Ho seguito poco o niente le serie precedenti, ma l’ultima mi ha acchiappato ed era diventata un appuntamento fisso della domenica sera (del mercoledì, nelle ultime due puntate).
Guardo poco la TV io: qualche notiziario, soprattutto al mattino, dopo la colazione; qualche film e pochi altri programmi. Ma a volte mi faccio prendere da alcune serie televisive, com’è accaduto a suo tempo per Tutti pazzi per amore (cinque anni fa, tanti ne sono passati, tante cose sono successe).
Mi sono chiesto il perché di queste mie “debolezze”.
Una sorta di sentimentalismo alla buona?
Una voglia di evasione?
C’è forse il desiderio di una sferzata di ottimismo proprio alla domenica sera, quando è finito il week-end e ci si prepara alla nuova settimana?
C’è forse il desiderio di dimenticare i problemi quotidiani (e in questo momento sono particolarmente aggressivi) e di stare a guardare i problemi di altri, sapendo che alla fine si risolvono sempre?
Sì, ma c’è anche qualcosa di più.
Io sono attirato dalle storie nelle quali la famiglia, l’amicizia, il senso di appartenenza, l’amore (anche) la fanno da padrona.
Le storie nelle quali un gruppo di persone (fossero anche due soltanto) affrontano insieme le difficoltà della vita, che spesso sono nascoste dietro l’angolo e balzano fuori all’improvviso, ti assaltano quando meno te l’aspetti.
Le storie nelle quali i rapporti tra le persone sono vissuti all’insegna della fiducia, del rispetto, della stima reciproca.
Lo so, sono un utopista sognatore.
Le cose spesso non stanno così.
Spesso siamo circondati da squali (con tutto il rispetto per gli squali) che non aspettano altro che tu molli per prendere il tuo posto, qualsiasi esso sia.
E allora mi rivedo la domenica sera a regalarmi un paio d’ore di serenità, appollaiato su una sedia in soggiorno.
Ieri è stata l’ultima puntata della sesta serie.
Chissà se ce ne sarà una settima (e se potrò vederla…).