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Ho parlato nel post precedente degli 8 romanzi 8 di Simenon ancora da leggere.
Ho iniziato dall'ultimo pubblicato dalla Adelphi, targato 1955, e ancora inedito in Italia. Leggendo la quarta di copertina mi ha intrigato subito la trama - semplice, esile e spietata - e velocemente mi sono calato nel torbido meccanismo letterario predisposto con maestria e intelligenza dal sempre sorprendente Simenon: ero curioso di capire dove mi avrebbe portato.
La trama, dicevo, è di una semplicità disarmante.
Il protagonista, Joseph Lambert, un uomo qualunque senza nessuna dote particolare, già nella prima pagina del romanzo provoca un terribile incidente stradale scontrandosi con un pullman. Nello scontro, seguito da un rogo che non lascerà scampo a nessuno (solo una bimba si salva per miracolo), morirà un'intera scolaresca, le insegnanti e l'autista.
Joseph, sconvolto, non si ferma...continua per la sua strada e cerca di scappare dalle sue responsabilità. Testimone muta dell'accaduto è la sua segretaria-amante, la signora Edmonde Pampin, che poco prima si lasciava accarezzare in mezzo alle gambe da Joseph. Da questo gioco erotico improvvisato e audace, scatta la tragedia...un suono di clacson, una distrazione, una sbandata...e l'inevitabile accadde.
Il romanzo racconta il tormento e la gestione del senso di colpa da parte del protagonista. La cittadina è galvanizzata dalla tragedia, tutti parlano soltanto della Citroen che ha provocato l'incidente, dello sconosciuto che è scappato senza soccorrere i bambini prigionieri nel pullman, della bambina in coma - piccolo spiraglio di speranza - e delle indagini serrate per arrivare al colpevole.
Joseph inizia a diffidare di tutti: e se qualcuno mi ha visto?
La sua solitudine è sempre più solida...nulla gli procura conforto, neanche il corpo di Lèa, una prostituta tenera e accogliente.
Il romanzo arriva a una conclusione nera che più nera non si può, con un stile torbido, asciutto, tagliente come una lama.
Un esempio di come si può scrivere un bel romanzo con pochissime carte da giocare con sapiente parsimonia.
Ottimi i dialoghi e il tratteggio psicologico di tutti i personaggi: il fratello virtuoso, la moglie delusa, la segretaria glaciale, la domestica rancorosa, gli amici del bar.
"L'avrebbe comunque portata in campagna, in un posto qualsiasi, e l'avrebbe posseduta selvaggiamente. Ne aveva bisogno. Bisogno soprattutto di provare a se stesso che erano loro due ad avere ragione, che quello era un loro diritto, che non c'era niente di sporco o di colpevole nel piacere che si davano l'un l'altro...di che cosa erano colpevoli, alla fine? E se non lo erano, perché, da quando conosceva Edmonde, si sentiva così spesso preda di una sorda inquietudine?"
Vivamente consigliato
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