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I chierichetti di Stato

Creato il 05 giugno 2011 da Albertocapece

I chierichetti di StatoAnna Lombroso per il Simplicissimus

“Aiuto ai Sacrestani, nella Chiesa di Santa Bernadette e nella Basilica di San Pio X per la preparazione delle celebrazioni e alla sistemazione dei luoghi, dei paramenti e degli oggetti liturgici delle diverse cerimonie”. State leggendo la sorprendente descrizione delle attività previste per i volontari del Servizio Civile Nazionale impiegati in un progetto dell’Unitalsi all’estero finanziato dall’Ufficio nazionale per il servizio civile.

Alla Diaconia Valdese che ha protestato contro questo irrituale impiego del servizio civile a uso confessionale: “Ammettiamo un nostro limite: un progetto per chierichetti pagati dallo Stato con una diaria doppia, supera l’idea che abbiamo di libertà”, hanno scritto, risponde il sottosegretario Giovanardi: “Si tratta di azioni accessorie volte a garantire il buon esito di eventi che coinvolgono migliaia di fedeli.” Per Giovanardi le messe e la cura degli ordini di spedizione dei libri a pagamento “acquistano una valenza diversa rispetto a quanto sottolineato dagli interroganti se considerati alla luce dell’obiettivo finale dei progetti“.

Qualcuno potrebbe frettolosamente pensare che adibire a attività “para-confessionali”giovani pagati dalla collettività per svolgere azioni ad alto contenuto civico sia il declinarsi della neo secolarizzazione di un governo condizionato dalla ossessiva ricerca del consenso da parte delle gerarchie ecclesiastiche o da qualche meno credibile sussulto religioso.
Invece c’è da ritenere che anche questo appartenga alla cifra che contraddistingue questo governo, che si inginocchia alla religione di Stato, pensando che lo stato è suo e anche la religione, privato come dovrebbe esserlo ogni bene pubblico, spiagge, coste, acqua, cultura, bellezza, informazione, o privatizzato come vorrebbe fosse la democrazia, la costituzione, i diritti, i deputati comprati e venduti, i corpi di donne e uomini. Perché non c’è poi molta differenza tra i chierichetti pagati da noi per sciacquare calici e stirare paramenti e le signorine che di sono dedicate con entusiasta buona volontà ad appagare i desideri del premier, collocate in sontuosi incarichi pubblici.

C’è da augurarsi che anche tra gli aspiranti chierichetti si diffonda l’indignazione per questo trattamento affine, salvo la qualità dell’estasi.
E forse si dovrebbe adirarsi anche la comunità dei credenti che non può non sentire come uno stravolgimento di valori, un decadimento morale questo largo impiego della sopraffazione, della personalizzazione, del deragliamento da principi che appartengono alla loro confessione ma soprattutto ai diritti conquistati da tutta la cittadinanza. Lo ricordino, non si tratta di un caso di traduzione di un codice o di una istanza religiosa in azione civile e nemmeno dell’imposizione di un primato di una fede su altre o di una confessioni sulle regole della secolare convivenza. Non si tratta di aver sostituito l’esercito con l’esercito di Dio.

No, si tratta del solito illiberale ed illecito uso privato dei beni pubblici, l’abituale proterva opportunistica sopraffazione dell’interesse privato a spese di quello generale. Che è poi l’unico generale che si addice alla democrazia


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