I colori di Varanasi in un potente reportage di viaggio

Da Ragdoll @FotoComeFare

Sono appena tornato dopo aver condotto un workshop fotografico in India per “Within The Frame”.

Siamo stati in alcuni dei miei luoghi preferiti, come la Città Vecchia a Dehli, Jodhpur e Bundi. Ma il momento più bello per me è stato tornare nell’antica città sacra di Varanasi.

Ero stato a Varanasi già nel 2006. Allora l’avevo trovata straordinaria: avevo trascorso lì sei giorni e avevo avvertito quanto ancora ci fosse al mondo da vedere e da fotografare. Questa volta ci siamo stati solo tre giorni, ma è stato abbastanza per farmi ricordare perché questo posto sia così speciale, così magico.

Condurre un workshop non significa solo fare fotografie. Dovevo essere presente per tutti i partecipanti, ed è quel che ho provato a fare al meglio che potevo.

Ho portato in giro alcuni di loro e, lungo la via, ho dato consigli ad altri. Abbiamo visitato Varanasi per ultima. Per questo motivo i partecipanti si sentivano più a loro agio, quindi siamo semplicemente andati in giro per i ghats, le tipiche gradinate sulla riva del fiume, abbiamo fatto scatti dalle barche e ci siamo persi nel labirinto di vicoli delle periferie più povere.

Alla fine, ho avuto la possibilità di fare qualche scatto in libertà. Queste immagini ne sono il risultato.

Voglio sottolineare che ho usato la mia Fuji x100s per tutte le immagini, eccetto che per una. Non ho nemmeno portato la mia fotocamera reflex digitale. Non voglio sembrare uno di quei ragazzini esagitati, ma amo sempre di più questa macchina fotografica! C’è qualcosa di puro nel perdersi per le strade con una macchina così piccola e la sua ottica fissa da 35mm.

Una tipica scena mattiniera ai ghat. Le persone si bagnano nelle acque sacre, seguendo la credenza che i loro peccati saranno così lavati via. La folla arriva presto, prima dell’alba.

Sorprendentemente, anche alcuni turisti e fotografi arrivano presto, di recente. L’ultima volta non mi ricordo ci fossero così tante persone, ma forse semplicemente non era il periodo “di punta”.


I pellegrini arrivano in grandi gruppi. La mattina presto, per quanto si crei affollamento, c’è meno ressa che un’ora più tardi. Ho finito per soprannominare alcuni fotografi fotopredatori.

Alcuni gruppi, provenienti dal Giappone, dalla Malesia e dall’Indonesia, mi hanno stranito molto. Nessun sorriso, nessun contatto, arrivano e… click, click, click. Poi via verso la prossima cosa da vedere. Non che mi dia fastidio se non parlano o sorridono quando fanno foto, ma quando qualcuno sorride nella tua direzione almeno sorridi, sii umano!

I pellegrini, dopo le abluzioni, lavano i propri vestiti nel Gange. Qui l’uomo sta lavando il suo dhoti, un capo tradizionale indossato dagli uomini, quasi come fosse una gonna.

A un certo punto, durante la mattina, i ghats (i gradini che vanno verso l’acqua) assumono i colori variopinti degli abiti stesi.

Volevo proprio divertirmi a fotografare i diversi abiti stesi ad asciugare e le cose che succedevano, intanto, sullo sfondo. Mi sono seduto su uno di questi gradini e sono rimasto a guardare le cose così come si svolgevano.

Scattare attraverso un Sari mi ha permesso di ottenere un effetto interessante. Le figure si sono trasformate in sagome e l’inquadratura è diventata, in un certo senso, surrealistica, con fiori e motivi impressi dappertutto.

Altri Sari stesi ad asciugare. I pellegrini usano ogni angolo disponibile: barche, gradini, e qualunque altro posto in cui possano far asciugare i loro indumenti.

Le mucche sono sacre nell’hinduismo e Varanasi è un luogo sacro per gli hindù: qui le mucche vagano per le strade e sostanzialmente fanno tutto ciò che vogliono.

Mi ha piuttosto sorpreso vedere questa mucca entrare in un ristorante nel quale stavo facendo colazione. Il padrone del locale ha spiegato che dà da mangiare alla mucca ogni mattina e poi l’ha fatto. Ne ho approfittato per scattare un paio di immagini.

Ho fatto fotografie anche nella zona del ghat delle cremazioni, un luogo dove i defunti vengono cremati dopo esser stati immersi nel fiume sacro. L’area è nota per essere piena di persone che truffano gli artisti e i fotografi.

All’inizio sono riuscito ad evitarli tutti, non recandomi in quelle zone nelle ore di punta. Ne ho visto solo qualcuno pronto a entrare in azione se ce ne fosse stata l’occasione, ma, in generale, piuttosto indifferente.

Hanno mantenuto le distanze dopo che ho chiesto loro, in Hindi, di rimanere calmi e tranquilli.

Tuttavia, era impossibile evitare completamente i truffatori di artisti. Dopo aver fatto questo scatto, sono stato approcciato da un ragazzo giovane che mi ha detto che era vietato fare fotografie. Sapendo che si trattava di una bugia, l’ho affrontato.

Probabilmente ho usato l’approccio sbagliato e l’ho fronteggiato troppo direttamente, sperando che il ragazzo si sentisse intimidito e si ritirasse. Non è successo, e anzi ha provato a fare il duro. Nessuno dei due ha creduto al bluff dell’altro e, dopo esserci scambiati qualche parola poco educata, ci siamo separati.

A Varanasi ci si può imbattere in qualcosa di interessante potenzialmente a ogni angolo.

Quest’uomo sta facendo i kachoris (un dolce indiano). La luce illuminava questa situazione piacevolmente, il ragazzo era seduto di fianco all’uomo, la ragazza è entrata nella scena e l’ha in un certo senso incorniciata. A quel punto ho premuto l’otturatore.

Penso che se uno sceglie un luogo e se ne sta semplicemente lì, inevitabilmente, a un certo punto, apparirà qualcuno di interessante.

Questo signore, per esempio, mi è sembrato un personaggio singolare, così come la donna, che camminava in direzione opposta, e che ha aggiunto qualcosa all’immagine.

Ancora vita di strada nelle vie più strette.

Quando ero agli inizi, non avrei mai scattato scene come questa, per via del forte contrasto. Ora invece mi piace l’interazione di luce e ombra. Credo che conferisca alle cose di tutti i giorni un alone di mistero.

Varanasi è un sito di pellegrinaggio sacro, e, ovviamente, è piena di Sadhus (uomini santi). Ho deliberatamente evitato di fotografarli. Molti di loro sono semplicemente disonesti: non aspettano altro di essere fotografati per poi chiedere denaro.

Quest’uomo sembrava diverso. Era molto assorto nella lettura. Quando ho estratto la fotocamera, ho notato un locale intento a mettergli al collo una ghirlanda. Nel frattempo la donna ha posto sul libro una nota da dieci rupie. Buon segno, ho pensato, e ho fatto qualche inquadratura.

Non ha detto una parola. Siccome queste persone vivono solo di donazioni, e quest’uomo sembrava genuinamente devoto, gli ho lasciato una piccola donazione anch’io.

Si potrebbe, probabilmente, realizzare un bel saggio fotografico (o forse è già stato fatto) sui preparatori di tè di Varanasi. Il fumo, illuminato dal Sole nascente, appare meraviglioso.

Ci sono molti preparatori di tè, così ho preso la mia razione di tè, ma ho anche fotografato loro e la clientela.

C’è anche una gran quantità di venditori di ogni genere di oggetti religiosi, compresi i fiori da offrire agli dèi nei templi e nel fiume santo, il Gange.

Questa è stata una scena davvero particolare. L’uomo è un santone hindu, ma era in giro con due suoi amici musulmani fuori da una moschea.

Chiunque sia stato in India abbastanza a lungo sa che le relazioni tra hindu e musulmani non sono proprio buone, ma questi uomini hanno detto molto chiaramente: “Siamo fratelli”.

Nella parte più calda della giornata, quando ci sono davvero pochissimi devoti o uomini di fede presso i ghat, i ragazzi del villaggio vengono a raccogliere il bambù di un vecchio rifugio, ormai crollato. Lo porteranno al loro villaggio sulle barche a remi e lo utilizzeranno per nuove costruzioni.

Stavo camminando tra le strade di periferia con uno dei partecipanti al workshop, fondamentalmente cercando luce. L’abbiamo trovata in questi sari giallo-arancio appena tinti e stesi ad asciugare.

La luce e i colori avevano creato una buona ambientazione. L’unica cosa che restava da fare era aspettare che qualcuno apparisse sulla scena, dando vita alla fotografia.

Sono sempre affascinato dalla luce, e da come trasforma il consueto nel magico. Camminare lungo le strade di Varanasi prima del tramonto regala molti di questi momenti di passaggio da “quotidiano” a “magia”.

Qui gli uomini del posto stanno facendo le loro cose di tutti i giorni. Leggono il giornale, vanno in giro. Eppure, da un certo angolo, la luce trasforma questa scena in un gioco drammatico di luce e ombra.

Una sera, io e un paio di partecipanti al workshop abbiamo deciso di salire su una barca di pellegrini, giusto per assaggiare il senso di essere sull’acqua, sul Gange.

Questi pellegrini venivano dal sud dell’India. Da Bangalore, per l’esattezza. Questo genere di turismo è presente a Varanasi da centinaia di anni.

Pensarci è affascinante, ma fa anche riflettere sul fatto che i truffatori e i giri del malaffare hanno centinaia di anni di esperienza nell’ingannare chi viene da fuori e svuotare le sue tasche, in un modo o nell’altro.

Il Ganga Aarti è una cerimonia serale che si tiene presso il fiume. C’è musica, fuoco e molto fumo. E’ difficile trovare un buon punto, ma sono riuscito a intrufolarmi e ho trovato un posto relativamente buono, dal quale potevo vedere la maggior parte degli uomini che celebravano il rito.

Il Ganga Aarti è piuttosto fotogenico. Il nostro gruppo l’ha fotografato tutte e tre le notti che abbiamo passato a Varanasi.

Queste sono le persone che guardavano il Ganga Aarti. C’erano molti turisti giapponesi, con le mascherine e tutto il resto. Facevano parte degli spettatori tanto quanto gli indiani, quindi ho pensato di includerne almeno un paio nelle mie immagini.

Un uomo vende lanterne votive, formate da fiori e una candela, vicino al Gange. Ne compri una, esprimi un desiderio e la spingi nel fiume.

Sono tornato a Sydney, ora e sarò qui per un po’ di tempo. È accaduto qualcosa che ha cambiato la mia vita: sono diventato padre di una bambina piccolissima e stupenda.

Si unirà a me nei miei viaggi non appena sarà in grado di tenere la testa dritta, ma per il momento starò a casa per almeno tre mesi.

Volevo postare delle immagini dalla Mauritania, del periodo che ho passato con i nomadi, e cercherò di farlo molto presto. Al momento, comunque, il viaggio in India è ancora fresco nella mia mente, quindi ho deciso di condividerlo con voi.

A presto.

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