Andoni Zubizarreta, direttore sportivo del Barcellona, deve fronteggiare in queste ore le proteste di alcuni tifosi catalani che – in modo perentorio – lo invitano alle dimissioni. Più degli 88 milioni spesi per Suarez (non si mette in dubbio il valore del giocatore piuttosto i suoi “buchi” caratteriali) hanno fatto scalpore i 20 spesi per Jeremy Mathieu. Francese, ex Tolosa, dal 2009 al Valencia: Mathieu, oltre a non essere propriamente il prototipo di difensore da Barcellona, a ottobre compierà 31 anni. Insomma, 20 milioni sembrano davvero troppi. Ma, Zubizarreta a parte, facciamo un viaggio nel tempo e scopriamo chi sono stati i predecessori di Mathieu, i difensori francesi che hanno vestito la maglia del Barça.
Il primo fu Laurent Blanc, stagione 96-97. Arrivò al Camp Nou praticamente con la stessa età di Mathieu (31 anni), ma con referenze immensamente maggiori. Tra i centrali con più capacità di impostare l’azione e portare palla, sembrava perfetto per il Barcellona: la sua avventura in Catalogna durò però appena un anno, la concorrenza brutale con Nadal, Abelardo, Couto e Popescu finì per limitarne le presenze in campo. Dodici mesi dopo, Blanc trionfò da protagonista con la Francia nel Mondiale del ’98.
FREDERIC DEHU (11 PRESENZE, 0 GOL IN CAMPIONATO. 23-1 IN TOTALE)
Tre anni dopo Blanc (siamo nella stagione 99-00), ecco Frederic Dehu, classe ’72: centrale e, all’occorrenza centrocampista difensivo, proveniente dal Lens, di cui era bandiera e col quale due anni prima vinceva a sorpresa il campionato francese. Dehu, ben presto, fece i conti prima con la diffidenza del Camp Nou, poi con l’ostracismo di Van Gaal che proprio non lo vedeva. Stagione mediocre e con pochissime presenze, Dehu a fine anno lasciò la Spagna per accasarsi al Psg. L’onesta carriera, impreziosita da cinque presenze in nazionale proprio nel suo periodo d’oro, si chiuse dopo 4 anni nella capitale, 2 a Marsiglia e l’esperienza finale al Levante.
PHILIPPE CHRISTANVAL (31 PRESENZE, 0 GOL IN CAMPIONATO. 47-0 IN TOTALE)
Rexach avrà anche il merito di non essersi lasciato sfuggire Messi, ma al Camp Nou ha portato anche giocatori come Christanval. 2001-02 e 2002-03 le stagioni dell’ex Monaco in Catalogna: 16,7 milioni di euro il compenso al club del Principato nel quale militava l’altro obiettivo blaugrana, Rafa Marquez. Christanval giocò con continuità durante il primo anno (guarda caso stagione disastrosa del Barça, con quarto posto finale in campionato), conquistò anche la convocazione per il Mondiale in Corea e Giappone e sembrava avviato a una più che onorevole carriera nonostante gli evidenti limiti tattici. L’infortunio all’alba del 2002-03 segnò praticamente la fine della sua carriera: 5 presenze in campionato e rescissione nel giugno seguente. Due stagioni al Marsiglia, tre al Fulham, nemmeno 50 apparizioni in 5 anni. Con 30 primavere sul groppone, appende le scarpe al chiodo e apre una gioielleria a Londra.
LILIAN THURAM (41 PRESENZE, 0 GOL IN CAMPIONATO. 58-0 IN TOTALE)
Arriva al Camp Nou nel 2006, a 34 anni, per cinque milioni di euro pagati alla Juventus, in pieno scandalo Calciopoli. Il meglio, inutile sottolinearlo, Thuram l’aveva già mostrato nei suoi anni in Italia, prima al Parma e poi coi bianconeri. La velocità leggendaria che ne aveva fatto uno dei difensori più temuti al mondo appena si intravede nei due anni al Barcellona, contraddistinti comunque dalla solita professionalità in mezzo a diverse prestazioni opache (titolari, comunque, erano Puyol e Marquez). Scaduto il contratto coi catalani, gioca Euro-2008 con la sua nazionale e dice addio al calcio giocato.
ERIC ABIDAL (125 PRESENZE, 0 GOL IN CAMPIONATO. 193-2 IN TOTALE)
L’uomo d’acciaio, la favola più bella del calcio moderno. Eric Abidal ha scritto col Barcellona pagine bellissime, emblematica la Champions League vinta e alzata nel 2011 da capitano, con Puyol e Xavi a rendere così omaggio alla sua battaglia, vinta, contro il cancro. Riduttivo, però, ricordarlo solo per l’aspetto “umano”: nei sei anni trascorsi in Catalogna si è reinventato difensore centrale, fortissimo tecnicamente e fisicamente, lasciando alle spalle i suoi trascorsi da terzino sinistro che al Lione l’avevano consacrato. La partenza, mal gestita dal club, nel 2013 resterà una delle macchie più vistose dell’era Rosell al Barça.
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