I compiti, le procedure e la riduzione dei rischi.

Da Maestrarosalba
Il vero problema della scuola è spesso il rispetto delle procedure, le quali non solo servono a definire ruoli e competenze, ma prima di tutto servono a garantire la sicurezza.  E' emblematico quanto accaduto a Roma venerdì sera a proposito della chiusura delle scuole, sospensione delle attività didattiche a causa delle avverse condizioni meteo. Le due azioni, che ai non addetti ai lavori potrebbero apparire la stessa cosa, in realtà sono cosa ben diversa e prevedono decisioni prese a livelli diversi.  La chiusura delle scuola implica la chiusura dei locali, decisione che solo il sindaco e il prefetto possono attuare, per tutta una serie di motivi,  che si traduce con l'impossibilità di utilizzo fisico dei locali.  La seconda invece sospende la didattica, il fare lezione, prevede che alunni e docenti stiano a casa, mentre gli uffici di segreteria continuano a funzionare. 
Quando le attività didattiche vengono sospese, accade in seguito  a disposizione, con circolare, del Dirigente Scolastico, in altri casi può essere l'Ufficio Scolastico Provinciale o addirittura l'Ufficio Scolastico Regionale, ma di norma è il preside che lo dispone. Egli dispone, sempre con circolare specificamente indirizzata,  in quale modalità è garantito il servizio minimo: cioè l'apertura degli uffici di segreteria. Non esiste e non è contemplato dalla legge un servizio minimo garantito per gli alunni: o c'è didattica o non c'è.  La scuola eroga un servizio di didattica e non di custodia.
Come si spiega allora che il sindaco di Roma, di fatto esulando dalle sue competenze, disponga  in contemporanea, nello stesso  documento, la sospensione delle attività didattiche, la chiusura delle scuole e l'accoglienza degli alunni che ne avessero necessità? In questi casi la procedura corretta è: il sindaco o il prefetto emettono un'ordinanza di chiusura scuole, specificandone i motivi, la trasmettono al Dirigente Scolastico che facendo sua l'ordinanza (lo dichiara infatti nel documento che emanerà a sua volta), dirama una circolare  disponendo dettagliatamente i nuovi orari, i giorni di chiusura e i giorni di riapertura, informando le famiglie con tutti i mezzi a disposione della scuola, se la scuola è aperta l'informazione passerà attraverso gli insegnanti che consegneranno l'avviso agli alunni, se invece  la scuola è già chiusa si farà il possibile, con tutti i mezzi disponibili compresi i media, per far arrivare l'informazione a tutte le famiglie. Il Sindaco e i Dirigente Scolastico possono, altresì, agire in accordo e prima che l'ordinanza venga emanata, agendo poi ciascuno per le proprie competenze, definire modalità di riduzione del servizio, ma  il Sindaco può disporre gli orari di funzionamento didattico, esso è compito del Dirigente e degli organi collegiali della scuola. 
Di fatto la mancanza di coraggio del Sindaco, nel mancato ordine di chiusura delle scuole è ciò che ha generato confusione, comportando un innalzamento del livello del rischio, anzichè un abbassamento come dovrebbe avvenire in questi casi, come è successo similmente durante i tristi fatti di Genova.  La paura degli amministratori è che la chiusura delle scuola venga interpretata come un mancato servizio alle famiglie, un'interruzione di pubblico servizio. Ecco perchè tanta incertezza nelle decisioni, il voler dire una cosa ma lasciarsi sempre un varco per dire di aver detto il contrario. Il fatto è che per gestire la sicurezza, qualcuno deve prendersi qualche rischio decisionale. L'atto è duplicemente grave non solo perchè è arbitrario ma perchè di fatto la confusione, il mancato rispetto delle procedure hanno comportato una maggiore esposizione al rischio. Con buona pace dell'educazione alla sicurezza.© Crescere Creativamente consulta i Credits o contatta l'autrice.

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