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Soen/ Lizzard @Traffic, Roma, 19.03.2015

Creato il 20 marzo 2015 da Cicciorusso

soenEvidentemente la gente deve sentire una grande mancanza dei Tool. Ci dirigiamo al Traffic in tempo utile per vedere il gruppo di spalla, i francesi Lizzard, e posizionarci a mezzo metro da Steve DiGiorgio, per vedere l’effetto che fa. Invece perdiamo l’attimo e non riusciamo più a conquistare una buona posizione, tanta la folla, e poi DiGiorgio neanche c’è, perché è uscito dalla band dopo il primo album. E a me, che ero andato apposta per lui, questo piccolo aspetto mi era sfuggito. Al suo posto c’è un tale Stefan Stenberg che è un fenomeno calato da un altro pianeta e non ci fa rimpiangere di essere lì a sudare insieme agli altri.

Mai visto il locale così pieno. Mi comunicano che agli Agnostic Front c’era ancora più gente ma stento a crederlo. La clientela è diversa da quella usuale, molto più trasversale, diciamo così, e poi c’è veramente gente ovunque. Ciononostante l’organizzazione fa filare tutto liscio come al solito, l’audio è buono e la birra non viene mai a mancare (in casi come questi penso sempre a quando venimmo trattati tipo bestie da ammazzatura a Capannelle, che ci lasciarono a secco e a digiuno per ore, e ancora non mi capacito).

Sui francesi Lizzard non ho cose particolarmente intelligenti da dire ma mi sono sembrati molto a fuoco e coerenti rispetto al contesto. Anche apprezzati dai presenti, sebbene fosse ovvio che il 90% del pubblico era lì per i Soen. I francesi hanno uno stile che ricorda sempre i Tool molto da vicino, ma caratterizzati da una struttura compositiva più semplice, ben ritmata e sicuramente più catchy. Io ci ho sentito anche i Motorpsycho. Sono in tre: voce e chitarra (un tipo simpatico con cui scambiamo due parole dopo), bassista e una tipa alla batteria, piccola e nervosetta che pesta le pelli con una bella cazzimma. Gradevole antipasto.

Il main course stasera è il ‘super-gruppo’: il succitato Stenberg, il cantante Joel Ekelöf, un tale Kim Platbarzdis alle chitarre e Martin Lopez (Opeth). Che poi, mi viene da dire, era definibile ‘super’ quando ci stava Steve. Quello dei Soen è il tipico caso alla Festival di San Remo, in cui pubblico e critica hanno pareri discordanti e diametralmente opposti. Infatti, visto che Tellurian, l’ultimo e secondo album della band, mi aveva lasciato abbastanza indifferente, avevo provato a leggere in giro cosa ne pensassero gli altri ‘colleghi’ e notai che la maggior parte delle recensioni andavano dalla stroncatura pesante a quella pesantissima. La critica che viene mossa alla band di Lopez è quella di fare un ‘progressive metal’ clonato da Tool (che poi il cantante è pure uguale a Maynard Keenan) e Opeth (primi anni ‘00). Che poi è vero. Ma se i Soen riescono a raccogliere tutto questo seguito vuol dire, probabilmente, che alla gente i Tool mancano davvero un casino e non capisco tutto questo astio verso le cover band. A me non mancano affatto, ma so bene di essere in netta minoranza, visto che stasera quasi tutti conoscono e cantano i pezzi che vengono proposti. Dritti e pestoni, sincopati e claustrofobici (senso acuito dalla calca presente), riescono a creare una bella atmosfera opprimente e pesante. Non sono un grande fan delle voci pulite ma in ambito alt-rock/alt-metal non se ne può fare a meno, a quanto pare; penso che con una voce ruvida questo gruppo potrebbe rendere ancora di più. Forse per tutti i fan dei Tool, frustrati da continui annunci e ritardi sul nuovo album, scuse accampate e piagnistei, i Soen potrebbero essere il miglior succedaneo possibile per molto tempo ancora. (Charles)



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