Si alza tutti i giorni alla stessa ora, compie lo stesso tragitto tutti i giorni, fa lo stesso lavoro per anni, pensa le stesse cose, frequenta le stesse persone, si interessa alle stesse cose, racconta gli stessi aneddti e normalmente le sue azioni quotidiane minime seguono uno schema preciso.
La sicurezza degli oggetti, così come la routine, scandisce lo scorrere del tempo e ad esse si associano le qualità della stabilità interiore.
La dipendenza (clicca sul link per approfondire) è data dalla sensazione provocata da una scarica chimica, che attraversa il corpo tramite una serie di ghiandole endocrine e il liquido spinale. Proprio a causa di questa reazione chimica quindi, può diventare veramente difficile sottrarsene. Le scariche infatti si possono provocare in molti modi. Azioni minuscole ripetute continuamente (come il mangiarsi le unghie per esempio) sono potenti quanto la dipendenza dal movimento fisico (clicca sul link per approfondire).
La farmacia più sofisticata che esiste al mondo è l'ipotalamo, una delle ghiandole del nostro cervello. Qui vengono composte le sostanze chimiche corrispondenti alle emozioni che proviamo. Brevi catene di aminoacidi che vengono assemblate fra loro in modo da corrispondere esattamente agli stati emotivi che viviamo. Queste sostanze vengono liberati nel flusso sanguigno attraverso l'ipofisi ogni volta che proviamo un'emozione. Produciamo sostanze chimiche per la rabbia, la stanchezza, la vittimizzazione, la lussuria, l'innamoramento, la paura, la gioia, l'allegria, il pianto, l'eccitazione, etc. Il nostro cervello insomma produce una sostanza chimica su misura per ogni stato che proviamo.
Fondamentalmente una dipendenza è una situazione in cui vengono soddisfatti i desideri bio-chimici del nostro corpo in tempi brevi, ma quando una dipendenza è a lunga memoria (cioè perpetrata per lunghi periodi) il corpo innesca il desiderio in un'escalation sempre più breve.
Maggiore è la soddisfazione della richiesta, maggiore la dipendenza.
La separazione, o la non corresponsione del sentimento, scatena in chi li subisce l'assenza delle catene di aminoacidi che invece proliferavano durante la relazione amorosa, o l'illusione della sua realizzazione.
Traslato ad altre abitudini accade la stessa cosa se una persona è abituata ad avere pensieri negativi, su sè stessa o il mondo, per lunghi periodi.
Se una persona è giù di morale è facile che inizi a compiangersi o, peggio, ad abbassare la propria auto-stima e possibilità di reazione infliggendosi pesanti auto-accuse demotivanti.
Questo modo di fare non solo è negativo a livello psicologico, ma essendo noi esseri umani un sistema complesso ed integrato fra corpo e psiche, la lunga esposizione ad emozioni negative che creano specifiche catene di aminoacidi, non solo crea dipendenza allo stato depressivo per ottenere soddisfazione alla necessità chimica innescata dall'abitudine, ma per sovrammercato mina il sistema fisiologico dell'equilibrio corporeo.
Assuefarsi a schemi neuronali (clicca sul link per approfondire) è quindi come essere alcolizzati o tossicomani. Semplicemente non è un agente esterno a scatenare la dipendenza. Siamo noi stessi (cfr. 48.1).
Lentamente il cervello ricorderà le catene di aminoacidi che corrispondono allo stato d'animo delle azioni gioiose e piano piano, mentre il processo di sostituzione si perfeziona, ne produrrà sempre più.
Una volta avviato il nuovo processo è però necessario procedere con moderazione (cfr. 15). Ovviamente, anche diventando dipendenti da stati emotivi positivi, è necessario porre attenzione agli eccessi causati dalla sovraeccitazione psicologica (euforia immotivata; senso di potere e grandezza etc. - cfr. 37.3), per questo motivo il Nobile (clicca sul link per maggiori informazioni) applica il Wu-Wei (clicca sul link per maggiori informazioni) e la Quiete (cfr. 52).
Libro consigliato: Il Terminale Uomo - Michael Crichton, 1972 Mondadori
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