Perché non è stato facile ammettere pubblicamente quanto io sia inetta nel ruolo di casalinga. Devo anche dire che tanti anni fa, alla nascita della nostra terza figlia, l'amorevole padre riconobbe senza amarezza che la casa non sarebbe stata più pulita o più in ordine se io mi fossi trasformata in massaia e che per questo motivo, considerato quanto amassi e ami ancora il mio lavoro, tanto valeva che io tornassi operosa fuori casa, piuttosto che sapermi infelice con il piumino della polvere in mano.
La cucina e il cucinare però mi piacciono (l'ho già detto forse?), quindi qui mi muovo su un terreno amico.
Il lesso, dunque.
Dobbiamo disquisire se di lesso o bollito vogliamo parlare o possiamo passare oltre, lasciando a ciascuno il piacere dell'uno o dell'altro a seconda delle occasioni?
D'inverno, in casa mia, il bollito si fa spesso, naturalmente d'inverno. Perché piace, soprattutto, perché fa calore, perché tutto sommato nelle pigre domeniche non richiede chissà che manutenzione e dunque consente di dedicarsi al riposo (di cui al post precedente) molto più di quanto non consentano le lasagne, e perché ha come effetto collaterale una buona scorta di brodo da destinare al risotto in una delle sere successive.
Il bollito si mangia caldo fumante, appena il fuoco è stato spento sotto la pentola, ma la carne che avanza si presta a simpatiche rivisitazioni che farebbero buona mostra di sé nel post di mercoledì, quello dedicato agli avanzi.
In genere non mi formalizzo troppo sui tagli di carne: misto va bene, ma alla fine finisco per prendere sempre le qualità che più incontrano il gusto dei commensali.
Non transigo solo quando decido di celebrare il rito del Gran Bollito, che trova la sua apoteosi il giorno di Santo Stefano, quando a casa mia approda una buona quota parte del parentado, reduce dai festeggiamenti della Vigilia e del Natale. Da tempo immemore io li alletto con l'idea del consommé, che però parte dal più classico dei bolliti, lingua e testine inclusi. E chissà perché nessuno si tira indietro.
Dimenticavo. Mi perdoneranno i puristi, ma io evito tutte le salse. La carne si condisce con una grattata di sale e per chi lo desidera un filo di olio a crudo. Al resto ci pensano mostarda e rafano.
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