Stasera alle 21.30 su Rai Storia andrà in onda il film I compagni di Mario Monicelli. Il film è ambientato nella Torino di fine ’800 in un’industria tessile dove gli operai, a seguito di un incidente sul lavoro di uno di loro che lo porta a perdere una mano, si convincono a chiedere la riduzione dell’orario giornaliero a 13 ore. Scoppiano così le proteste contro le ingiuste condizioni di lavoro. Il dottor Sinigaglia, un professore già ricercato dalla polizia per le sue posizioni socialiste, interpretato dal grande Marcello Mastroianni, guiderà la lotta, aprendo gli occhi agli operai e facendogli scoprire la lotta di classe, parlando per la prima volta di “occupazioni” e “scioperi. Il professore sarà quindi alla guida proprio di un violento sciopero, durante il quale un operaio perde la vita, costringendo tutti a tornare in fabbrica, sconfitti ma senza aver perso la speranza.
La realizzazione de I compagni rappresenta quindi il tentativo di Mario Monicelli di utilizzare la commedia all’italiana per rappresentare l’impegno politico e sociale ed esprimere la visione del regista sullle vicende anche drammatiche di un particolare momento storico di lotta.
Ecco un estratto del film, il discorso di Marcello Mastroianni, nei panni dell’intellettuale comunista che parla alla classe operaia torinese:
Pur trattandosi di una rappresentazione corale del contesto proletario e della vita di fabbrica spiccano due figure fondamentali nella storia, quella del professore Sinigaglia (interpretato da Mastroianni) e quella del giovane Raul Bertone (interpretato da Renato Salvatori). L’arrivo dell’insegnante Mastroianni porta agli operai una nuova consapevolezza e amplifica la forza della lotta, testimoniando l’importanza della cultura a supporto degli ideali, ma Monicelli giustamente ne mostra anche il lato più fragile, presentandolo come un uomo solitario, povero, armato solo delle sue idee. Raul Bertone invece è uno degli operai più indecisi, inizialmente non si fida delle teorie del professore e avrà con lui un rapporto difficile, ma che sfocerà infine in un’autentica amicizia.
Il film non fu accolto positivamente alla sua uscita, nel 1963, nel pieno del boom economico. Per stessa ammissione del regista, I compagni
“fu rifiutato dai borghesi perché parlava di scioperi, e dagli operai politicizzati perché temevano che l’ironia con la quale si raccontava la vicenda potesse gettarli nel ridicolo”.
Monicelli si dimostrò perciò in anticipo sui tempi con questo piccolo capolavoro del genere storico-politico, inaugurando un filone che verrà poi proseguito dai lavori di fine decennio di Elio Petri, alle prese con un mondo del lavoro sempre più alienante, ben rappresentato in “La classe operaia va in Paradiso”.
La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Monicelli con Age e Scarpelli e ottenne una nomination agli Oscar.
Un film ancora attuale, nell’Italia del Boom come in quella di oggi, dove permangono le guerre tra poveri, la repressione, l’ambiguità dei lavoratori che fingono di mediare e i poliziotti a mantenere l’ordine. Si sono perse forse purtroppo solo la lotta di classe, la solidarietà tra i lavoratori e i Monicelli…
Ricordando il grande regista, vediamo un’ultima intervista rilasciata a Servizio Pubblico il 19 marzo del 2010, pochi mesi prima della sua scomparsa, dove Monicelli ci regala il suo punto di vista sulla politica italiana, la tv e la cultura del nostro tempo.
“La speranza è una trappola inventata dai padroni, io spero in qualcosa che non c’è mai stata in Italia, una bella rivoluzione”.
Rai Storia h 21.30 I compagni di Mario Monicelli (Italia, 1963)