E’ quanto si legge nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, istituita al Senato e presieduta da Doris Lo Moro. Sono stati 1.265 gli atti intimidatori nei confronti di amministratori locali registrati dalle 106 prefetture italiane nel periodo gennaio 2013/aprile 2014, ricondotti solo in parte, nel 13,7 per cento dei 673 casi per i quali le prefetture hanno indicato una presumibile matrice, a strategie criminali e riferiti nel 52 per cento dei casi a comuni con meno di 15.000 abitanti.
(socialsud.it)
Bombe, auto incendiate, aggressioni, minacce: complessivamente gli atti intimidatori contro sindaci, consiglieri e candidati sono stati 870 nel 2013, una situazione che si è andata aggravando nei primi quattro mesi del 2014, con 395 casi, per un totale di 1.265, 80 al mese, quasi tre al giorno. E solo in 182 casi si è potuto risalire agli autori. Sono i risultati statistici cui è approdata la Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, che ricorda anche i 132 omicidi di politici locali dal 1974 ad oggi, più altri 11 che, a vario titolo, possono entrare in questo lungo elenco. Tra loro tre donne.
La Valle d’Aosta esente, al Sub bilancio pesante. Una sola regione (la Valle d’Aosta) esente dal fenomeno, più pesante nel Sud e nelle isole (792 casi, pari al 62,6 per cento), con regioni in cui si registrano numeri da record (211 casi in Sicilia, 163 in Puglia, 155 in Calabria, 136 in Sardegna), ma presente anche in quasi tutte le regioni centrali e settentrionali (474 casi, di cui 78 nel Lazio, 56 in Toscana e 93 in Lombardia). 182 gli atti intimidatori per i quali, all’atto delle relazioni prefettizie, risultavano individuati i responsabili, ignoti per i restanti casi (1.083 pari all’85,6 per cento).
Sono inoltre 254 decreti di scioglimento di consigli comunali per infiltrazioni mafiose dal 1991 a tutt’oggi, per 21 dei quali è intervenuto un successivo provvedimento di annullamento, con 81 decreti in cui si fa riferimento esplicito a intimidazioni nei confronti di amministratori locali e 11 in cui vi sono richiamati episodi di omicidio (contestualmente alle intimidazioni o anche isolatamente); 132 gli omicidi consumati negli ultimi quarant’anni in danno di amministratori locali in carica e/o di candidati alle elezioni amministrative, di cui 3 sono donne, con un’età media degli uccisi che non supera i 46 anni, ricondotti per il 47 per cento dei casi alla criminalità organizzata, anche per vendette trasversali, e per l’8 per cento dei casi a motivi personali; altri 11 omicidi consumati nello stesso periodo che, a vario titolo, potrebbero entrare nello stesso elenco, con vittime in 3 casi legate da un rapporto di stretta parentela (figlio, padre, fratello) con l’amministratore locale individuato come vero obiettivo.
Ammontano a 70 i casi emersi di dimissioni (individuali o collettive) di amministratori locali rassegnate negli ultimi quarant’anni a seguito di atti intimidatori, per 21 di tali casi alle dimissioni è conseguito lo scioglimento del consiglio comunale. Infine, sono state ordinate 341 misure di protezione nei confronti di amministratori locali attive alla data dell’audizione del Ministro dell’Interno, di cui 8 misure tutorie ravvicinate di competenza dell’Ucis, 8 misure tutorie ravvicinate di competenza dei prefetti, 322 misure di vigilanza generica radio-collegata e 3 misure di vigilanza dinamica dedicata. (ADNKRONOS)