«Non chiedo/ al silenzio/ che la pace/ dal rumore./ Chi propone/ pensieri profondi?»
Ugo Carrega, Compoms
Nel 1989 Francesco Saverio Dòdaro fonda e cura la collana di ricerca letteraria Scritture, per le edizioni Il Labaratorio di Aldo D’Antico, Parabita (Le).
All’interno della collana, che si sviluppa in una serie di titoli a carte sciolte in formato cartolina, troviamo i Compoms di Ugo Carrega. Questo, il primo titolo ad esser pubblicato, porta in copertina la dicitura “Dalla mente in poi dunque…”, sottotitolo che accompagna la pubblicazione. La parola poetica di Ugo Carrega che munge al corpo, alla sua digitalizzazione, ravvisa la sua concezione nello spazio della contrazione linguistica, come tributo ai poms del Joyce del Finnegans Wake – crocevia per le avanguardie del secondo ‘900 – sa materializzarsi nei crocevia del mondo, lungo il corso di un melting pot dialettico che intreccia metodologie, stili e linguaggi differenti nell’approccio simbiotico proprio della ricerca verbo-visiva dell’autore. Caposaldo della ricerca, della sperimentazione letteraria italiana e internazionale, Ugo Carrega rappresenta un punto di riferimento, oltre che per il proprio percorso di ricerca, anche per quella miriade di centri culturali, sperimentali, attraverso i quali è riuscito nel tempo ad attirare le punte internazionali dei nuovi linguaggi poetici; ricordiamo, fra i vari centri da lui fondati, Centro Suolo (1969), Centro TOOL (1971), Mercato del Sale (1974), Euforia Costante (1993), fino alla creazione, nel 1988, per Paolo Della Grazia dell’Archivio di Nuova Scrittura (oggi conservato presso il MART di Rovereto).
La parola poetica di Carrega, dei Compoms, come paradosso letterario-sonoro che muove nel silenzio, cercandolo, ravvisando in questo lo spazio necessario per la propria alimentazione poietica che salta dal buio alla luce in un processo scritturale che si connota cercando le connessioni fra parola e naturalità, o momento naturale, in uno scavo che è nel tessuto del corpo, ma già teso in avanti, lanciato lungo una tensione tecnologica che porta la sua parola a confrontarsi coi linguaggi della tecnica, in un salto che dalla carta tende ai pc per poi ritornare alla carta, nel tratteggio dei Computer Poems (Compoms) che hanno raccolto quelle che erano le nuove scritture dell’autore, dipanate lungo un arco di tempo che dal 1963 va al 1988, elaborate manualmente e poi riformulate al pc secondo un percorso che tende ad una continua elaborazione.
Francesco Aprile
2013-01-24
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