A volte Simenon scrive 'in trasferta' e il risultato - se possibile - è l'aumento dell'angoscia, dell'assurdo. In questo caso la tragedia si consuma in terra turca.
Tanto angoscioso e tanto insopportabile questa ennesima storia della solitudine, che trasloca velocemente nella commedia dell'assurdo, per dinamica e per i protagonisti.
Come sempre il protagonista si ritrova stritolato in un meccanismo di vita che forse non sceglie, che forse non vuole ma che non riesce a mutare.
Se possibile, è uno dei romanzi più angosciosi e strazianti del genio belga, all'insegna dell'ineluttabilità della vita umana e dell'incapacità cronica di ribellarsi agli eventi che si rincorrono.
Faticoso, molto faticoso, disturba, ti mette all'angolo e ti fa fare tante domande dentro di te.
E brutto, un brutto romanzo che vuoi scacciare via dal tuo comodino il più velocemente n possibile, per ritrovarsi altrettanto velocemente tra pagine più rassicuranti e con qualche luce in fondo al tunnel.
La fine drammatica del libro, con quelle pagine 'dimenticate' che concludono la fatica letteraria, sono quanto di più cinico che si possa pensare.
Ho bisogno di una doccia...