Centoventi. Tanti sono gli “angeli” di Portobello.
Si tratta dei volontari di un’iniziativa, partita a Modena due anni fa, nonostante il terremoto, che ha creato un emporio speciale, attivo da sei mesi, al servizio di chi è diventato povero all’improvviso. https://www.facebook.com/portobellomodena
“Portobello – spiega Luigi Zironi, responsabile del progetto, di Modena, classe ’74 – è un progetto di comunità, che coinvolge cittadini, imprese, associazioni, istituzioni ed è un luogo in cui si produce solidarietà”. Sì, perché nell’emporio ci si mette a disposizione degli altri “come si può”. C’è chi lo fa, donando tempo o denaro, chi invece, da cliente del market, “ricambia” quanto ricevuto dal supermercato unendosi ai volontari di Portobello o svolgendo una attività di volontariato nelle associazioni del territorio.
“Non è un obbligo per le famiglie che hanno accesso al progetto – tiene a precisare Zironi – ma un modo per invogliare ad occuparsi degli altri”. Le famiglie in difficoltà economica possono acquistare i prodotti donati dai cittadini o messi a disposizione da varie aziende italiane (http://www.portobellomodena.it), utilizzando un budget in punti, caricato sulla tessera sanitaria- codice fiscale, dopo una verifica dei requisiti effettuata dall’assessorato ai servizi sociali del Comune di Modena. L’ammontare dei punti dipende dalla composizione del nucleo familiare e si ricarica ogni mese, per sei mesi. Un tempo breve, perché l’obiettivo non è aiutare i poveri di lunga data, ma quelli che hanno perso un lavoro da un giorno all’altro.Capofila del progetto Portobello è l’Associazione Servizi per il Volontariato di Modena (ASVM), che ha sostenuto la fase di lancio dell’iniziativa e ha coordinato una rete di 24 promotori appartenenti al mondo del volontariato, 50 partner del mondo delle istituzioni, delle imprese e dell’associazionismo.
Il supermercato, costato circa 100 mila euro (risorse messe a disposizione dal Centro di Servizio per il Volontariato nell’ambito di un progetto regionale di contrasto alla povertà, ndr), è stato realizzato in collaborazione con i servizi sociali del Comune di Modena, che hanno fornito in comodato gratuito l’immobile dell’emporio (220 mq di market, 180 mq di magazzini, più sala da 20 posti per le riunioni).
“Alla costruzione di Portobello, durata sei mesi – aggiunge Zironi- hanno aderito molti volontari”. Tra questi un elettricista, che per l’impianto elettrico, successivamente certificato, non ha chiesto un centesimo.
Quanto è stato faticoso avviare Portobello? “Tanto – replica il coordinatore- perché quando eravamo sul punto di partire c’è stato il terremoto, che ha distratto dal progetto il centro Servizi per il volontariato, impegnato a fornire aiuto alle associazioni ed ai cittadini, a fianco della Protezione civile. Ma poi ce l’abbiamo messa tutta e siamo partiti”.
Ci sono strutture simili in Italia? “Sì – dice – a Parma, solo che nel caso di Portobello, è il pubblico, il Comune, tramite l’assessorato ai servizi sociali, a stabilire chi ha diritto all’accesso dei nostri prodotti (frutta e verdura, ndr). E poi noi non ci rivolgiamo, come le ho già detto, alle povertà croniche. La nostra struttura non è un doppione di quelle esistenti. Diamo una risposta nuova ad un bisogno nuovo e, soprattutto, cerchiamo di accedere a donazioni che diversamente non potrebbero arrivare sul territorio e le ridistribuiamo anche alle altre associazioni”.
Oggi a servirsi di Portobello sono circa 260 famiglie, che corrispondono a circa mille persone. “Forse – afferma – arriveremo a 300 famiglie entro quest’anno. Per questo confidiamo nella disponibilità di aziende, le quali possono donare prodotti anche non più commercializzabili per difetti o altre ragioni e possono trarne beneficio sia fiscale, sia in termini di immagine. Con molte di loro stiamo portando avanti bellissimi progetti di responsabilità sociale di impresa”.
Portobello, però, non è solo un market. Nell’emporio è possibile trovare in giorni precisi della settimana consulenti, esperti nella gestione del bilancio familiare, nella rinegoziazione dei mutui, nell’analisi dell’indebitamento, nella scelta degli strumenti finanziari, nella difesa dei consumatori verso le aziende e i fornitori di servizi.
Di qui a cinque anni, cosa potrebbe diventare Portobello? “Mi auguro – sorride Zironi – che non serva più”. Vi sentite tosti? “Ho con me – conclude Zironi – centodiciannove persone toste, quelle che senza avere neanche un centesimo gestiscono sia il supermercato, sia il magazzino”.
Cinzia Ficco