre. E le tenebre non l’hanno ricevuta”. Ecco la Stella fiammeggiante, il Pentagono di Betlemme che rivela lo spirituale al materiale, Consolamentum dei Perfetti. Attraverso le tenebre della storia, la Luce divina brilla più che mai, svelando la Verità piena e intera.
Il dualismo dei Catari
In questo mondo, gli uomini devono tenere conto dell’esistenza di “due differenti ordini del mondo”:
1 il Mondo dell’ origine, perfetto, è il Regno di Cristo dove dominano Luce, Forza, Unità e Amore. E’ la “Patria” dell’ Uomo-Anima-Spirito , la vera Creazione voluta da Dio. “Tutto è stato fatto da Lui”.
-2 il mondo duale, fantasmagorico, riflesso degradato e caricatura del Mondo perfetto e celeste. E ‘ un campo di incessante divenire dove i contrari si affrontano; Luogo di “mescolanze” in cui ciò che è eterno nell’uomo terrestre – l’anima-luce –tenta di disimpegnarsi, di rinascere per ritrovare il campo di Vita dell’Origine. Allorché la scintilla divina è risvegliata nel cuore di un uomo, egli riconosce l’azione di queste “due nature” e può allora dedicare la sua vita al processo di “rinascita” dell’anima –luce. “A tutti quelli che L’hanno ricevuta, Egli dà il potere di divenire dei figli di Dio”